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Lugano

Il Lugano da tutto ma non basta, la stagione finisce a Ginevra

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GINEVRA – LUGANO

2-1

(1-0, 0-0,0-1)

lugano
Reti: 8’22 Picard (Antonietti, Daugavins) 1-0, 56’01 Rüfenacht (Sannitz, Hirschi) 1-1

Rigori: Noah Rod

Note: Les Vernets, 7’135 spettatori. Arbitri: Rochette, Wehrli; Fluri, Müller

Penalità: Ginevra 5×2′, Lugano 5×2′ + 1×10′ (Rüfenacht)

GINEVRA – Mai quanto in quest’ultima serata il Lugano è andato vicino ad espugnare queste maledette Vernets. Purtroppo il filo che ha unito la prima vittoria in terra ginevrina alla fine della stagione bianconera, già di per se sottilissimo, si è spezzato, e dalla speranza portata da un rigore, da un occasione fallita o finita su un palo, in un amen si è passati all’archivio. L’archivio in cui riporre la stagione 2013/14 dei bianconeri.

Stagione finita di nuovo ai quarti di finale, sicuramente non persa in quest’ultima partita in cui i ragazzi di Fischer e lo stesso coach hanno dato tutto quello che c’era da dare e anche oltre, ma come nelle sfide precedenti si sono scontrati con un collettivo ginevrino impressionante per qualità offensiva e forza fisica, ma pure con quei limiti propri che hanno caratterizzato gran parte della stagione.

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Limiti da ricercare nella produttività offensiva, nella continuità, e proprio perché confrontati con i colossi ginevrini, nell’uso del fisico, limitato anche da “madre natura”. Ancora una volta Fischer ha mescolato le carte, proponendo Merzlikins a difesa della gabbia bianconera, riutilizzando Heikkinen per dare peso alla difesa e richiamando pure Fazzini per cercare in lui quella freddezza sotto porta che troppo spesso ha tradito i bianconeri. Mosse azzeccate, o perlomeno non sbagliate, dato che se la vittoria non è arrivata, il rimpianto per non averci provato magari qualche partita prima è sicuramente grande, anche se si era già discusso della volontà di lasciare ai giovani il loro torneo.

Partiti come in 4 gare su 5 in svantaggio, i bianconeri hanno fatto gioco pari ai ginevrini, almeno sul piano dell’intensità e della convinzione, pur continuando a soffrire la forza d’urto di Lombardi e banda. A numero di occasioni da rete, ad un certo punto, avrebbero pure meritato di stare davanti, ma di nuovo, l’efficacia offensiva sappiamo che non è qualità di questo Lugano.

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Dove non si arriva di spada si arriva di cuore, come spesso è capitato in stagione, con il cuore di Rüfenacht, che ha riacceso la famosa fiamma della speranza pareggiando a pochi minuti dalla fine, e spedendo tutti all’overtime della paura. Neanche a dirlo, tra le occasioni migliori ci sono state quelle bianconere, in particolare con il regalo ginevrino di un rigore – prontamente fallito – assegnato per un cambio scorretto.

Che fosse un preludio? Sbagliare un rigore in quel momento può far sorgere molti dubbi, e quando al termine del supplementare ci si sfida a questi duelli, la testa conta molto più delle mani a volte. Ne sa qualcosa McSorley, che sul rigore decisivo, dopo che tutti i precedenti ginevrini e luganesi hanno fallito, mette in pista il 17enne Rod.

Il ragazzo non ci pensa su due volte, tira il rigore con una nonchalance quasi fosse in allenamento, con la testa libera da ogni pressione: Merzlikins a sedere, Lugano in ginocchio e Ginevra in semifinale. Questo è l’hockey, costellato da episodi fiabeschi e emozioni infinite, ma al tirar delle somme è un gioco che spesso, come in questo caso, premia i migliori. Non bastano due partite giocate “a fuoco” per vincere una serie, non bastano due reti fuori casa per impensierire il Servette, non è bastata la buona volontà al Lugano per battere la squadra di McSorley, oggettivamente più forte, smaliziata e più matura per fare strada nei play off.

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Al Lugano rimangono i rammarichi, l’amarezza tipica dell’eliminazione, ma di sicuro gli spunti di cui essere felici e fiduciosi non mancano. Si paga l’inesperienza, in panchina e in parte dello spogliatoio, si paga una rosa incompleta per competere fino in fondo, si paga una stagione rappezzata e forse mal gestita sul piano delle forze, ma per questi bilanci ci sarà tempo.

Personalmente, questa eliminazione “brucia” meno delle passate, forse perché il Ginevra è una delle squadre – o la squadra – migliori del momento, ma soprattutto perché la via tracciata ha una direzione precisa, perché tutti possono solo crescere e migliorare in ogni aspetto, e allora mai come quest’anno, si spera che settembre sia già dietro l’angolo.

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