DAVOS – LUGANO
4-3
(0-0, 1-1, 2-2; 1-0)
Note: Vaillant Arena, 4’306 spettatori. Arbitri Wehrli, Wiegand; Bürgi, Wüst
Penalità: Davos 6×2′, Lugano 5×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Bertaggia)
DAVOS – Niente da fare, i bianconeri non riescono ad invertire la tendenza negativa generata dalle sconfitte rimediate contro Zurigo e Ginevra ed incassa una battuta d’arresto che ha quantomento dell’incredibile.
Sì, perché quella maturata alla Vaillant Arena contro il Davos di Arno Del Curto è una sconfitta che fa male, con il Lugano che sembrava tranquillamente in controllo di una partita giocata male da entrambe le squadre, ma che i bianconeri erano riusciti a indirizzare dalla parte giusta con due gol nel terzo tempo firmati da Hofmann e Klasen. Un 3-1 maturato dopo le reti in rapida successione di Martensson e Simion nel periodo centrale e che avrebbero dovuto portare alla prima vittoria esterna della stagione per la truppa di Doug Shedden.
Invece il Lugano dimostra di essere una squadra fragile soprattutto quando la partita entra nei momenti caldi e, come successo contro il Ginevra Servette nell’ultima uscita, incassa due gol nel giro di pochi secondi a tre minuti dal termine dell’incontro, per poi subire un’ulteriore marcatura da parte di Sciaroni nella lotteria dell’overtime 3-contro-3.
Dopo la disfatta della Resega, Shedden ha provato a rimescolare le carte in attacco, separando Brunner e Klasen e creando una linea tutta svedese con Zackrisson (che come previsto ha preso il posto di Sondell). Di riflesso, Brunner è stato spostato con Hofmann, centro per l’occasione, e Bürgler. Proprio questa linea è quella che ha creato i maggiori pericoli a Van Pottelberghe, imbastendo diverse azioni offensive che però spesso non hanno trovato un terminale offensivo in grado di concretizzare le occasioni avute, ad immagine di un Hofmann molto volenteroso ma arruffone e poco incisivo.
La scelta del cambio di linea sembrava aver portato i suoi frutti, con Hofmann a siglare il gol del vantaggio e Klasen a segnare con un one-timer ben imbeccato da Zackrisson. Fino agli ultimi 3 minuti, dove tutto quello che di buono si è visto (invero poco, ma almeno dei segnali di ripresa ci sono stati) si è letteralmente squagliato come neve al sole.
La squadra sottocenerina ha mostrato anche buone cose nel corso dell’incontro, soprattutto durante il boxplay, anche domenica perfetto e che ha superato indenne pure due situazioni di 5-contro-3, oltre che 5 minuti di inferiorità dovuti alla carica di Bertaggia (dura ma parsa regolare) ai danni di Du Bois, che ha portato ad una penalità di partita per il numero 13 bianconero. Come accade da inizio stagione però, il Lugano si perde sul più bello, non riuscendo a chiudere i giochi nel momento opportuno e concedendosi troppi svarioni difensivi che alla lunga sono costati cari a Manzato e compagni.
Proprio il portiere bianconero, tanto vituperato nelle ultime partite per delle prestazioni ben sotto la sufficienza, ha sfoderato un’ottima prova per 57’ (tralasciando il gol di Simion con un tiro non irresistibile, il numero 84 ha salvato diverse volte la baracca bianconera nel corso dell’incontro) per poi affondare con tutta la squadra, ad immagine del cattivo posizionamento sul terzo gol o della passività sul game winning goal di Sciaroni. Sia chiaro, la sconfitta del Lugano non è a carico del portiere friborghese, ma la mancanza di Elvis Merzlikins, difensore aggiunto nella retroguardia bianconera, inizia a farsi sentire.
Ai bianconeri serve una svolta in questa stagione, perché se è vero che la stagione è ancora lunga e le defezioni sono importanti, queste tre sconfitte sono un campanello d’allarme grande e grosso per Doug Shedden, che deve cercare di trovare delle risposte in fretta.
Il Lugano è una squadra che in questo momento non gira e che vive di fiammate dei singoli, ad immagine di un Klasen che ha sì trovato la rete, ma che è sembrato ancora spaesato e fuori forma, oppure Brunner che non riesce ad essere pericoloso come ci si aspetta da un attaccante della sua caratura.
Insomma, i bianconeri devono riuscire ad uscire dal guscio in cui loro stessi si sono rinchiusi, trovando il modo di sbloccarsi soprattutto a livello mentale. Una volta riusciti a ritrovare le giuste sensazioni e abbandonata la fragilità vista nelle ultime uscite, le cose potranno solo migliorare
LA GESTIONE DEI MOMENTI CHIAVE: Doug Shedden si era lamentato già prima delle tre sconfitte di questa settimana ed i risultati scaturiti contro Zurigo, Ginevra e Davos gli danno ragione.
Il Lugano fa un’enorme fatica a gestire le situazioni chiave della partita. Esempi lampanti sono il vantaggio dilapidato in pochi secondi alla Vaillant Arena e le due reti subite nel primo periodo alla Resega contro il Ginevra.
Duri colpi da smaltire per una squadra in crisi di identità e di gioco, che dovranno però essere dimenticati, in modo da poter ripartire dagli errori commessi imparando la lezione.