LUGANO – BERNA
2-3
(1-0, 0-2, 1-1)
Note: Resega, 7’800 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Eichmann, Stricker; Kovacs, Tscherrig
Penalità: Lugano 3×2′ + 1×10′ (Lapierre), Berna 7×2′ + 1×10′ (Roy)
LUGANO – Ci sono dei momenti, più di altri, in cui capisci che è finita. I bianconeri molto probabilmente lo hanno capito quando Roy, solo davanti a Merzlikins ha infilato quello che si sarebbe rivelato il game winning gol, anzi addirittura il gol che consegna l’intero campionato agli Orsi.
La crudeltà del destino sportivo, di addirittura un entità divina che controlla l’andamento di questi duelli ha deciso di calcare la mano in quel momento, rendendo Ulmer lo sfortunato protagonista. Il difensore numero 22 ha infatti perso il disco sulla linea blu difensiva, lasciando che il canadese si involasse verso la porta, ma è crudele perché pochi secondi prima l’austriaco aveva colpito un clamoroso palo – il terzo di serata per i bianconeri – ed era stato autore di una partita straordinaria.
Inutile e ingeneroso sarebbe prendersela con il buon Ulmer, perché appunto, martedì sera lui era uno di quelli che aveva ancora la lucidità, la forza e il coraggio di provare ad allungare questa serie. Quella rete è giunta però come una mazzata, e in un attimo Klasen e compagni devono essersi sentiti le ginocchia crollare.
La fatica, il sudore e il dolore che la squadra di Shedden ci aveva messo per rimanere aggrappata in qualche modo a un Berna più veloce da Gara 2 in avanti è sembrata sono sembrati ormai inutili, lo sforzo di rientrare di nuovo per portare Gara 5 ai supplementari non è più stato possibile, quello era il colpo di grazia.
Un colpo di grazia in una partita che ha illuso un po’ una Resega straboccante ed esplosiva, con quella rete di Vauclair in apertura che ha colto impreparato Stepanek, ma la verità è che il Lugano ha continuato a fare fatica per trovare le migliori occasioni per battere il portiere ospite.
Klasen ormai in debito, Pettersson pasticcione, le occasioni migliori sono capitate quando finalmente i bianconeri hanno deciso di mettere sul portiere ceco dei dischi sporchi, respinti in qualche maniera o dai pali. È stato proprio quando il Lugano ha deciso di puntare senza mezzi termini verso la porta che il Berna è andato più in difficoltà, precisamente verso metà partita, quando però Ebbett e Conacher avevano trovato il modo di rigirare la frittata.
Al Lugano è mancata però la continuità in quel tipo di gioco, e ben presto si è tornati a vedere Klasen e Hofmann tentare di caricarsi la croce in spalla, sorretti da un instancabile Furrer, da un grandissimo Ulmer e da gente come Sannitz, Lapierre e Walker che piuttosto di mollare sarebbero arrivati oltre la soglia del dolore e della fatica.
Ma in fondo tutta la squadra non ha mai mollato, anche in quest’ultima sfida, cosciente forse del fatto che il Berna era la squadra più in forma, ma anche del fatto che nello sport queste cose sono fatte per essere ribaltate. I bianconeri non ci sono riusciti, ma a loro non si può rimproverare nulla, contro una grande squadra, un grande gruppo come quello bernese, loro sono stati altrettanto, onorando fino in fondo una sfida finita in sole 5 partite, ma emozionante e appassionante come poche.
Un livello di intensità e velocità veramente altissimo, tatticismi sulle panchine da alta scuola, campioni spettacolari sul ghiaccio, insomma tutto ciò che si poteva chiedere a una finale.
E pensando a dove si trovavano Klasen e soci solo 6 mesi fa, devono solo essere fieri di ciò che hanno fatto e delle emozioni che hanno regalato non solo ai propri tifosi ma anche a tutti gli amanti dell’hockey, quello vero. Questa finale però non è un traguardo, è una tappa di montagna raggiunta con fatica, un scalino da raggiungere – e superare – con più frequenza possibile in un futuro che, sì, stavolta sembra proprio sereno.
LA FORZA DI UN PASSO IN PIÙ: Inutile negarlo, il Berna ha meritato l’intera finale, e in Gara 5 ha fatto la sua partita, quella che ci si aspettava. In fondo era il Lugano a dover condurre le danze, con gli orsi pronti a sfruttare l’errore di troppo dei bianconeri, e così è stato, con Roy esecutore.
Il problema che si poneva per il Lugano è che più il tempo sarebbe passato in situazione di parità o comunque di incertezza, questo sarebbe andato a favore del Berna, e quindi si trattava di cercare un vantaggio il più ampio possibile nel minor tempo possibile.
Facile a dirsi, ma con un Lugano orfano oltretutto di Brunner e che faticava a prendere possesso dello slot, la cosa è diventata un’impresa. Ai bianconeri in Gara 5 ma anche nelle precedenti 3 sfide è mancato quel passettino in più, quello slancio per trovare un doppio o triplo vantaggio, con una sola rete di scarto è sempre stato troppo vulnerabile.
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