LUGANO – FRIBORGO
2-4
(0-0, 2-2, 0-2)
Reti: 20’31 Andersson (Carr, Arcobello) 1-0, 24’47 Thürkauf (Marco Müller, Carr) 2-0, 26’36 Schmid (Sprunger, Marchon) 2-1, 35’50 DiDomenico (Bertschy) 2-2, 43’21 Wallmark (Sörensen, DiDomenico) 2-3, 59’02 Marchon (Sörensen, Wallmark) 2-4
Note: Cornèr Arena, 5’001 spettatori
Arbitri: Kohlmüller, Hebeisen; Altmann, Gurtner
Penalità: Lugano 3×2, Friborgo 4×2
Assenti: Julian Walker, Markus Granlund, Niklas Schlegel, Giovanni Morini, Samuel Guerra, Jeremi Gerber, Luca Fazzini (infortunati), Mario Kempe, Joey LaLeggia, Matt Tennyson, Arno Snellman, Roberts Cjunskis (sovrannumero)
LUGANO – Sarebbe stata la serata perfetta per lanciarsi (quasi) definitivamente verso i playoff diretti, alla fine quasi tutto è girato contro. La squadra di Luca Gianinazzi si è fatta male per metà da sola e per l’altra metà con i risultati delle dirette concorrenti, per un totale che costringe i bianconeri a scendere al settimo posto in virtù degli scontri diretti in negativo con il Davos.
Quella contro il Friborgo è stata la classica serata dove si apparecchia una tavola imbandita e festosa ma al primo bicchiere rotto la cena va a rotoli, e forse un paio di episodi – vedasi le prime due reti del Gottéron e la maniera con cui ha sfruttato due regali – spiegano perché i dragoni viaggino tranquillamente nelle acque placide dell’alta classifica.
Due regali difensivi, uno di distrazione, l’altro di “sistema” hanno infatti rovinato un secondo periodo che per qualità di gioco, occasioni create e determinazione, in una serata ideale, il Lugano avrebbe dovuto chiudere almeno sul 3-0 dopo l’iniziale doppio vantaggio, ma nella realtà, senza fare troppo gli ospiti si sono trovati premiati con il 2-2 della seconda pausa.
Con il rientrante Marco Müller in prima linea e Carr scalato con Arcobello e Quenneville, il Lugano ha affrontato l’avversario nella giusta maniera, la partita si è sviluppata in modo anche piacevole, combattuta e ricca di ribaltamenti di fronte, ma i bianconeri quando hanno preso in mano il pallino del gioco hanno dimostrato di saper mettere sul ghiaccio la prestazione richiesta.
E ci sarebbe stato veramente poco da dire se non fosse stato per quei due episodi che hanno fatto da spartiacque, anche se il Friborgo in sé non ha mai dato l’impressione di poter “surclassare” i bianconeri o diventare perlomeno i veri padroni del gioco, ma hanno semplicemente atteso i momenti giusti per affondare i colpi, potendo contare pure su un Reto Berra formato monstre e pure su un pizzico di fortuna che male non fa mai.
E quando i ragazzi di Dubé hanno trovato il loro primo vantaggio di serata non hanno fatto altro che chiudere le linee di passaggio badando soprattutto al sodo, portando gli attaccanti di casa al largo dello slot per proteggere Berra e cercando di colpire in transizione, con il solito demone Sörensen quale uomo più pericoloso e sempre attivo in qualunque occasione.
Ha fatto logicamente più fatica il Lugano a ritrovare vie per arrivare a Berra, ha dovuto affidarsi a tanti aggiramenti della porta che finivano però con il consegnare il disco sulla blu ai difensori che di conseguenza non trovavano linee di tiro pulite, dovendosi sempre guardare pure dal forecheck alto di Wallmark e compagni.
Il Friborgo ha gestito la partita dimostrando perché c’è una differenza di rendimento in regular season tra certe squadre, ha sfruttato in maniera implacabile e freddissima due errori difensivi e ha evitato che il Lugano facesse altrettanto dopo le prime due reti, affidandosi pure a un gioco speculativo, a un Berra in grande formato e a un power play che al momento giusto ha infilato la rete decisiva con il trio magico DiDomenico–Sörensen–Wallmark.
Nel Lugano hanno fatto difetto anche gli uomini più attesi, aldilà di un Thürkauf ancora encomiabile, è palese che Marco Müller sia indietro nettamente di condizione e ritmo rispetto ai compagni, ed è sembrato l’anello debole di un primo blocco singhiozzante, mentre Carr nel blocco di Arcobello e Quenneville ha mostrato segnali di chiara crescita.
Come dopo il derby della Gottardo Arena rivedremo i tre moschettieri di nuovo insieme? Difficile prevederlo, ma anche nello sforzo finale dove i bianconeri sono arrivati vicino al gol, l’impressione è stata che proprio al primo blocco sarebbe servita l’energia dirompente del numero 7, anche se poi ne sarebbe rimasta monca un’altra linea.
Ora il Lugano non ha tempo di pensare a quello che è stato, ci sono due partite per riprendere il discorso e purtroppo non dipende più tutto solo da Arcobello e compagni, anche altre squadre hanno in mano parte del destino dei bianconeri. Questo è il lato peggiore.
IL PROTAGONISTA
Reto Berra: Dopo le prime due reti subite è salito in cattedra e ha sfoderato una prestazione impressionante per qualità e difficoltà delle parate, tenendo in partita i suoi che nel frattempo erano in attesa degli errori dei padroni di casa. In particolare in un paio di power play bianconeri nel secondo periodo si è prodigato in due big save con il pubblico già in piedi a urlare al gol, ma per tutto il resto dell’incontro si è reso intrattabile dimostrando che quando azzecca la serata è ancora un fuoriclasse.