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Lugano

Il Lugano non impone la sua legge, il Ginevra espugna la Resega

LUGANO – GINEVRA

1-2

(1-0, 0-1, 0-0; 0-1)

Reti: 17’49 Martensson (Hofmann, Brunner) 1-0, 38’40 Pyatt 1-1, 67’23 Antonietti (D’Agostini, Romy) 1-2

Note: Resega, 7’405 spettatori. Arbitri Eichmann, Stricker; Bürgi, Wüst
Penalità: Lugano 2×2′, Ginevra 5×2′

LUGANO – Pari e patta e si torna alle Vernets. Il Ginevra ha dunque reagito al meglio alla pesante sconfitta casalinga per 5-0 in Gara 1, riuscendo ad espugnare la Resega dopo 67’ abbondanti di gioco.

Una partita completamente diversa rispetto alla prima in terra romanda, per via di un Servette da subito molto più attento, ma soprattutto a causa di un Lugano meno convinto e forse con il classico “braccino corto”. Le assenze sul fronte granata di Slater, Rod e Rubin e la larga vittoria in Gara 1 hanno forse condizionato la psiche dei bianconeri, convinti di dover (e non “poter”, che è diverso) vincere a tutti i costi questa partita, condizionandone il rendimento.

Da subito si è visto che non era il Lugano che eravamo abituati a vedere in casa negli ultimi mesi, più prudente, meno spavaldo e più attaccato alle ripartenze frenate piuttosto che all’impostazione di gioco “territoriale” e alla voglia di far vedere chi è il padrone di casa. Merito sicuramente anche dell’impostazione più granitica del Servette, veramente ben piazzato in difesa, pur con i soliti turn over concessi in ripartenza, ma le scorribande veloci dei vari Hofmann e Bertaggia o ancora Klasen e Brunner sono state troppo rarefatte e spesso imprecise al momento dell’ultimo passaggio, denotando quel tremolio alle mani sintomo di poca pazienza.

La pazienza che invece ha avuto il Ginevra, in un contesto tattico veramente stretto che ha imbruttito la partita (contesto in cui Romy e compagni ci sguazzano) e dal secondo tempo in avanti, gli uomini di McSorley sono riusciti a prendere in mano il comando delle operazioni, trovando un Merzlikins nel solito formato strepitoso ma anche diversi ferri della sua gabbia, il più clamoroso quello trovato al 59’49” in short hand…

Il difetto principale del Lugano, oltre a non essere riuscito a imporre il proprio gioco con continuità, è stato anche il calo netto del suo killer instinct, che non gli ha permesso di sfruttare alcune azioni che andavano sfruttate, tra tutte la più nitida quella capitata a Klasen nell’overtime, quando il topscorer ha sparato addosso a Mayer graziandolo.

Ed è proprio nel tempo supplementare che si è visto il miglior Lugano, capace di mettere sotto pressione l’avversario come non aveva fatto per 60’, ma incapace di dargli il colpo di grazia. E poi alla prima incursione avversaria arriva lei, la “sudden death”, crudele e imperterrita, che manda tutti di nuovo in parità.

Peccato, perché l’occasione era davvero grossa, ripetersi alle Vernets sarà più che mai un’impresa, ma è un’impresa obbligata per i bianconeri, che oltre al vantaggio casalingo dovranno ritrovare la loro sicurezza. Quella sicurezza che gli aveva consentito di vincere 5 partite in fila di playoff, di cui 3 fuori casa, oltre che sperare di ritrovare anche Fredrik Pettersson, quell’argento vivo che il soldatino Stapleton non sa dare e che priva i primi due blocchi di quel qualcosa in più per essere veramente esplosivi.

Klasen è stato il solito trascinatore, ma spesso ha fatto a gara con Brunner per scambiarsi gli assist senza mai arrivare al tiro, e a timbrare il cartellino ci ha pensato ancora lui, Martensson, il bomber da playoff. Ma stavolta non è bastato, perché la sua calma olimpica nel mettere in rete quel disco nel primo tempo non è stata ripetuta dai suoi compagni, presi dalla sindrome del braccino corto.

fattore2

CHI SBAGLIA PAGA: Frase tanto semplice quanto pesante, ma pienamente adattabile alla serata della Resega. Per 60’ pochi tiri veri e poche occasioni da rete, ma alcune molto pericolose. Solo 1-1 il risultato dopo 3 tempi, con 4 ferri colpiti dagli ospiti, sfortunati in più di un’occasione.

Sembrava il preludio alla legge del “gol sbagliato = gol subito”, e nell’overtime il Lugano pareva potesse punire i ginevrini. Occasioni da rete clamorose, soprattutto per Klasen, diversi cambi installati nel terzo del Ginevra, e la rete decisiva che era vicina alla maturazione.

Sì, ma quella sul fronte ospite, perché sbaglia tu che sbaglio io, la legge si è ribaltata di nuovo, e in fondo il Ginevra questa vittoria se l’è pure meritata. Anche se nei playoff questo importa poco, e importa poco come si vince, l’importante è sbagliare di meno.

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