LUGANO – KLOTEN
3-2
(1-1, 1-0, 1-1)
Reti: 6’42 Lapierre (Sannitz) 1-0, 19’45 Von Gunten (Hollenstein, Bäckman) 1-1, 39’32 Vauclair (Lapierre, Fazzini) 2-1, 51’03 Cunti (Walker, Chiesa) 3-1, 54’07 Marchon
Note: Resega, 5’153 spettatori. Arbitri Koch, Prugger; Castelli, Obwegeser
Penalità: Lugano 3×2′, Kloten 4×2′
LUGANO – A giocar col fuoco prima o poi ci si scotta, recita un vecchio quanto imperativo adagio, ed il Lugano, di fronte a un combattivo ma spuntato Kloten, non si è scottato del tutto ma la mano sulla fiamma ce l’ha messa un po’ troppo.
Ce l’ha messa per tutto un secondo tempo, per l’inizio del terzo e per un finale di partita che sarebbe stato da gestire con un po’ più di furbizia e “savoir faire” sotto porta.
Una partita, quella dei bianconeri, che li ha visti fare un passo indietro rispetto alla prova di ordine e compattezza messa in pista alla Bossard Arena, una prova che assomigliava più a quella timida e impacciata di cui Chiesa e compagni avevano dato sfoggio nel derby della prima giornata.
Un primo cambio del match arrembante, con Boltshauser a sudare freddo dopo soli 20” su Vauclair e Sannitz ha forse tratto in inganno i più, forse anche la rete del vantaggio di Lapierre a termine di un cambio magistrale del canadese ha illuso che la serata potesse essere facile come molti pensavano, evidentemente sbagliandosi.
Già, perché il primo scricchiolio delle certezze bianconere lo ha dato Manzato su un centro di Von Gunten (il portiere ha dato comunque prova di buona sicurezza durante l’incontro, episodio a parte), lasciando che gli aviatori guadagnassero fiducia in vista del secondo periodo.
Sono stati 20 minuti, quelli centrali, di fatica, approssimazione, sudori freddi e tanta, tanta noia, in una partita che sembrava nessuno volesse vincere, fino a quando Vauclair, su suggerimento ancora dell’indiavolato Lapierre, ha freddato Boltshauser al termine di un contropiede proprio in scadenza di periodo.
Un lampo nel buio si potrebbe dire, di certo quell’unica azione, assieme a un paio di sussulti solitari di Bertaggia e Cunti (bella partita dell’ex aviatore), sono stati gli unici motivi per guardare un secondo tempo decisamente grigio e piatto.
La reazione, finalmente, tra un’uscita sbagliata e un incrocio andato a male in zona neutra, tra un disco perso in raddoppio alle assi e un blocco non riuscito, è arrivata nel periodo conclusivo, quando i bianconeri, trascinati dall’orgoglio della vecchia guardia e dal talento di Fazzini e Cunti, sono riusciti a prendere in mano l’incontro contro un Kloten alle corde anche fisicamente.
Purtroppo lo sforzo bianconero, fatto di azioni finalmente veloci e abbastanza pulite, contropiedi in superiorità e recuperi negli angoli, ha prodotto una sola rete, la perla di Cunti rivelatasi game winning goal, prima che Marchon spaventasse tutti in shorthand nel finale.
Proprio il power play, arma letale nel preseason, nella serata di martedì si è rivelato un vero disastro, pochissimi tiri pericolosi, poco traffico là dove fa male e tante, tantissime entrate sbagliate per incomprensione tra compagni.
Da salvare per questa partita rimane quel quarto d’ora scarso nel terzo tempo dove il Lugano ha fatto il Lugano, come pure lo stato di forma crescente dei nuovi arrivati, per il resto rimangono tre quarti d’ora abbondanti di insicurezza e automatismi ancora decisamente fuori sincronia.
Non bastano le assenze, seppur pesanti, di Ulmer, Brunner e Hofmann, per spiegare questo mezzo passo indietro, nella prestazione dei bianconeri c’era tanta voglia della giocata di fino senza pensare all’essenzialità, argomento sul quale Ireland si era già chinato dopo il derby.
Alla fine ciò che conta di più sono i 3 punti e la Resega “sbloccata”, per ora bisogna farselo bastare, ma il prossimo week end che vedrà i bianconeri opposti a ZSC Lions e Berna sarà un banco di prova di quelli tosti. E allora attendiamoci dei passi avanti sulla costanza.
IL PROTAGONISTA
Il vecchio cuore bianconero: Tra la confusione, la voglia di strafare e le giocate di fino, alla fine a tirare fuori dall’empasse questo “nuovo” Lugano ci ha pensato la vecchia guardia.
Vauclair con quel gol d’altri tempi e le accelerazioni, Sannitz con la sua intelligenza di mastro forechecker, Walker con il suo pattinaggio e la voglia di sacrificio e Lapierre (che comunque è già uno dei leader della squadra) con la sua grande partita sono stati gli “argani” che hanno tirato fuori i bianconeri da un fondo che si stava facendo decisamente paludoso.
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