LUGANO – È raro poterlo affermare di questi tempi ma, senza paura di cadere in affermazioni rischiose, si può certo affermare che per il Lugano è stato un pomeriggio tutto sommato tranquillo. La vittoria contro il Bienne non fa una grinza viste le forze sul ghiaccio e, anzi, senza quei pali colpiti a turno dai bianconeri e con un po’ di mira migliore, il risultato sarebbe potuto essere ben più largo del 3-1 finale.
Il Lugano, presentatosi senza Walker (acciaccato dopo il derby) è infatti partito subito meglio del Bienne, sfruttando la maggior capacità di manovrare in velocità e mettendo in difficoltà la retroguardia ospite con scambi rapidi e una gestione del disco più sicura e intelligente.
E non è un caso se ad aprire le marcature sia stato Furrer, dato che i difensori sono stati molto più propositivi nell’aggiungersi alla manovra offensiva, trovando spesso varchi molto larghi doce inserirsi con rapide sovrapposizioni, ma riuscendo pure a coprire in ottima maniera lo slot davanti a Merzlikins.
Il portiere lettone ha avuto il più gran da fare effettivamente solo nei minuti finali, quando il Bienne ha cercato l’ultimo sforzo per la rimonta, ma per tutta la partita Earl e compagni sono stati costretti a prendere la porta di Merzlikins al largo, spinti fuori dall’ottimo forecheck del Lugano e da uomini sempre ben posizionati nello slot.
L’ottimo lavoro dei centri in copertura ha particolarmente reso difficile la vita a Earl e compagnia, abituati a entrate in velocità trascinando un uomo fuori dal traffico, ma i vari Sannitz e Morini si sono sempre fatti trovare al posto giusto, impedendo più di una volta che i Seeländer potessero andare alla conclusione da posizioni ravvicinate e pericolose.
Le difficoltà più che altro il Lugano le ha trovate nelle uscite dal terzo negli angoli alti, spesso i difensori hanno calcolato male la propria uscita o hanno anticipato troppo il supporto in transizione, permettendo agli ospiti di recuperare diversi dischi alle assi ma questi, va detto, sono stati problemi di minore entità.
Nonostante un secondo periodo abbastanza noioso e un risultato sempre sul pericoloso 2-0 fino alla rete di Martensson, la vittoria del Lugano non è mai sembrata in discussione, i bianconeri hanno punto giochicchiando un po’ troppo con i primi due blocchi (quanto manca la rete a Brunner…) ma come spesso accaduto in questa stagione sono stati i blocchi di contenimento a farsi preferire, propronendo un’intensa mole di gioco sapendo anche badare al lavoro di disturbo.
Dopo la sconfitta nel derby, al Lugano serviva un pomeriggio così, quasi tranquillo e piuttosto convincente, battendo l’avversario già nel primo tempo senza che mai la propria superiorità venisse meno.
Sono punti per la classifica e morale in vista della Champions Hockey League e, in attesa del ritorno di Lapierre (si è levata un’ovazione al suo annuncio sul tabellone della Resega) i ragazzi di Shedden possono guardare ai prossimi impegni con tranquillità e sicurezza nei propri mezzi.
IMPORSI CON AUTORITÀ E CONSAPEVOLEZZA: Il Lugano questa vittoria l’ha costruita dall’inizio alla fine sapendo di essere la squadra migliore in pista, e questa convinzione può diventare una bella percentuale sulle possibilità di riuscita.
Diversamente dalla sera del derby alla Valascia, Furrer e compagni non hanno fatto sconti e hanno imposto la propria legge sin dai primi minuti, andando in vantaggio, controllando e infine smorzando le ultime velleità portate dagli uomini di Schläpfer.
È così che deve essere il Lugano, sicuro e autoritario, e anche quando i primi blocchi faticano a essere decisivi può contare su quattro linee in grado di essere decisive e portanti.
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