DAVOS – LUGANO
5-0
(0-0, 2-0, 3-0)
Note: Vaillant Arena, 3’989 spettatori. Arbitri Kurmann, Wehrli; Kovacs, Wüst
Penalità: Davos 5×2′, Lugano 4×2′
DAVOS – Ci si chiedeva se la vittoria soffertissima contro il Losanna fosse una svolta o un semplice “brodino”, e nei Grigioni probabilmente è arrivata la risposta. È vero che da un match all’altro sarebbe difficilissimo risolvere i problemi così per magia, ma di nuovo in trasferta, come successo a Zugo sabato, il Lugano ha mostrato una fragilità disarmante.
Non è spiegabile nemmeno con le assenze di Brunner, Walker e Steinmann, pur pesanti che siano, perché i limiti mostrati dai bianconeri di fronte a un Davos pure decimato sono quelli che si vedono ormai da un mese, ossia di natura soprattutto mentale e organizzativa. Una squadra come quella bianconera, che presenta certi nomi sul ghiaccio – vero, non sono tutto, ma diamine… – non può permettersi di essere ancora all’ultimo posto, ma nemmeno sotto la linea, dopo più di un turno ormai giocato, e questo la dice lunga sui problemi che stanno incontrando Hirschi e compagni.
I bianconeri hanno messo sul ghiaccio un buon piglio, cominciando tenendo a bada abbastanza bene il Davos pur subendo qualche contropiede, ma dando segni di crescita verso la fine del primo tempo. E le occasioni per passare le hanno avute anche Pettersson e compagni, ma il Davos ha saputo sfruttarle, al contrario di un attacco bianconero impreciso – quanti tiri fuori dallo specchio o “in bocca” a Genoni – e fattosi via via prevedibile e arginabile.
Lugano fattosi prevedibile già dopo la prima rete del Davos, segnata per mano di Marc Wieser, e il raddoppio di Jörg su una grande imbeccata di Setoguchi ha definitivamente buttato a terra il morale dei ticinesi. Possibile? Una squadra com quella di Fischer che si abbatte dopo un doppio svantaggio? Ebbene sì, e questo è sintomatico per fotografare il periodo che stanno passando i bianconeri, che ci provano, sbagliano, subiscono e si arrendono.
Il terzo tempo è così diventato quasi prevedibilmente una formalità per il Davos, che non solo ha trovato grande facilità nel controllare il match, ma ha potuto approfittare della citata fragilità del Lugano per portare lo score sin su un umiliante 5-0, grazie a Lindgren, di nuovo Jörg e Sciaroni. Non si può negare che Fischer abbia voluto provarci a rientrare, togliendo Merzlikins su un power play anche doppio, ma oltre al fatto che la frittata era completa, Klasen e compagni hanno avuto davvero pochissimi argomenti per impensierire Genoni.
Una sconfitta di nuovo pesante, come a Zugo per il risultato numerico, stavolta senza nemmeno segnare, ma mostrando nella loro completezza tutti i limiti di questo gruppo, che dà l’impressione di provarci, di lottare, ma che alla prima difficoltà si scioglie come neve al sole, con i giocatori quasi consapevoli che ciò che stanno facendo ormai non funziona.
Le difficoltà dei singoli non aiutano, ma a preoccupare è la mancanza di una visione chiara della mano dello staff tecnico, davvero troppa la confusione passata la linea di centro pista, dove i soliti Pettersson, Hofmann e qualche giovane come Morini, Romanenghi e Fazzini hanno cercato di dare qualche spunto. Sarebbe potuta anche essere una di quelle partite da vincere di “rapina” se solo gli attaccanti avessero avuto un po’ di malizia, ma forse, paradossale dirlo, perdere così questa partita può “far bene”, nel senso che ora è chiaro a tutti che le difficoltà sono profonde e radicate.
A preoccupare è l’accumulo di problemi di questa squadra, come l’incapacità – presunta? – dello staff tecnico di cambiare le cose, e anche la mossa di riunire gli svedesi sembra sia stata suggerita più dalla disperazione che dalla convinzione vera e propria, nonostante possa rivelarsi azzeccata a lungo termine.
Dopo più di un turno, ormai si devono vedere i primi risultati e un gioco chiaro, ma a Lugano tutto ciò sembra scomparso, e anche il carattere visto contro il Losanna si è disintegrato alla prima difficoltà. È giunto il momento forse di fare delle mosse “pesanti”? Di sicuro in società si sta prendendo sul serio la situazione, non disperata ma comunque grave, e il tempo potrebbe cominciare a stringere un po’ per tutti.
Il gol dell’1-0 di Marc Wieser è sembrato addirittura aver chiuso la partita già nel secondo tempo, data l’arrendevolezza con cui il Lugano ha affrontato i minuti seguenti subendo colpo su colpo le avanzate di Lindgren e compagni.