Social Media HSHS

Lugano

Il Lugano non è KO, ma si aggrappi alle corde per rialzarsi

“Ora vedremo veramente che squadra siamo”. Non potrebbero esserci parole più giuste, pronunciate da Capitan Hirschi, per descrivere l’immediato futuro dell’Hockey Club Lugano, che si chiama Gara 4 alla Postfinance Arena.

Una pista che ha già sfatato un tabù, quello che voleva i bianconeri sempre vincenti in trasferta in questi playoff, e che per la prima volta li ha visti in difficoltà seria per 60’.

Difficoltà nate soprattutto per il ritmo che il Berna riesce ancora a dare in questa finale, imprendibile in casa propria, implacabile anche in trasferta se portato anche oltre il 60’. Quei 10 minuti di overtime sono lì a dimostrarlo, il Lugano, complice anche il cambio di terzo con la panchina lontana, non è uscito dalla propria zona per minuti interi senza che nessuno potesse andare al cambio, e gli Orsi si sono trasformati in gatti per giocare con i topi.

Una differenza di ritmo che viene dal solito discorso sulla qualità del bottom six bernese, in particolare del quarto blocco, mentre quello bianconero, pur con l’apporto di un buon Schlagenhauf non riesce ad alzare il livello. E non c’è da biasimare Shedden se insiste a giocare per buona parte del match con cambi corti e rarefatti della quarta linea, se non c’è qualità e livello in un certo settore occorre sfruttare il più possibile ciò che funziona.

Non si chiede al Lugano di mettersi a gestire il gioco, quasi impensabile con questo Berna, ma dovrà gettare il cuore oltre diversi ostacoli, superare la soglia del dolore e della fatica, scacciare la paura e trovare la determinazione per trovare anche quell’unica rete che può rimettere le cose sulla propria carreggiata.

Lo ha fatto contro il Ginevra dopo quel pesante 1-6 casalingo, può farlo di nuovo. È vero, per la prima volta Klasen e compagni sono sotto e la fatica comincia a farsi sentire sul serio, ma se è vero che il 40% di un atleta di successo lo fa la mente, allora potrebbe anche bastare. Perché è la finale, perché c’è un obiettivo da prendere che non è mai stato così vicino, perché dopo queste botte e questo sudore non ci sarà più niente e occorrerà cominciare da zero, perché non si va in finale per partecipare.

I discorsi tecnici li si fanno dopo le partite, prima di esse ci si augura solo quello che si vorrebbe vedere, e allora speriamo di vedere un Lugano che farà di tutto e anche di più per vincere nonostante tutto.

Come diceva Muhammad Ali, “non c’è niente di male nel cadere sul ring, l’importante è rialzarsi”.

Click to comment

Altri articoli in Lugano