DAVOS – E alla fine, alla 49esima giornata su 50, anche il Lugano si dipinge con l’agognato “verde del TXT” qualificandosi con il fiatone ai playoff. Per gioire i bianconeri avranno dovuto attendere almeno di essere usciti dalle docce, il tempo necessario al Losanna per battere il Friborgo ai rigori.
Bianconeri quindi ai giochi che contano assieme all’Ambrì Piotta, e il Ticino è di nuovo rappresentato in toto nella corsa finale verso il titolo svizzero. Certo, il Lugano avrebbe di sicuro preferito guadagnarsi l’accesso al gruppo principale con i propri mezzi ma la sconfitta patita dagli uomini di Vitolinsh ha voluto che il destino di Chiesa e compagni passasse per una mezzora nelle mani di chi stava ancora giocando.
È in fondo un po’ il riassunto della regular season giocata dal Lugano, alti e bassi, “vorrei ma non posso”, il solito gol di Hofmann a riagganciare il treno scappato però ormai dalla stazione.
Come nella partita della Vaillant Arena i bianconeri si sono svegliati tardi, per fortuna che almeno il treno per cui si voleva prenotare un posto sin da agosto è stato preso al volo, la ferrovia in transito da Davos invece ha travolto la squadra di Greg Ireland.
Brutto l’approccio al match, passivo e distratto, quasi che il Lugano pensasse di trovarsi di fronte quei gialloblù disastrati e arrendevoli visti fino a un paio di mesi fa scarsi. Un’attitudine che ha tradito i ticinesi già in diverse uscite e che ancora una volta sono costate un inizio di gara difficile, sofferente e alla fine anche la partita stessa.
In una serata caratterizzata da innumerevoli penalità su un fronte e sull’altro, il Lugano ha cercato di reagire al gol di Du Bois rimettendosi prima in carreggiata mentalmente (senza grandi successi peraltro) e poi con appunto un powerplay. Scaricata questa possibilità la testa distratta degli ospiti ha fatto partire Ambühl in contropiede e il capitano di casa non si è fatto pregare nel battere un Merzlikins piuttosto goffo nel coprire il suo palo.
Un doppio vantaggio che ha rovinato qualche piano di troppo, ma due reti non potevano essere uno scalino invalicabile. Ciò che è sembrato insuperabile è stato invece il profondo forecheck del Davos, un esercizio che ha messo in grandissima difficoltà tutta la manovra bianconera già sul primo passaggio in difesa, senza calcolare le difficoltà nel recuperare il disco.
Tutto questo ha prodotto un terzo centrale di bassa qualità e con pochissime occasioni per i ticinesi, salvo un paio di tiri di Sannitz e Hofmann.
Ottimo l’approccio tattico di Vitolinsh per annullare i bianconeri, finalmente di una certa rilevanza la reazione avuta in parte nel periodo conclusivo, quando Hofmann con il 30esimo centro stagionale ha riaperto la sfida.
Troppo poco però pensare di viaggiare solo sull’onda di quel gol, errori e approssimazione sono stati troppi, così come le penalità “guadagnate” nei minuti decisivi, alcune per errori propri e che hanno vanificato la rimonta.
Troppo poco quello fatto sui sessanta minuti da parte del Lugano per sperare di sfangarla, sin da subito il Davos ha interpretato la partita come avrebbe dovuto fare anche il suo avversario, mentre questi era ancora intento ad ambientarsi. Peccato vedere giocare così il Lugano una partita che doveva fare da trampolino di lancio (effettuato infine, ma grazie ad altri) e da interpretare con la massima attitudine da playoff.
Pressione? Il famoso “braccino”? O le solite lune tipicamente bianconere? Magari una risposta l’avremo già lunedì, prima e unica partita di regular season che il Lugano potrà giocare senza la spada di Damocle puntata addosso. C’è da sperare che i bianconeri ora si siano liberati definitivamente, perché questa squadra solo con la testa leggera può affrontare un terreno che conosce come pochi, quel campo minato che si chiama playoff. Finalmente.
IL PROTAGONISTA
Andres Ambühl: Passano gli anni ma la classe del capitano grigionese rimane innata.
Visione di gioco di livello altissimo, pattinaggio leggero e furbizia, Ambühl riesce ancora ad essere un faro per la sua squadra e contro il Lugano non solo ha messo a segno il game winning gol, ma in combutta con un rinato Lindgren ha seminato il panico tra le maglie bianconere, facendo sparire il disco come solo i grandi maghi sanno fare.