LUGANO – AMBRÌ
5-3
(0-0, 2-1, 3-2)
Note: Resega, 7’581 spettatori. Arbitri Koch, Vinnerborg; Borga, Kaderli
Penalità: Lugano 2×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Brunner), Ambrì 1×2′
LUGANO – Sarà stato il caldo, la nebbia e mettiamoci pure che siamo solo alle prime giornate, fatto sta che per essere stato un derby è stato uno di quelli “fiacchi”, perlomeno fino al terzo tempo. In quegli ultimi 20′ il derby ha dato quello che poteva dare, reti ed episodi più o meno clamorosi, diciamo che ha provato a essere veramente un derby.
Al suo inizio un po’ meno, ma in generale è stato un derby meno duro – anche se con qualche colpo fuori posto – e le squadre hanno iniziato con una tattica quasi di studio, prima di cercare di affondare i colpi in maniera più efficace.
Il Lugano ha messo in pista grosso modo la stessa formazione sconfitta a Zugo, senza Fazzini ma con Merzlikins in porta, mentre Kossmann si è presentato con Jelovac in difesa al posto di Collenberg.
Dopo un primo tempo piuttosto equilibrato, il Lugano ha cercato di accelerare i ritmi, prendendo velocità dentro il terzo offensivo e sfruttando gli errori in fase di uscita dell’Ambrì. Così sono nate le prime due reti, arrivate in rapida sequenza e che hanno portato i bianconeri sul 2-0 in entrata di secondo tempo.
Un paio di altre accelerazioni di Bürgler e Brunner, ma i leventinesi hanno saputo incassare il colpo e andare avanti senza disunirsi, mostrando carattere e sangue freddo per non deragliare. La crescita di Duca e compagni ha prodotto la rete di Gautschi su un pregevole assist al bacio di Guggisberg, e i biancoblù hanno continuato a giocare, rinfrancati da quella rete, pur commettendo molti errori individuali.
Non che i bianconeri siano stati impeccabili, anche se rispetto alla sera precedente si sono visti notevoli progressi in fase di transizione, e si sono tornati a vedere quei tagli dei difensori tanto cari a Shedden e un po’ di sano forecheck. Anche gli uomini di Shedden hanno commesso errori, alcuni hanno portato a commettere dei falli di emergenza e su uno di questi Brunner, ferendo al labbro Mäenpää, si è visto comminare 5′ più penalità di partita.
Ed ecco che arriviamo al clou di questo derby, con gli episodi che lo hanno deciso, in maniera incredibile e anche un po’ grottesca da parte leventinese, ma sfruttati con grande capacità da degli attaccanti bianconeri che non hanno perdonato. Quel power play da 5 minuti sembrava una manna dal cielo per l’Ambrì, che avendo già mostrato buone cose in superiorità numerica, poteva legittimamente pensare di sfruttarlo per non solo pareggiare, ma anche per girare la contesa a proprio favore, il famoso “momentum”.
Eppure no, Emmerton e compagni sono riusciti a trasformare quell’occasione in una frittata enorme, con due clamorosi errori di gestione del disco che hanno lanciato prima Walker e poi Hofmann a battere Zurkirchen (poi sostituito da Descloux) per 4-1. Il disastro è servito.
Va dato atto all’Ambrì di aver mostrato ancora carattere e forza d’animo, tornando fin sul 4-3 nei momenti finali prima che Gardner sigillasse il derby numero 210 con il 5-3, e questo non deve aver fatto piacere a Shedden, per una gestione del match troppo leggera da parte dei suoi uomini.
La vittoria del Lugano è meritata per aver sfruttato meglio i troppi errori dei biancoblù, mostrando il grande potenziale di un reparto offensivo in grado di andare a rete con facilità e cinismo. I bianconeri hanno mostrato progressi rispetto alla prima uscita in quel di Zugo, ma c’è da lavorare sulla continuità di gioco, del forecheck e su come limitare certi errori figli di troppa leziosità.
La difesa è funzionata un po’ meglio, si sono trovati discreti automatismi, ma si aspetta sempre che gli uomini che dovrebbero essere quelli “in più” mostrino la via piuttosto che limitarsi al compitino facile in un momento difficile in cui sarebbe richiesta maggior personalità.
Sul fronte leventinese si è vista una squadra con personalità e carattere, con un impianto di gioco chiaro, distribuito su tutti i blocchi e che non si sfalda alla prima difficoltà come succedeva in passato. Purtroppo gli errori individuali vanno a minare il lavoro di tutta una squadra, e alcune distrazioni imperdonabili sono già costate reti e punti in questo inizio di campionato.
Kossmann al momento rischia pure di ritrovarsi una squadra dotata di discreto talento ma che assomiglia a un puzzle con i pezzi sbavati, non riuscendo a costruire un blocco ideale attorno a un D’Agostini che sembra decisamente spaesato (ma anche lui un po’ sprecone) in una linea completata da ottimi gregari ma che non portano il necessario bagaglio tecnico per completare il blocco.
Quella biancoblù è una squadra che per ora fatica a creare occasioni se non con l’ottima prima linea, ma appare ancora spuntata sul resto dell’attacco, disponendo di molte ali ma di pochissimi centri in grado di fare reparto.
Una cosa è certa, chi più e chi meno, sia Shedden che Kossmann hanno i loro problemi su cui lavorare a testa bassa, ma per entrambe le squadre i margini di miglioramento sono parecchio ampi. E ci mancherebbe altro all’inizio di questo caldo (climaticamente) campionato.
SFRUTTATI MEGLIO GLI ERRORI ALTRUI: In entrata di terzo periodo Brunner ha regalato ai biancoblù un lungo power play in cui l’Ambrì Piotta avrebbe potuto cercare di fare sua la partita o perlomeno di indirizzarla sui propri favorevoli binari.
Invece no, i leventinesi hanno balbettato e sbagliato decisamente troppo, permettendo a Hofmann e Walker di segnare le reti che hanno di fatto consegnato la vittoria ai bianconeri.
Sull’arco dell’incontro entrambe le squadre hanno commesso errori (va detto che il controllo del disco a un certo punto si faceva problematico per via del ghiaccio molle) ma il Lugano è stato più bravo a sfruttare quelli degli avversari grazie a degli attaccanti in grado di trasformare le occasioni in rete con impressionante capacità.
Una capacità che, a parte pochi, gli attaccanti di Kossmann non sono ancora in grado di mostrare.
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