LUGANO – La prima missione è compiuta, ma per assolvere interamente il compito al Lugano serve un’altra vittoria nella “bella” di sabato alla Bossard Arena di Zugo. Nuova trasferta che il Lugano si è guadagnato meritatamente vincendo sul campo un’altra battaglia contro Omark e compagni.
Dopo l’inopinata sconfitta di martedì Huras ha voluto apporre dei cambiamenti in formazione per aggiungere peso specifico e offensivo alla sua squadra, e non da ultimo lo ha fatto anche per scuotere qualche elemento al di sotto degli standard necessari. E allora fuori Rosa e Steiner e dentro Linglet e Fazzini, oltre al rientrante Ulmer. Con l’inserimento del bielorusso-canadese, il coach bianconero ha voluto dare più forza fisica al fianco di Metropolit, riunendo con il topscorer anche il fido e rude Rüfenacht.
(© A. Cavazzoni)
E proprio su questo aspetto è stata impostata la gara del Lugano, in soldoni: check, forechecking, disciplina difensiva, eventualmente ancora qualche check e nel mezzo sfruttare le occasioni da rete. Ed è andata proprio così, con i bianconeri molto attivi nel pressare gli ospiti e ad annullarli alle assi, limitando al massimo le loro scorribande offensive a parte alcune folate distribuite nei vari periodi.
L’inizio di gara ė stato molto prudente da parte di entrambe le squadre, ma il Lugano si è trovato subito più “sciolto” grazie alla rete d’apertura di Mclean, che ha sicuramente messo una grande quantità di fiducia nel serbatoio della squadra. Infatti Hirschi e compagni hanno controllato bene la gara, bravi a mantenerla su ritmi blandi per poi colpire freddamente con Domenichelli nel secondo tempo.
La rete del ritrovato numero 76 ha risvegliato anche gli ospiti, fattisi più pericolosi soprattutto grazie all’incredibile velocità che mostrano in fase di transizione, ma l’ottima copertura su un comunque sicurissimo Flückiger ha limitato non di poco i pericoli. Peccato non aver sfruttato un paio di clamorose occasioni per la terza rete, cosa che ha permesso allo Zugo di restare comunque alla finestra ad attendere un errore. E uno dei pochissimi errori difensivi del Lugano è costato la rete di Fabian Sutter, sfuggito a Ulmer nello slot, e abile a trafiggere il portiere bianconero dopo un’azione piuttosto confusa.
(© A. Branca)
Questa rete la dice lunga sulla tremenda efficenza offensiva degli uomini di Shedden, capaci di andare a rete anche con pochissime occasioni a disposizione. V’è da dire che il Lugano non ha più rischiato granché, nonostante lo Zugo gestisse maggiormente il disco e abbia tirato di più – spesso poco pericolosamente – ma l’ottima pressione esercitata anche dagli attaccanti in zona neutra ha impedito che Martschini e soci andassero per le preferite vie centrali. Il successo del Lugano è assolutamente legittimo e sarebbe potuto essere anche più ampio, magari già deciso nel terzo centrale, ma alla fine conta la vittoria, non la forma in cui arriva. Si potrebbe puntare il dito su un unico difetto, ossia il power play, ma vista l’incapacità di entrambe le squadre di segnare con l’uomo in più, bisognerebbe chiedersi se forse sia Lugano che Zugo non eccellano nel box play.
Mattatore della serata il fedelissimo di Huras, Brett Mclean, autore di una bella rete, di un magistrale assist – dopo altrettanto efficace lavoro preparatorio di Kostner, va detto – e instancabile nel fore checking. In poche parole: un uomo da play off. In generale ottima prova di tutta la sua linea, completata da Simion e Domenichelli, i più pericolosi per lunghi tratti di gara. Nelle retrovie non sono stati da meno e va elogiato l’enorme lavoro di gente come Hirschi e Nodari, veramente dediti alla squadra e sempre lucidi anche nei momenti topici. Flückiger è stato sollecitato, ma spesso infruttuosamente, vuoi per la sua bravura, vuoi per quella dei difensori nel rendere poco pericolosi i tiri degli ospiti.
Questa è la squadra che Huras vorrebbe sempre vedere, e quella che sarebbe in grado sicuramente di eliminare lo Zugo, allora c’è da augurarsi che sappia ripetersi per due partite di fila. La sfida di sabato a Zugo la dirà lunga non solo sul destino di queste due squadre, ma anche sulla capacità mentale del Lugano di essere squadra vera come in gara 6 nei momenti che contano.