LUGANO – BERNA
6-3
(1-0, 3-2, 2-1)
Note: Resega, 5’236 spettatori. Arbitri Mollard, Stricker; Bürgi, Wüst
Penalità: Lugano 3×2′, Berna 4×2′
LUGANO – Che la sfida tra bianconeri e orsi potesse valere l’ottavo posto a novembre inoltrato, in pochi se lo sarebbero aspettato. Due squadre che hanno vissuto – o stanno vivendo – momenti difficili, con il Lugano impegnato a risalire la classifica e il Berna in difficoltà (e mai decollato pienamente) guidato da un Boucher impegnato a far fronte pure a una lunga lista di assenti per infortunio.
Diverso discorso per Doug Shedden, che se da una parte deve rinunciare a Steinmann e all’ammalato Hirschi, poteva sui progressi di una squadra in crescita costante, nonostante l’ultima sconfitta alla BFC Arena di Friborgo. Diversi i mutamenti nei blocchi bianconeri, evidentemente il coach canadese deve ancora trovare il giusto assetto per dare equilibrio alla sua rosa.
Ma che i problemi più grossi in questo momento stiano in canton Berna lo si è notato, messo in evidenza da un Lugano sempre più organizzato e sicuro dei suoi mezzi. Aldilà degli assenti, il Berna non ha saputo proporre continuità al suo gioco – in verità piuttosto latente – ma si è affidato solo o quasi agli spunti del velocissimo Conacher, alla regia di Roy e ai polmoni di Blum.
Rispetto a qualche settimana fa il Lugano è cambiato anche in questo: non più partenze a mille e situazioni gestite semplicemente dai primi blocchi, ma lavoro, pazienza e spazio per quattro linee indistintamente, con l’aggiunta del lavoro tattico dello staff tecnico. Ed è nato così un Lugano che sa attendere l’avversario per punirlo ai suoi errori, lasciandogli spazio per…trovare spazio, ma cercando di essere sempre il primo ad arrivare sul disco e poterlo gestire.
Il Berna in effetti ha tirato ben di più in porta rispetto a Pettersson e compagni, ma la maggior parte dei dischi arrivati su Merzlikins sono partiti molto angolati, questo perché il forechecking bianconero ha portato fuori zona gli attaccanti avversari, impedendogli di prendere possesso dello slot e cercare soluzioni più pericolose.
Diversamente il Lugano ha messo moltissimi dischi davanti a Schwendener, cercando le deviazioni e il lavoro dei centri – supportati anche dalle ali o da un difensore che saliva fino allo slot basso – e costringendo Blum e compagni ad arretrare il baricentro, potendo così contare sulla gestione del disco dei difensori.
L’iniziale vantaggio di 4-0 è nato appunto per questa capacità dei bianconeri di indurre all’errore gli avversari, facendogli perdere il possesso del disco e trovando utili sovrapposizioni. Peccato solo aver lasciato risalire i bernesi sul 4-2 ancora nel secondo periodo – brutta copertura del proprio palo da parte di Merzlikins sulla seconda rete ospite – facendo tremare un po’ i tifosi.
Ma ciò che è cambiato nel Lugano, che finalmente ha trovato perlomeno la concretezza, è anche la gestione del risultato. Non più attimi di terrore in entrata del terzo tempo, aldilà della rete di Trevor Smith, ma voglia di incrementare il vantaggio con coraggio e consapevolezza di dover imporre la propria legge. Il 6-3 finale è frutto di queste convinzioni, di un gioco efficace e solido, ma in gran parte merito anche del bottom six della squadra di Shedden.
In una serata dove Brunner, Klasen e Pettersson sono rimasti a secco, ci hanno pensato Morini e Walker a dare gli allunghi decisivi, con in particolare il giovane italiano ispiratissimo e autore di una doppietta di ottima fattura, da attaccante freddo e scafato.
Il quarto blocco in particolare ha avuto molto spazio e ha fatto ammattire la difesa bernese in più di un’occasione, facendo sollevare gli applausi della Resega per il lavoro di Fazzini e compagnia. Insomma, è stato il successo di un Lugano sempre più solido e “completo”, vale a dire in grado di giocarsela a quattro blocchi.
Uniche pecche della sera un power play insufficiente e un Merzlikins insicuro in alcuni frangenti, a cui magari serve solamente un paio di turni di riposo per ritrovare freschezza. Ora guai a fermarsi per guardare la classifica, il “look forward” di Doug Shedden rimane l’ordine del giorno fino a nuovo avviso.
LA RITROVATA CONCRETEZZA: Dopo la partita di Losanna, il Lugano ha faticato a tradurre in rete la mole di lavoro contro Kloten e Friborgo, segnando pochissimo rispetto al numero di occasioni.
Stavolta i bianconeri hanno tirato di meno, ma lo hanno fatto meglio, trovando le reti decisive nei momenti giusti della serata. Certo Schwendener non è parso un baluardo insormontabile, ma molte delle reti della squadra di Shedden sono di qualità e non casuali, cercate con intelligenza e timing giusto.
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