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Lugano

Il Lugano perde lo scontro con Berra e i propri difetti

Sotto nei primi minuti, i bianconeri hanno dominato due tempi ma il raddoppio del Friborgo ha spento la luce. Pagata l’inefficienza di un attacco andato in bianco

(PostFinance/KEYSTONE/Anthony Anex)

Il Lugano perde lo scontro con Berra e i propri difetti

FRIBORGO – LUGANO

4-0

(1-0, 1-0, 2-0)

Reti: 1’06 DiDomenico (De la Rose, Streule) 1-0, 30’17 Schmid (Gunderson, Sörensen) 2-0, 57’18 De la Rose 3-0, 58’46 Schmid 4-0

Note: BCF Arena, 9’119 spettatori
Arbitri: Ströbel, Stricker; Altmann, Gnemmi
Penalità: Friborgo 5×2, Lugan 1×2

Assenti: Aleksi PeltonenDominic Nyffeler (sovrannumero), Calle DahlströmGiovanni MoriniCalvin ThürkaufJoren van Pottelberghe (infortunati)

FRIBORGO – Qualche settimana fa parlavamo di una tendenza che rischiava di trasformarsi in fattore fisso e di conseguenza in un problema. Si trattava del famoso cruccio della concretezza sotto porta del Lugano, incapace di chiudere o indirizzare molto partite sotto il proprio controllo, con un dominio spesso chiaro e lampante ma che alla fine si monetizza in un nulla di fatto.

Ed è paradossale che questo problema si vada ad accollare alla squadra che ha iniziato il campionato con uno dei migliori attacchi del torneo – oggi di conseguenza sceso nella media – e che produce più occasioni da gol di tutta la lega.

Sabato sera a Friborgo questo problema è uscito di nuovo in tutta la sua frustrante capacità di affossare il Lugano nel suo momento migliore, quando il 2-0 di Schmid uscito assolutamente dal nulla di un Friborgo che ha mostrato una pochezza disarmante e dominato fin lì dai bianconeri.

(PostFinance/KEYSTONE/Anthony Anex)

È vero, mettiamoci che puntualmente Reto Berra, dopo settimane di difficoltà e reti regalate a destra e a manca, si sia ricordato dei playoff scorsi e ha tirato fuori una prestazione incredibile, aiutato non poco anche dalla proverbiale fortuna che spesso lo ha accompagnato nella sua carriera (tre ferri colpiti dal Lugano), ma in tutto questo c’è solo una cosa che conta, ossia che a raccogliere dischi dietro la sua porta è stato il solo Schlegel.

Un delitto andare in bianco di reti e di punti contro un Gotteron festeggiato alla grande dai suoi tifosi alla fine della partita ma che ha mostrato il nulla a livello di gioco e di disciplina, lottando sì moltissimo nel proprio slot e alle assi ma mostrandosi pericoloso praticamente con le sole giocate di Sörensen e Gunderson. Per questo la sconfitta dei bianconeri è obbligata a fare male, a fare uscire sentimenti di frustrazione, perché se non lo facesse vuol dire che non coglierebbe nel segno di una squadra che ha bisogno di risolvere un problema.

Ed è un peccato che Fazzini e compagni si accompagnino a questi limiti, perché anche con linee rimaneggiate, assenze pesanti e quant’altro, la squadra di Luca Gianinazzi propone spesso ottime trame d’attacco e occasioni a scadenze regolari, ma finché le palette di Zohorna e Sekac si piegheranno come fossero di gomma al momento del tiro o i dischi mandati nel traffico si fermano sui pattini degli avversari, invertire questa tendenza risulta assai difficile.

Una cosa va riconosciuta al Friborgo, ossia che è stato bravo a tenere fuori dallo slot basso almeno due linee su quattro dei bianconeri impedendogli di arrivare sui secondi dischi o sui rebound concessi da Berra. I primi due blocchi del Lugano, quelli effettivamente più attrezzati per rendersi pericolosi in fase offensiva invece hanno spesso trovato la via per arrivare nel cono basso davanti al portiere di casa – il 70% dei tiri arrivati su Berra è partito dal quadrato tra la linea di porta e i cerchi grandi degli ingaggi, quindi in una zona molto vicina alla gabbia – e in questo caso poco si può dire sulla capacità di penetrare nello slot, ma quando in certe serate tutto va peggio in un esercizio che già normalmente non riesce proprio benissimo, ecco che esce quel sentimento di frustrazione.

(PostFinance/KEYSTONE/Anthony Anex)

Non si può dare a questa squadra la colpa di non saper giocare, di non saper dominare l’avversario e di non essere in grado di controllare il gioco, ma tutto questo va reso fruttuoso con una fase di finalizzazione più efficiente, che si tratti di un momento così o di una costante regolare.

C’è poco da dire in più di una partita in cui il Friborgo ha tirato in porta 14 volte (con Schlegel a difesa della gabbia) e ha trovato due reti mentre il Lugano è andato in bianco con 32 conclusioni (54 tentativi totali) di cui 22 dallo slot. Contro un avversario presentatosi così sul ghiaccio, va bene disperato e alla ricerca di punti finché si vuole ma spesso inguardabile, uscire senza punti rimane un delitto, alla luce di una prestazione che avrebbe dovuto portare tre punti e che invece lascia quella di Losanna l’unica trasferta vincente dei bianconeri.


IL PROTAGONISTA

Reto Berra: Bravo e fortunato, il portiere del Friborgo è stato l’assoluto ago della bilancia in questa partita. Il Lugano si è scontrato con lui innumerevoli volte, nell’assalto finale in 6 contro 4 è stato intrattabile e probabilmente ha disputato proprio contro i bianconeri la sua miglior prestazione stagionale dopo diverse partite di alti, bassi e qualche disastro. Puntualissimo.


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