GINEVRA – Sconcertante. È il minimo che si possa dire al termine del disastroso fine settimana bianconero (e aggiungiamoci pacificamente anche la trasferta di Coppa a Langenthal) dopo le brutte sconfitte contro Davos e Ginevra.
Le cifre sono impietose: 18 reti subite nelle ultime 4 partite, solo 8 quelle fatte, punti contro attuali avversari diretti 3. Numeri che non mentono, duri finché si vuole, ma specchio pulitissimo e assolutamente fedele di ciò che sta accadendo tra i ranghi del Lugano, squadra persa nei suoi errori, alla ricerca poco convinta di un qualcosa che possa cambiare una tendenza che ora fa paura e sveglia brutti ricordi.
Inutile ora star qui a fare la cronaca della disfatta di Ginevra, sembrerebbe la brutta (!) copia di ciò che Klasen e compagni hanno mostrato la sera precedente alla Resega contro il Davos. Proprio così, perché se perlomeno contro i grigionesi il Lugano ha mostrato per una decina di minuti di voler rincorrere e dare una spruzzatina d’orgoglio alla propria gara, a Les Vernets questo “impeto” è durato la bellezza di 5 minuti, quegli scarsissimi 5 minuti in entrata del secondo tempo.
E cosa è bastato al Ginevra – che non è che se la passi di lusso, diciamocelo – per mettere sulle ginocchia il suo avversario? Semplicemente la rete del 2-0, arrivata dopo qual breve momento di spinta bianconera.
È preoccupante assai che questa squadra si sfiduci e si sfaldi alla prima difficoltà senza più nemmeno lottare, lasciando che le mareggiate la portino al largo in acque profonde e fredde, è sconcertante che una squadra come il Lugano sfasci ogni proposito e ogni minima idea, di quelle poche che restano, appena le cose si complicano.
Dov’è finita quella squadra alla quale Shedden e Curcio avevano trasmesso il proprio carattere? Quella squadra che era diventata esperta in rimonte e vittorie esterne negli scorsi playoff, che faceva del carattere la propria forza non può essere quella vista in pista a Ginevra, che nel proprio baratro ha risucchiato tutti, dal primo all’ultimo, persino l’estremo baluardo Merzlikins, colui che salvava la baracca quando stava per crollare.
Ha fatto specie vedere Shedden perdere la calma in una maniera tale da prendersi 2 minuti di penalità, e ha fatto ancor più male vedere Hirschi, l’esempio per tutti, il gladiatore pacifico, reagire brutalmente verso Wick dopo che lo stesso aveva segnato il 3-0 proprio sul box play causato da Shedden.
Un’immagine che racchiude tutto, nervosismo, mancanza di serenità e frustrazione, oltre a una rete caduta nella stessa identica maniera delle prime due, ossia con incertezze difensive da far venire i brividi a ridosso della porta bianconera.
Il pesante 5-0 subito a Ginevra si aggiunge a una lista che mette i brividi: 1-5 a Langenthal, 2-5 dal Davos in casa e questa altra scoppola, tutte in fila, senza contare il 2-5 di Friborgo e l’altro 0-5 di Zugo.
Una ricorrenza del numero 5, inteso come reti subite che inorridisce, che va ad aggravare la voce dei gol presi fino a 64, indice di peggior difesa del campionato. Inutile dire che anche l’attacco del Lugano fa parecchio cilecca, uomini come Hofmann, Brunner, Bertaggia, Martensson hanno messo assieme un bottino di 13 reti in 4, una miseria se si conta che il solo Bürgler ne ha conteggiate 10.
Ma è ovvio, prestazioni “depresse” e numeri insufficienti sono causa uno dell’altro, e finché Shedden non troverà dei correttivi – oltre che delle scelte logiche nel line up, e una maniera convincente di spronare la squadra – difficilmente si potrà invertire la rotta in maniera decisa, perché purtroppo questa squadra somiglia sempre più a quella di Fischer, e nessuno si augura di dover arrivare ancora a certi punti.
Stavolta, di fronte a Gerbe e compagni, il Lugano ha mostrato una faccia a dir poco disarmante, e il Ginevra non ha fatto altro che passare sopra ai cocci per trovare una vittoria che dal 2-0 in avanti è sembrata persino facile.
Errori difensivi enormi (le prime tre reti identiche) nervosismo che ha causato troppe penalità sfruttate poi dal power play granata, e un atteggiamento rinunciatario hanno permesso ai romandi di ottenere una vittoria logica e pesante.