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Lugano

Il Lugano espugna Ginevra, Ireland esordisce con una vittoria ai rigori

GINEVRA – LUGANO

2-3

(2-1, 0-0, 0-1; 0-1)

Reti: 2’44 Gerbe (Slater, Wick) 1-0, 6’42 Bertaggia (Wilson, Chiesa) 1-1, 16’28 Spaling (Mercier, Gerbe) 2-1, 55’36 Sannitz (Bertaggia) 2-2

Rigori: Fazzini, Klasen, Brunner, Almond

Note: Les Vernets, 5’805 spettatori. Arbitri Koch, Vinnerborg; Gnemmi, Obwegeser
Penalità: Ginevra 8×2′, Lugano 5×2′ + 1 x rigore (Brunner)

GINEVRA – Nemmeno il tempo di assimilare il cambio in panchina, con Shedden e Curcio costretti a salutare Lugano nella mattinata di lunedì, che la squadra solo poche ore più tardi si è recata a Ginevra per preparare una sfida di importanza quasi vitale nella corsa ai playoff.

Che dire inoltre di Greg Ireland, partito un fretta e furia dal Canada per raggiungere la squadra solo nella mattinata di martedì? A questo punto va sottolineato il lavoro, breve ma sicuramente intenso e carico di responsabilità soprattutto “psicologiche”, di Jussi Silander, colui che ha praticamente preparato la squadra per la sfida a Les Vernets.

Nessuno sconvolgimento del line up, logicamente, tranne che per far fronte agli assenti, soprattutto gli squalificati Gardner e Maxim Lapierre, per il resto i bianconeri si sono presentati a Ginevra con una formazione quasi identica a quella delle ultime uscite.

Se qualcosa è già cambiato tra le fila del Lugano, per il momento è impossibile dirlo, almeno a livello tecnico e tattico, ma di sicuro la squadra vista all’opera contro le aquile ha perlomeno mostrato quell’orgoglio di non voler sfigurare o di almeno volersela giocare, a differenza delle ultime vergognose prestazioni in trasferta. Sin da subito nelle gambe e nella testa dei giocatori di Ireland si è vista più fiducia e tranquillità e della voglia di far bene.

Un po’ meno bene è andata sul piano del gioco, e d’altra parte sarebbe da pazzi chiedere a una squadra come il Lugano, che ha mostrato limiti incredibili in manovra, di passare di punto in bianco a compagine esemplare, ma se il coach canadese riuscirà a instaurare un clima sereno, allora potrà lavorare bene anche sulle tattiche di gioco.

Le lacune dei bianconeri d’altronde anche a Les Vernets sono state grosso modo le stesse degli ultimi tempi: grandi difficoltà ad uscire dal terzo in maniera pulita, con i difensori o le ali mal piazzati, e un presidio della zona neutra non sempre ineccepibile, nonostante un forecheck che stavolta è durato ben più a lungo del solito.

Il Ginevra infatti, squadra che non se la passa meglio del Lugano, non è mai riuscito ad installarsi e a fare pressione asfissiante sui bianconeri e, anzi, ha subito più volte la forza offensiva degli ospiti, molto pericolosi con la linea di Zackrisson, Bürgler e Brunner.

Perso Hofmann dopo un durissimo check di Almond, il problema per il Lugano è stato soprattutto quello di concretizzare la mole di gioco in attacco. Non solo a 5 contro 5 Klasen e compagni hanno avuto periodi più o meno lunghi di dominio sul Servette senza buttare dentro dei dischi “urlanti”, ma soprattutto possono recriminare per un punto perso in 5 contro 3, in particolare negli ultimissimi minuti di gara, nella seconda situazione di doppia superiorità numerica del match.

Un sospiro di sollievo lo si è però tirato ad un solo secondo dal termine dell’overtime, quando Gerbe ha sbagliato un rigore ingenuamente provocato da Brunner.

Importante per il Lugano aver trovato le reti con Bertaggia che,  Spengler a parte, non trovava il gol da una vita, e con Sannitz, premiato per l’enorme e intelligente lavoro svolto dalla sua linea.

Ma oltre a queste due reti, il mezzo colpaccio il Lugano lo fa con i due punti conquistati in terra rimanda, per una vittoria fuori casa che stava diventando un’ossessione e per aver battuto una concorrente diretta per la qualificazione ai playoff. Lugano e Ginevra che si battagliano i playoff a metà gennaio, chi lo avrebbe mai detto?

fattore2LA CLASSE DEL CERBERO: In una partita giocata maluccio dagli attaccanti, che hanno sprecato molto, in particolare quelli bianconeri, a decidere la sfida sono stati i portieri. Nel bene Elvis Merzlikins, provvidenziale in un paio di circostanze durante i 60′, e quasi perfetto nei rigori.

Dall’altra parte, quindi nel male, Robert Mayer, portiere decisamente “estroso” e pericolosamente incosciente in certe sue uscite fuori dai pali (un paio di rischi li ha presi anche Merzlikins) e assolutamente deficitario nei rigori, battuto da Fazzini, Brunner e Klasen, con una caduta alla disperata sullo svedese decisamente grottesca se non esilarante.

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