LUGANO – FRIBORGO
6-2
(3-1, 0-0, 3-1)
Reti: 6’12 Hofmann (Lapierre) 1-0, 9’31 Hofmann (Johnston, Sannitz) 2-0, 13’31 Hofmann (Lapierre, Lajunen) 3-0, 16’06 Kienzle (Meunier) 3-1, 47’02 Reuille (Wellinger, Sannitz) 4-1, 53’45 Romanenghi (Cunti, Fazzini) 5-1, 55’12 Lapierre (Lajunen, Ulmer) 6-1, 56’11 Rossi (Sprunger, Bykov) 6-2
Note: Resega, 6’536 spettatori. Arbitri Hebeisen, Mollard; Progin, Wüst
Penalità: Lugano 7×2′, Friborg 7×2′
LUGANO – Gara 1 agli archivi con un chiaro 6-2 in favore del Lugano. Ma alla fine del match, come tradizione da playoff comanda il famoso “questa è stata solo una partita, dimentichiamola e guardiamo alla prossima”.
Questo il logico mantra da parte di tutti i bianconeri, consapevoli però di aver mandato un segnale piuttosto forte verso la Sarine. Un segnale forte perché negli scorsi giorni gli infortuni di Brunner, Chiesa e Bürgler (oltre a quello di Vauclair) avevano fatto preoccupare non poco e spostato qualche pronostico a favore degli uomini di French, che però non si sono fatti prendere da questo giochino.
Anzi, al 60′ di questa prima partita dei quarti di finale in molti avranno capito che il Lugano, con o senza praticamente una linea intera (e che linea, dato che oltre ai quattro infortunati Klasen era in sovrannumero…) rimane una squadra che arriva ai playoff con tutta la fame possibile.
In fondo è questo che ha fatto la differenza, non solo il piano tecnico, che ha parlato di un Friborgo sabato sera Cervenka-dipendente (22′ minuti di gioco), mentre i bianconeri hanno utilizzato al meglio i quattro blocchi, ma soprattutto quella cattiveria agonistica e quel fuoco negli occhi che gli ospiti non avevano.
È sembrato di rivedere quel Lugano dei playoff di due anni fa, quasi operaio, ma la grinta e la determinazione che uomini come Lapierre (capitano), Walker e Sannitz hanno messo sul ghiaccio è stata di un altro livello rispetto alla convinzione di Kienzle e compagni.
Forse sorpresi (ma sarebbe grave) da questa irruenza disciplinata, i più leggeri burgundi hanno sofferto per tutto il match contro il forecheck bianconero, sbattendo contro le spalle e le schiene dei loro avversari e venendo travolti dalla grinta di una squadra che ancora una volta ha dimostrato di essere un collaudatissimo motore da playoff.
Con Johnston in retrovia a fare compagnia a Sanguinetti, Ireland ha piazzato sul ghiaccio un 2 + 2 senza Linus Klasen, una mossa che avrebbe potuto sorprendere, ma se l’intento del coach canadese era quello di mettere questa sfida sul piano fisico e della disciplina, l’idea è risultata assolutamente vincente.
Il Friborgo è stato infatti limitato nella sua capacità di manovrare in velocità, grazie a un forecheck molto alto e a una bella padronanza della zona neutra, senza questa possibilità di entrata in attacco, Mottet e compagni non hanno trovato grosse soluzioni.
I tiri da parte degli ospiti sono infatti arrivati per la maggior parte fuori dal cono dello slot basso, dove c’erano sempre piazzati dei bianconeri a bloccare i tiri o a spostare letteralmente gli avversari da quella zona. Un segnale che era stato lanciato subito nel primo tempo, con quelle zuffe provocatorie che hanno frenato di più il Friborgo del Lugano, grazie anche a un Merzlikins più padrone della sua area rispetto a un Brust insicuro.
E in quel primo tempo si è praticamente scritto la storia di Gara 1, con quella magnifica tripletta di Hofmann tra il 6′ e il 14′, con in particolare uno splendido assist di Johnston.
Nel secondo periodo il Lugano ha rischiato di indietreggiare troppo nel controllare il match, rischiando sul palo di Bykov e in un paio di altre circostanze, ma la maggior freschezza fisica è uscita anche alla distanza, quando i bianconeri si sono poi dilettati ad allargare il punteggio fin sul 6-2 finale.
Questa partita ha detto che il Lugano ha dalla sua parte molta più profondità nel bottom six, in particolare per quei giocatori che sabato hanno condotto il ritmo del match (la linea di Reuille, Sannitz e Walker), più uomini in grado di “sguazzare” in certi ambienti – vedasi Lapierre prima del suo gol e gli interventi di Merzlikins – e sicuramente un’indole da playoff più marcata di un Friborgo un po’ troppo leggero.
Questo è stato il segnale di sabato, starà al Lugano cercare di mandarlo avanti il più possibile.
IL PROTAGONISTA
Gregory Hofmann: Non solo per il suo splendido hat trick del, ma per aver incarnato quello che in Gara 1 il Lugano ha avuto più del Friborgo, ossia giocatori dominanti fisicamente.
L’esplosività del numero 15 è stata un problema per tutta la serata per la fragile difesa del Friborgo, e il Lugano l’ha messa sul piano dell’intensità, facendo capire che anche senza certi grossi nomi, il Lugano rimane il Lugano.
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