LUGANO – ZSC LIONS
3-2
(1-1, 2-1, 0-0)
Note: Resega, 7’604 spettatori. Arbitri Koch, Wehrli; Bürgi, Kovacs
Penalità: Lugano 3×2′, ZSC Lions 3×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Blindenbacher)
LUGANO – Le emozioni di un finale palpitante, con i Lions stavolta dalla parte più “ingenua” nell’immagine di Chris Baltisberger autore di un cross check in power play, hanno ripagato il Lugano con il premio più importante, ossia la vittoria in Gara 4 contro lo Zurigo.
Emozioni che però si potrebbe osare descrivere come meno pungenti di quelle vissute nei pazzi minuti finali di Gara 2, ma semplicemente perché i bianconeri hanno disputato un terzo periodo praticamente perfetto nella gestione del vantaggio, limitando i Lions ad attacchi dalle parti più larghe del terzo.
È da ciò che si può capire quanto il Lugano possa fare in questa serie, quanto invece sull’altro fronte la squadra di Walsson dovrà ancora soffrire contro un avversario che sta crescendo sotto il profilo della furbizia, arrivando a ribaltare quasi le parti. Stavolta non è più il Lugano a trovare le penalità ingenue e plateali (vedasi Blindenbacher, Siegenthaler e Chris Baltisberger) ma è la stessa squadra bianconera a farne tesoro e ad approfittarne per battere l’avversario.
Non c’è Lapierre in pista a dettare la quantità di carattere da gettare sul ghiaccio, e allora la squadra viene presa in mano dai gregari, nel nome di un Raffaele Sannitz sontuoso per quantità di dischi recuperati, forecheck, lavoro fisico e intelligenza di gioco, ciò che gli ha permesso di segnare la prima rete in combutta con un ritrovato Bürgler.
Non c’è ancora il Klasen dei tempi migliori, ma allo svedese basta un passaggio al laser verso Zackrisson per regalare al numero 19 addirittura la gioia del game winning gol. E poi ci sono loro, i più giovani, Morini, Romanenghi (un paio di cambi da applausi nel terzo periodo per il numero 70) e un Fazzini che, seppur marcatissimo, riesce a essere sempre nel vivo dell’azione ripiegando pure a pulire dischi in zona neutra.
Ci sono i singoli, ma c’è soprattutto una squadra che di periodo in periodo matura come una grande squadra, e poco importa ai fini dell’attitudine se i Lions erano privi di Nilsson e Thoresen, ciò che conta è lo spirito che tutti, dal primo all’ultimo, hanno messo sul ghiaccio per venire a capo degli zurighesi.
Non c’è la perfezione di gioco, manca assolutamente il primo passaggio dalla difesa e se Wick e compagni si installano nel terzo rischiano di essere lunghi dolori, ma i bianconeri hanno operato un forecheck molto intelligente, senza foga ma fatto soprattutto di posizione, costringendo gli ospiti all’errore nella gestione del puck, come fare di necessità virtù.
Stavolta c’è anche il power play, sfruttato per segnare il 3-2 decisivo a 11” dalla seconda sirena, ribaltando le parti di Gara 3, quando fu Geering a decidere la contesa con quella rete in superiorità numerica a 20” dalla pausa. Come il gol di Geering ebbe un certo effetto sul proseguo della gara dei bianconeri, anche quello di Zackrisson ha “spento” gli animi zurighesi, con quei 2’ abbondanti in entrata di periodo utili per impedire agli ospiti di cercare di forzare subito la mano.
Una gara intelligente e con la giusta dose di intensità fisica che tanto disturba lo ZSC, quella del Lugano, spinto da una Resega spesso trasformatasi in una vera e propria bolgia, ed ora Ireland di una cosa può essere sicuro: i suoi ragazzi stanno applicando alla lettera quel suo auspicio di rispondere “colpo su colpo”, ed ora il break in quel di Zurigo diventa imperativo per sfruttare il momento.
Poi bentornato anche al power play, tornato a girare su ritmi più veloci nonostante le difficoltà di piazzamento in alcuni frangenti ma stavolta decisivo in favore del Lugano. Bentornati a tutti e due.
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