FRIBORGO – LUGANO
4-2
(1-0, 2-2, 1-0)
Reti: 17’34 Mottet (Sörensen, Jecker) 1-0, 21’57 Bertschy (Schmid, Jecker) 2-0, 24’28 Carr (Thürkauf, Mirco Müller) 2-1, 30’28 DiDomenico (Gunderson, Sörensen) 3-1, 39’26 Thürkauf (Alatalo, Carr) 3-2, 58’42 Bertschy (De la Rose) 4-2
Note: BCF Arena, 9’095 spettatori
Arbitri: Borga, Hebeisen; Schlegel, Wolf
Penalità: Friborgo 7×2, Lugano 7×2
Assenti: Julian Walker, Markus Granlund, Giovanni Morini, John Quenneville (infortunati), Joey LaLeggia, Arno Snellman, Roberts Cjunskis, Alessandro Villa, Joel Messerli, Jeremi Gerber, Leandro Hausheer, Maxime Montandon, Mikko Koskinen, Arnaud Montandon, Aleksi Peltonen (sovrannumero)
FRIBORGO – Delusione, rammarico, amarezza. Tutti sentimenti normalissimi quando una squadra deve salutare la lotta in campionato e andare in vacanza, soprattutto quando arriva a giocarsi la qualificazione alle semifinali fino a Gara 7 della serie e a restare in partita fino all’ultimo.
Il Lugano proverà sicuramente tutto questo tra spogliatoi, viaggio in bus e mattina seguente, perché nessuno può mai dirsi felice di venire eliminato anche quando si affronta una squadra che ha chiuso la regular season con quasi trenta punti di distacco, i playoff sono fatti per cercare di vincere, punto.
Da questa eliminazione però i bianconeri, quando avranno raffreddato la cosa e i pensieri saranno meno aggrovigliati e più sereni, si accorgeranno che uscirà anche tanta fiducia per il futuro, seminato con spirito di squadra, attitudine battagliera (ritrovata dopo un breve momento di smarrimento) fiducia reciproca tra staff tecnico e giocatori, nonché si spera anche un nuovo attaccamento tra tifosi e squadra.
Si potrà dire che ancora una volta la stagione del Lugano vede il suo capolinea ai quarti di finale, ma è innegabile che nella globalità della stagione la squadra ha fatto dei passi avanti e questa eliminazione dà l’impressione di essere meno “grigia” delle precedenti, perché si è percepito esserci una via da seguire dopo le incognite viste fino a un anno fa.
Contro il Friborgo, anche in questa ultima decisiva partita il Lugano è rimasto aggrappato alla possibilità di passare il turno fino all’ultimo, nonostante per un certo momento è sembrato che tutto potesse sfuggire di mano in poco tempo dopo il 2-0 di Bertschy in entrata del secondo periodo.
Il Lugano è sì sembrato meno brillante in particolare rispetto a Gara 6, ma nonostante tutto ha sempre trovato la maniera di restare incollato al Gottéron sfruttando i piccoli momenti a favore, con il 2-1 di Carr prima e il 3-2 uscito un po’ dal nulla di Thürkauf a filo della seconda sirena.
Non c’è però stato nulla da fare nel terzo periodo, la squadra di Dubé ha permesso agli ospiti di tenere il pallino del gioco, tenendoli alla larga dallo slot, e quando Carr o Arcobello sono riusciti ad affondare comunque le lame davanti a Berra ci ha pensato proprio un intrattabile portiere dei dragoni a chiudere tutto, rendendosi protagonista di alcune parate di grandissimo livello.
Il Lugano ha pagato i momenti di scarsa lucidità come quella penalità da quattro minuti inflitta a Jecker (ancora lui…) nel finale che sarebbe potuta diventare decisiva, ma in quel momento si era capito che a Thürkauf e compagni mancava la brillantezza necessaria per trovare lo spunto giusto e arrivare al pareggio, giocando un power play troppo leggero e sterile per fare male a Reto Berra.
Nemmeno il tentativo in sei contro cinque del finale ha portato frutti, se non il 4-2 definitivo di Bertschy che ha premiato un Friborgo di nuovo non perfetto ma capace di fare la differenza nei momenti giusti e di sfruttare i propri slanci anche quando si doveva difendere.
Passa quindi la squadra più forte, perché più forte lo è il Gottéron, ma il Lugano, da Gara 3 in avanti ha dimostrato che con una mentalità forte e l’intelligenza tattica avrebbe potuto anche fare sua la serie a scapito dei dragoni, e vedere comunque i bianconeri battersi a certi livelli di competizione sia fisica che mentale contro una squadra come quella di Dubé, dimostra i passi avanti fatti dai bianconeri a livello di mentalità rispetto agli ultimi anni.
Delusione, rammarico e amarezza, non può essere altrimenti. Ma i tifosi bianconeri possono dormire sonni tranquilli in vista del futuro, la via intrapresa potrà riservare diverse soddisfazioni se portata avanti con coerenza e lo stesso spirito mostrato in questa stagione ricca di difficoltà.
Anche Luca Gianinazzi si porterà tante cose nel futuro da questa stagione e da questa serie dei quarti, la sua prima annata “vera” e condotta per intero sin dalla preparazione è sicuramente positiva. Il giovane coach bianconero ha tenuto in piedi il gruppo nei momenti di difficoltà, ha mostrato i suoi grandi atout e anche gli errori di “gioventù”, ma ha sempre saputo rimediare e non si è vergognato di tornare sui suoi passi dopo decisioni rivelatesi errate, mostrando flessibilità e intelligenza nel lavoro quotidiano.
Insomma, tra un comprensibile muso lungo e l’altro, di motivi per sorridere verso i prossimi mesi ce ne sono parecchi. Testa alta, bianconeri.
IL PROTAGONISTA
Reto Berra: Il portiere dei dragoni ha chiuso la saracinesca nel momento giusto, in quel terzo tempo in cui il Lugano avrebbe dovuto alzare il baricentro alla ricerca del pareggio. Il cerbero ex NHL ha tirato fuori alcune parate di grandissima difficoltà e chiuso ogni via a Joly e compagni, dominando il suo spazio davanti alla porta. Ultima firma sulla partita quel big save impressionante su Carr a pochi secondi dalla fine, tanto per non lasciare nemmeno le briciole agli avversari.
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