ZUGO – LUGANO
2-4
(1-2, 1-0, 0-2)
Reti: 1’19 Bürgler (Chiesa, Klasen) 0-1 3’06 Stalberg (Lammer, Grossmann) 1-1, 9’32 Hofmann (Walker, Furrer) 1-2, 31’51 Lammer (Kast, Roe) 2-2, 41’18 Lajunen (Vauclair, Bürgler) 2-3, 47’14 Bürgler
Note: Bossard Anrea, 7’200 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Prugger, Wiegand; Borga, Huguet
Penalità: Zugo 5×2′, Lugano 6×2′
ZUGO – È bastata una notte di riflessione per riportare sulla retta via il Lugano dopo la sorprendente quanto meritata sconfitta nel derby della Resega. È vero che va ripetuto fino alla noia che la prima partita di campionato va sempre presa con le pinze, ancor di più in caso di derby ticinese, ma va detto che i bianconeri erano usciti inaspettatamente male dalla sfida contro l’Ambrì Piotta di Luca Cereda.
Sulla pista di Zugo, contro Stalberg e compagni, i bianconeri sono invece stati capaci di reagire, offrendo una prova ben più solida, fatta di maggior concentrazione e semplicità nelle giocate, fattore che ha portato come conseguenza un’invidiabile sicurezza durante l’arco del match.
Per l’occasione anche coach Greg Ireland ha deciso di portare delle innovazioni al lineup, spostando Klasen assieme a Lajunen e Bürgler, mantenendo di fatto la coppia Lapierre–Fazzini ma affiancandogli Sannitz all’ala e infine unendo Cunti a Hofmann e Walker, provando quindi un quarto blocco con Morini al centro di Bertaggia e Reuille.
Cambiamenti di linee che uniti al cambiamento di testa dei giocatori hanno dato i loro frutti, e subito si è visto un Lugano più sicuro dei propri mezzi, capace di arginare con autorità le temute folate offensive dei padroni di casa, limitandone la pericolosità allo spauracchio Viktor Stalberg.
La semplicità, si diceva, quella che porta sostanza, quella vista nella doppietta di Bürgler, prima con una deviazione su appoggio di Chiesa poi con un tiro rapidissimo dopo aver soffiato il disco proprio alla star svedese dello Zugo. Quella giusta sostanza che è andata a mescolarsi in maniera ideale anche con la discreta qualità proposta dai bianconeri, ancora incapaci di offrire trame veloci a getto continuo per gli automatismi da oliare, ma in grado di manovrare con velocità e imprevedibilità tanto quanto dei maestri come Diaz e compagni.
Gli uomini di Kreis solo per alcuni momenti sono riusciti a creare lo scompiglio davanti a Merzlikins, e mai con la regolarità e la foga con cui avveniva in passato, soprattutto in certi terribili primi periodi di continua sottomissione. Chiesa e compagni hanno il loro grande merito in questo, grazie alla maggior disciplina e alla capacità di uscire dal terzo il più rapidamente possibile dopo aver recuperato il disco, riuscendo anche a saltare in velocità la zona neutra presidiata dai padroni di casa, specialità loro.
I frutti di questo lavoro – che ha rischiato grosso con alcune penalità ingenue – sono caduti nel terzo periodo, quando Lajunen in entrata (partita di grande sostanza e continuità la sua) e Bürgler hanno deciso l’incontro a favore dei bianconeri, in un terzo tempo giocato se non alla perfezione perlomeno benissimo, nonostante qualche amnesia da brividi (chiedere a Sanguinetti e Merzlikins).
La vittoria del Lugano non fa una grinza, i ragazzi di Ireland sono stati più bravi sul piano della continuità e della disciplina per gran parte dell’incontro, gestito ottimamente nel finale e giocato in continuo crescendo, mentre dall’altra parte, lo Zugo si è aggrappato alle giocate di Stalberg (fuori categoria), Roe e Diaz.
Un Lugano più combattivo, disciplinato e concentrato, questo è bastato perché i bianconeri rassicurassero tutti dopo la partita di 24 ore prima, e anche se Ireland dovrà lavorare per trovare le giuste combinazioni del line up, come risposta va benissimo così, e ci mancherebbe altro.
IL PROTAGONISTA
Jani Lajunen: Oggetto un po’ misterioso del preseason, arrivato tra lo scetticismo generale di chi ancora deve scoprire un giocatore sconosciuto ai più, il finnico ha tirato in fuori il petto alla Bossard Arena, mostrando una parte delle sue qualità.
Non ha fatto cose straordinarie, ma per tutta la partita ha portato un continuo e intelligente lavoro fisico e di pattinaggio, vincendo un buon 50% degli ingaggi e soprattutto piazzando il game winning gol. Non straordinario, ma costante e decisivo.