KLOTEN – LUGANO
2-1
(1-0, 0-0, 0-1; 1-0)
Rigori: Kolarik, Hollenstein, Klasen, Santala
Note: Swiss Arena, 5’706 spettatori. Arbitri Koch, Stricker; Kaderli, Obwegeser
Penalità: Kloten 2×2′, Lugano 3×2′
KLOTEN – È difficile valutare il Lugano di questi tempi. Dalla miglior prestazione stagionale contro il Ginevra, alla vittoria sudatissima nell’Emmental, passando dall’invalutabile gara di coppa, arrivando poi al punto conquistato a Kloten.
Un Lugano che è tornato ad avere difficoltà nel gioco già a Langnau, che ha cercato almeno a Kloten di porvi rimedio, ma che palesa dei problemi riconducibili a indecisioni – o semplicemente decisioni sbagliate – nella formazione. Patrick Fischer, è vero, si trova confrontato con le assenze importanti di Furrer, Sannitz e Martensson (in attesa che anche lo svedese diventi importante) ma soprattutto si trova in difficoltà a mettere assieme una formazione in cui diversi uomini chiave si trovano in un periodo abulico.
A Kloten i bianconeri si sono costruiti quel punto cercando l’ordine e la semplicità, e in un primo periodo comunque migliore rispetto a quello “ammirato” alla Ilfis, Hirschi e compagni si sono mossi in maniera discreta, facendo intravvedere comunque che non volessero prendersi rischi troppo grandi visto il periodo.
La prova è stata quel secondo tempo di bassa intensità, nel qual i padroni di casa hanno cominciato a sbagliare di più, ma che i bianconeri non sono riusciti a far loro per un’incapacità di alzare il ritmo delle operazioni, esercizio che pareva potesse mettere sotto gli aviatori. L’intraprendente Brunner ha suonato la carica più di una volta, ma niente, i compagni non i sono schiodati da un ritmo blando, e di conseguenza i Flyers si sono adattati, controllando una sfida ormai equilibrata.
Solo nel terzo tempo gli animi si sono accesi, dalle retrovie Kparghai e Vauclair hanno cercato di mettere velocità e vigore alla manovra, ma il vecchio “Tinu” Gerber ha tenuto alla grande facendo da specchio a un Merzlikins salito spesso in cattedra sulle incursioni zurighesi.
E allora proprio con fuori il portiere lettone il Lugano ha potuto esultare, grazie allo slap di Chiesa al 58’ che ha mandato tutti all’overtime. Overtime che avrebbe potuto vedere i bianconeri esultare di nuovo, ma un paio di grandi occasioni e un power play giocato sciaguratamente hanno portato ai rigori, dove il solo Klasen ha messo a segno il proprio, mentre Merzlikins ha dovuto cedere tre volte.
È un Lugano da “vorrei ma non posso”, che tra i suoi top player al momento solo Brunner e in parte Pettersson sanno dare gli impulsi giusti. Klasen già in un periodo di ombra non rende certo di più se costretto a fare il centro, mentre Filppula tende a sparire dai radar per parecchio tempo prima di svegliarsi ormai un po’ tardi.
Forse il coraggioso Fischer, quello delle scelte forti, per dare una sferzata e cercare segnali dai propri giocatori potrebbe provare a rivedere l’intoccabile top six, spostando in avanti qualche volenteroso operaio, qualcuno che sappia portare la grinta che solo Hofmann (e Reuille, va detto) in questo momento sa regalare per 60 minuti.
È un Lugano difficile da valutare, come già detto, e quindi è difficile dire se quello di Kloten sia un punto guadagnato o perso (o due persi), dato anche lo stato di forma degli zurighesi in ripresa. E se vogliamo parlare di test, sabato alla Resega arriva il Friborgo, quello che guida la classifica ancora imbattuto dopo 8 giornate di campionato. L’avreste mai detto?
Contro il Kloten avrebbero dovuto approfittare di quel secondo tempo giocato male anche dagli aviatori per cercare di mettere più pressione, ma ci si è trascinati fino al 58’ per poter vedere degli sforzi degni di nota. Senza il ritmo e l’intensità giusti questo Lugano diventa prevedibile.