LUGANO – “Abbiamo fatto il minimo sindacale”. Dopo la sconfitta di Davos che ha consegnato comunque la qualificazione per i playoff al Lugano, il “capoclasse” Alessandro Chiesa non ci ha certo girato attorno sul rendimento scolastico degli alunni bianconeri.
Non ci sentiamo assolutamente di dissentire dalle parole del capitano, che sia stata una regular season equilibrata (al ribasso?) non giustifica affatto che una squadra come il Lugano si sia fatta risucchiare così nella lotta per i primi otto posti. Certo, i ragazzi di Greg Ireland hanno chiuso la stagione in fondo a soli quattro punti dal terzo posto, ma non deve risultare come un sollievo, bensì come un’occasione mancata.
Se questa squadra avesse mantenuto una velocità di crociera solo accettabile, in un campionato come questo le prime tre posizioni sarebbero state largamente alla portata, specie pensando ai punti gettati nei fossi nella prima metà di stagione. La tipica frase messa in un’altra forma da “lo studente ha capacità ma non si applica”.
Un cammino che ha avuto tappe ed episodi ben distinti, a partire dallo sfogo in diretta tv di Ireland in Champions Hockey League, per un primo assaggio e campanello d’allarme, come i suoi dopo partita nervosi di fronte a microfoni e taccuini. Un nervosismo rispecchiatosi su una regular season fatta di un autunno scompensato e sulle montagne russe, infine un inverno diviso in due: dalle grandi crisi alla rimonta finale.
In tutto questo una squadra lunatica, bipolare, capace sporadicamente di offrire prove di grande consistenza come poi di cadere in un buco nero la giornata successiva, come in un duello contro la sopravvivenza. Un rendimento che spesso ha chiamato in causa società e coach oltre ai giocatori, che alla fine hanno fatto quadrato fino all’agognato settimo posto finale.
Va dato atto di coraggio e coerenza al club bianconero, solo negli anni scorsi un coach in difficoltà come Greg Ireland in alcuni frangenti sarebbe stato protagonista del freddo comunicato di esonero, stavolta (forse guardando anche ad altre situazioni vicine) si è deciso di andare fino in fondo nonostante tutto. Nonostante i risultati, i mugugni, sfidando coraggiosamente la sorte e chi lo vedeva già con le valigie in mano.
Non fa certo l’unanimità tra i tifosi Ireland, ma il gruppo non è mai sembrato allontanarsi dal proprio coach, nonostante alcune prestazioni in stagione che hanno rasentato l’allucinante e la frustrazione giustificata che il paziente pubblico della Cornèr Arena ha mostrato solo da febbraio in un paio di occasioni. Per cancellare tutto questo il canadese ha una missione ben chiara, deve portare la sua squadra a essere una protagonista dei playoff, senza se e senza ma.
Perché cominciano gli esami per la classe bianconera, l’ostacolo che si ritrovano di fronte non è dei più facili ma la storia e le ultime sensazioni dicono che forse a essere un po’ preoccupati sono i tifosi dei Tori. Se il Lugano ritroverà il vero se stesso ha tutte le possibilità per superare l’ostacolo, se invece continuerà a recitare la parte dell’alunno un po’ strafottente e poco impegnato all’interrogazione le possibilità che la stagione finisca presto sono più che giustificate.
E qui stavolta non vogliamo parlare di singoli, di decisioni, di mercato o di processi. Per una volta in questa tribolata stagione fermiamoci un attimo, lasciamo da parte numeri, discussioni da rimandare (sperando il più lontano possibile) e lasciamo che i bianconeri abbiano la possibilità di presentarsi agli esami prima di darne la sentenza.
Forse in fondo tutti aspettavano questo, forse il Lugano è quello studente capace ma pigro che si impegna solo all’ultimo o forse ha sottovalutato le prove. Forse. Con questo Lugano è tutto un forse. Provateci voi a fare una previsione con certi alunni.
Tanto vale allora lasciare che si butti nella mischia e sperare che sia una specie di Will Hunting in “Genio ribelle”. Purché tutti siano consapevoli che l’esito di questi playoff in una maniera o nell’altra peseranno tantissimo sul futuro di molti protagonisti, sul ghiaccio e fuori. Sta ai bianconeri far sì che il futuro sia roseo, finora si è visto tanto grigio.