LUGANO – ZSC LIONS
3-1
(0-1, 3-0, 0-0)
Reti: 12’23 Pettersson (C. Baltisberger, Vey) 0-1, 28’06 Brunner (Sanguinetti, Bürgler) 1-1, 32’20 Sanguinetti (Lapierre, Fazzini) 2-1, 37’52 Brunner (Hofmann, Lajunen) 3-1
Note: Resega, 5’444 spettatori. Arbitri Dipietro, Mollard; Progin, Wüst
Penalità: Lugano 5×2′, ZSC Lions 3×2′
LUGANO – Iniziare peggio di come aveva finito prima della pausa olimpica era praticamente impossibile per i bianconeri, ma anche un ribaltone totale sarebbe stato difficile da prevedere.
Infatti i ragazzi di Ireland sono tornati alla vittoria contro Pestoni e compagni, senza incantare e far stravedere, ma perlomeno con una prestazione degna e con l’attitudine sufficiente a strappare tre punti all’avversario. Era soprattutto questo quello che si voleva chiedere al Lugano, tornare a mettere in pista la grinta e la fame, due fattori che nelle uscite preolimpiche erano venuti meno, con le due bruttissime sconfitte con Bienne e Kloten.
Se con la controprestazione alla Tissot Arena il Lugano si era giocato il terzo posto – ora a un punto di distanza – con la vittoria sui Lions, Chiesa e compagni si sono assicurati matematicamente almeno la quarta piazza sulla griglia di partenza dei playoff, ed è già un buon traguardo.
Con una formazione di nuovo rimescolata da Greg Ireland, con Morini nel secondo blocco e Klasen nel quarto, a scapito di Bertaggia in sovrannumero, i bianconeri si sono presentati in pista con il buon piglio dei primi cambi, mettendo subito sotto pressione la gabbia di Lukas Flüeler, tanto per far almeno capire che la voglia di fare bene era tornata.
Peccato solo che a tradire la squadra di casa siano state ancora ingenuità difensive, con protagonisti errori individuali e ingenuità (vedasi Ronchetti…) e piano piano, sfruttando queste crepe, Pettersson e banda hanno cominciato a mettere il muso fuori dalla tana.
La rete in powerplay proprio dell’attaccante svedese con il suo classico slapshot sembrava potesse dare il la a una nuova controprestazione dei bianconeri, confusionari nei cambi subito successivi alla rete, ma con qualche colpo di reni e di orgoglio non hanno lasciato fuggire i leoni.
La differenza decisiva è stata fatta in un secondo tempo in cui gli zurighesi hanno sbattuto contro un Merzlikins eccezionale – la sua parata sull’iniziativa personale di Suter è da rivedere – mentre sull’altro fronte Flüeler ha dato segni di cedimento. Il pareggio in power play di Brunner è gran parte da addebitare sul suo conto, con quel goffo intervento in spaccata, mentre poi sulle reti di Sanguinetti e di nuovo del 98 non aveva colpe particolari.
Il Lugano ha così costruito la vittoria con un parziale di 3-0 a proprio favore nel periodo in cui i Lions hanno maggiormente spinto sul gas, ma un po’ di imperizia degli ospiti, frettolosi e confusionari, un po’ di fortuna con il palo di Pettersson e la bravura di Merzlikins hanno voluto premiare gli sforzi dei padroni di casa.
Entrambe le squadre hanno comunque mostrato ancora i danni lasciati dai periodi bui e se il Lugano ha il suo da fare nel sistemare la fase di backcheck e la padronanza dell’uscita dal terzo, i Lions sul fronte offensivo hanno portato molto possesso del disco ma anche sterilità, con poche idee e spesso confuse.
Dopo questa vittoria il Lugano ha la possibilità di rimediare alle scelleratezze di gennaio e inizio febbraio, cercando di riprendere il terzo posto in classifica, e un po’ di tranquillità potrà servire per lavorare sulle lacune che restano.
Con la certezza del quarto posto il Lugano potrà magari permettersi di provare a schierare di nuovo Emerson Etem e valutare se potrà essere un jolly valido per i playoff, mentre Ryan Johnston sarà tutto da scoprire.
Ora i playoff sono veramente vicini, che il Lugano dimostri di voler varcare quella soglia con l’attitudine che lo aveva contraddistinto nelle ultime stagioni.
IL PROTAGONISTA
Damien Brunner: Era da tempo che non si vedeva un Brunner così ispirato, e dire che non ha fatto chissà che sfracelli.
Ha fatto però quello che sa fare meglio, segnare reti “alla Brunner” con due tiri al volo, cercare di dare velocità alla manovra, e in fase di ripiego non si è fatto pregare a dare una mano ai compagni. Chissà se finalmente nei playoff potrà essere di nuovo il vero Damien Brunner.
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