LUGANO – Una risposta ci voleva, non tanto o solamente per la brutta sconfitta patita a Ginevra, ma per questo periodo di scarsa intensità che il Lugano mette sul ghiaccio. Già dal derby qualche segnale lo si era avuto, la vittoria a Bienne aveva un po’ nascosto questo calo “energetico”, ma le partite contro Friborgo e Ginevra hanno poi messo in evidenza che, aldilà delle importanti assenze di Pettersson e Kostner, il Lugano poteva fare molto di più.
Di nuovo ci si è trovati di fronte un avversario con l’acqua alla gola, in piena lotta per un posto nei playoff, e meglio dubitare ancora di più se l’avversario in questione si chiama Berna, pur con tutte le difficoltà che stiano passando gli orsi. Ma più della prudenza, il Lugano ha subito messo in pista l’intensità e l’energia che erano mancate, giocando persino con una malcelata “arroganza” (vista positivamente) nei confronti del Berna.
Un Berna sorpreso da tanta velocità e continuità, che seppure abbia potuto rispondere con alcune puntate pericolose verso Manzato, ha subito in maniera continua gli attacchi dei bianconeri, forse increduli per tanta pochezza difensiva presentata dagli uomini di Leuenberger. Fa strano vedere un Berna disorganizzato e tanto passivo, ma questi problemi sono stati messi in evidenza dal gioco del Lugano, che se non è brillato particolarmente per fluidità – diciamocelo, non è tornato di colpo il miglior Lugano – portando spesso i difensori a fare sovrannumero in attacco ha disorientato non poco Roche e compagni.
Se la rete del 2-0 di Maurer (!) ha dato un chiaro segnale su come si sarebbe potuta svolgere la partita, il 3-0 di Kparghai in azione di aggiramento (!!) ha fatto capire che il match potesse essere chiuso. Vero, ricordiamoci dello ZSC, ma il Berna di questo periodo e quello visto alla Resega non poteva impensierire un Lugano tornato sicuro di sé, convinto nel voler cercare questa vittoria.
Solo nel periodo centrale, il Berna, con l’acqua ormai oltre la gola, ha cercato la reazione d’orgoglio. Ha trovato più spazi in contropiede, ha cercato azioni lunghe e macchinose dalle parti di Manzato, ma più che altro sono state velleità confuse e portate dai singoli, più che azioni corali e schematiche. A Fischer però non deve essere piaciuta la permissività dei suoi giocatori, e, chiamando un time out “alla Del Curto” ha riassestato la squadra e di conseguenza la partita, perché da lì via il Lugano è tornato più ordinato e meno sbilanciato all’attacco e di conseguenza gli orsi son tornati nella tana.
Ultimo momento “dubbioso” il power play in 4 contro 3 in entrata di periodo conclusivo a favore del Berna, ma l’unica azione pericolosa l’ha proposta Vauclair tornando dalla panchina dei penalizzati, con il più classico dei break away, chiuso però da un difensore bernese davanti a Bührer.
Ad abbellire ulteriormente il risultato ci ha pensato Murray su un successivo power play bianconero, con una bella deviazione su imbeccata di Ulmer, per il resto, il terzo periodo è servito da puro contenimento per proteggere lo shutout di Manzato.
Reazione doveva essere e reazione è stata. Se sul piano del gioco non è stato ancora il miglior Lugano, su quello dell’energia, della continuità e della velocità è stato un bel ritorno al passato recente. I rimescolamenti delle prime linee d’attacco hanno portato buoni frutti, in particolare con l’inserimento di Walker al fianco di Mclean, che guarda caso è tornato a segnare e far segnare – un gol e due assist – e a poter giocare di più nello slot.
La difesa, a parte qualche “scoperchiata” di troppo nel periodo centrale ha lavorato bene, portando alti i difensori, Fischer ha giocato sul sovrannumero per disorientare il reparto arretrato ospite, riuscendo perfettamente nell’intento, ma garantendo pure la copertura necessaria all’eccellente Manzato.
Kparghai ha trovato la via della rete in maniera inusuale per lui, ma è stato il giusto premio per aver interpretato – come spesso capita – al meglio la partita e le direttive di Fischer, portando lui stesso quell’energia e velocità che ultimamente facevano difetto. Come detto Mclean è tornato sui migliori livelli, grazie anche ad un esplosivo ed intelligente Walker, che ha sfruttato al meglio il suo particolare stato di forma al servizio dei compagni.
Segnali positivi anche da Metropolit, che se pure non abbia giocato un partitone, è stato più presente nelle zone calde della pista, andando vicino alla rete in un paio di occasioni. Nota necessaria per Marco Maurer: il difensore, andato in rete con un tocco da attaccante opportunista, mostra una professionalità senza pari nonostante il momento difficile che sta passando a livello privato. Lasciato al fianco della moglie nelle trasferte, quando impiegato mostra grande impegno e solidità, e la rete non è altri che un misero premio per chi potrebbe avere – e a giusta ragione – la testa più fuori che dentro il ghiaccio, chapeau.
Chi voleva una risposta l’ha avuta, con la giusta dose di concentrazione e sicurezza, il Lugano sa ancora esprimersi su buoni livelli. Le assenze di Pettersson e Kostner pesano, ma aldilà dell’avversario, il resto della squadra sa giocare e sa vincere, stringendo i denti e con soluzioni diverse tra i ranghi, ma perlomeno si smentisce chi chiama il Lugano dipendente da un solo giocatore.
Chiudiamo con un dato interessante: i difensori del Lugano hanno segnato 20 reti in stagione. Per alcuni è un dato su cui riflettere da parte degli attaccanti. Io, personalmente dico che se una difesa riesce a segnare 20 reti in 43 partite e rimanere la seconda migliore del campionato per reti subite, allora merita solo elogi.