LUGANO – FRIBORGO
4-1
(3-0, 0-0, 1-1)
Note: Resega, 5’461 spettatori. Arbitri Piechaczek, Wehrli; Kohler, Wüst
Penalità: Lugano 4×2′, Friborgo 7×2′
LUGANO – Se all’inizio della corrente stagione ci avessero predetto che Lugano e Friborgo si sarebbero affrontati alla nona giornata come primo e decimo della classifica di LNA, nessuno avrebbe proferito parola. Il problema – visto da prospettive bianconere – sta nel fatto che il Gottéron arriva alla Resega da primo e imbattuto leader della classe, mentre il Lugano arranca a ridosso della linea.
I bianconeri continuavano a lottare con loro stessi, proponendo un hockey incerto, fatto di fragilità mentale e tecnica. Quale miglior occasione per ripartire e cercare di convincere che la sfida all’imbattuta del campionato? Diciamo la verità, l’occasione era buona per i più ottimisti e per chi deve motivare la squadra, ma siamo certi che anche senza Martensson, Sannitz e Furrer, Patrick Fischer avrebbe preferito giocarsela a situazioni invertite, ma tant’è e il Lugano era in dovere assoluto di risposte.
Eppure, il Lugano ci ha dimostrato ancora una volta di saper giocare come vuole il proprio coach ma anche come ci si aspetta dato il potenziale, e la maniera con cui non ha dato respiro in un primo tempo firmato Hofmann – incredibile hat trick in 10’ – è stata la prova che i bianconeri devono solo volerlo e allora tutto il buono verrà di conseguenza. Velocità e semplicità in uscita dal terzo, duelli alle assi e nello slot giocati con forza e intelligenza, e con la classe dei finalizzatori là davanti a fare il resto, mentre spesso e volentieri Conz ha dovuto strafare per tenere in piedi la baracca come ha potuto.
I bianconeri avrebbero potuto incrementare il vantaggio già nel secondo tempo, giocato controllando agevolmente le rarissime incursioni burgunde e con diversi powerplay a disposizione. Il gioco in superiorità di Brunner e compagni ha dato buoni segnali di ripresa, ma è mancata la zampata finale e in alcuni casi anche il necessario disturbo su Conz. Zenhausern ne ha provate per disinnescare la difesa bianconera, mandando il partente Hamill come “bestia sacrificale” a provocare Hirschi e banda, ma i nervi sono rimasti saldi e un grande Merzlikins ha sfoderato interventi importanti praticamente solo in quei due powerplay friborghesi tra il 28’ e il 32’.
Importante poi il fatto che nel terzo periodo il Lugano sia riuscito a gestire la pressione del Friborgo, che ha cominciato a spingere avendo ormai poco da perdere, e anche Fischer ci ha messo del suo, chiamando un time out per far rifiatare i suoi dopo due icing consecutivi al 50’, in quello che si può dire essere stato il momento più difficile dei bianconeri.
Sull’arco del match il Lugano ha gestito bene il game plan, sfruttando al massimo l’arrembante primo tempo, tenendo sotto scacco Conz e compagni nel periodo centrale e amministrando difendendosi con grinta nei minuti finali.
In generale una prova convincente e confortante, sperando che ora cominci veramente il campionato dei bianconeri. È vero, la guarigione non è avvenuta ancora al 100%, aspettando un Filppula più continuo e presente – lo stesso vale per Klasen – ma l’altro volto mostrato da gente come Steinmann, Ulmer e Fazzini vale tanto quanto l’hat trick di Hofmann.
Ora dai ragazzi di Fischer si attende un’altra risposta, ossia quella della continuità – non come il post-Ginevra – dato che di nuovo hanno dimostrato di saperci veramente fare se solo lo vogliono e scendono in pista con il piglio giusto. Cosa dicevamo dell’occasione di affrontare i leader imbattuti? Stavolta hanno vinto quelli che credono nella legge dei grandi numeri, gli ottimisti.
Senza questa intensità, senza ritmo e velocità, il Lugano diventa prevedibile, se invece applica queste misure diventa difficilissimo arginarne la forza.