LUGANO – Ha vissuto una nuova giornata difficile il Lugano, comunicando delle decisioni visibilmente sofferte, ma oggi con la speranza che il club da qui possa ripartire.
Nella mattinata di lunedì sono state ufficializzate delle notizie inevitabili, con l’esonero di Luca Gianinazzi e il suo staff, così come l’interruzione della collaborazione con Hnat Domenichelli. La ricerca per i sostituti di questi ruoli è iniziata immediatamente, ovviamente con la priorità del nuovo head coach che verrà comunque ingaggiato inizialmente solo sino a fine stagione. Una decisione sull’head coach verrà infatti ovviamente presa dal futuro DS.
“È una scelta che fa male e ci rende tristi sul piano umano”, ha commentato la presidente Vicky Mantegazza. “Più volte abbiamo avuto la sensazione di avere la forza di ripartire, ma dopo la sconfitta contro il Friborgo la squadra non ha più mostrato il carattere e la grinta necessarie. La situazione è precipitata fino a portarci a compiere questo passo inevitabile. Riteniamo Luca un allenatore competente e preparato, ma la squadra è entrata in un buco nero e una decisione forte era necessaria. È stato un finale amaro perché con Gianinazzi c’era un legame forte, e la volontà di percorrere una strada diversa dal solito”.
Delle parole sono poi state ovviamente dedicate anche a Domenichelli, ringraziato per aver portato avanti un lavoro “sviluppato in stagioni difficili, in cui la nostra lega ha vissuto cambiamenti importanti con anche una pandemia e le sue conseguenze. Hnat non ha mai nascosto che il suo destino era legato a quello di Gianinazzi, dunque è anche logico che la collaborazione si concluda qui. Abbiamo chiuso il rapporto in maniera serena e amichevole, e lui continuerà ad essere a nostra disposizione a livello amministrativo sino all’arrivo del sostituto”.
Nel frattempo l’allenamento della mattinata è stato diretto da Antti Törmänen, ma la sua malattia non gli permetterà di ricoprire il ruolo di coach oppure DS. “La sua sensibilità ed esperienza saranno comunque molto preziose”.
Il CEO Marco Werder ha poi preso la parola per sottolineare come il club con Gianinazzi “volesse davvero cambiare il modus operandi avuto per 20 anni, ma per farlo serve tanta pazienza e lo sviluppo richiede molta più forza ed energia rispetto a un cambiamento. Non dimentichiamo la fine della passata stagione e l’inizio di questa, quando eravamo entusiasti, ma le cose nello sport cambiano in fretta e oggi siamo ad un punto che non possiamo ancora spiegare appieno. Ora abbiamo l’importante compito di stare nel presente e guardare al meglio del club”.
Non sono invece previsti provvedimenti nella rosa della squadra, visto che con il nuovo coach si vuole che tutti abbiano la possibilità di dimostrare il loro valore al nuovo allenatore.
Ci si è poi interrogati sulle tempistiche del progetto Gianinazzi, “ma con il senno di poi non credo che abbiamo sbagliato a dargli questa possibilità”, ha continuato Werder. “Ha dimostrato di essere in grado di condurre questa squadra, di rado ha superato le tre sconfitte di fila e ha superato due volte i play-in. Credo che abbia fatto un ottimo lavoro, ed era maturo per farlo”.
Sul piano dell’autocritica Werder ha invece individuato un punto dolente nell’aver spinto fin troppo il gruppo a fare squadra ed essere unito: “I giocatori vanno fin troppo d’accordo tra loro. Nessuno ha il coraggio di essere duro e critico quando le cose non vanno. Li abbiamo spinti ad essere tanto uniti e amici tra loro, ma ogni tanto lo scontro aiuta e questo è mancato”.
Dispiaciuta anche Vicky Mantegazza per come sia finita con Luca Gianinazzi, che al momento non fa più parte del club ed il cui profilo verrà eventualmente valutato più avanti.
“Ci ha sfiorato l’idea di andare comunque fino in fondo, ma alla fine arrivi davanti a un muro. Lugano non è la piazza più facile, appena mancano i risultati la gente borbotta e non viene più alle partite. Ma non dimentichiamo che negli anni il Lugano ha scritto la storia, spero che se per una volta non si facciano i playoff non cada il mondo. So che stiamo deludendo i tifosi, mi voglio scusare e sono stata meno presente del solito, ma sono comunque finita in un vortice in cui non ho avuto nemmeno tempo di elaborare un lutto. Abbiamo delle responsabilità verso i tifosi, non potevamo intestardirci ulteriormente con Luca. Inoltre andare a giocare i playout contro l’Ajoie con il morale a terra, e con uno staff con poca esperienza poteva onestamente essere pericoloso. Dovevamo cambiare”.
Un ultimo appunto è stato fatto sottolineando come in questi momenti si accetti sempre la critica – “abbiamo fatto schifo finora, è vero, ma il rispetto non deve mai mancare” – facendo riferimento ad alcuni comportamenti andati oltre.
“L’hockey è un gioco, ma i nostri dipendenti non sono un giocattolo. Sono tutte persone che hanno una famiglia a casa, e quando si va oltre i limiti e si manca di rispetto, questo non va bene. Avete tutte le ragioni del mondo di criticare, ma quando si vede un allenatore inseguito da una telecamera come un criminale allora la cosa non è più accettabile”.