LOSANNA – LUGANO
2-4
(1-1, 0-0, 1-3)
Reti: 1’47 Oksanen (Suomela, Heldner) 1-0, 15’22 Verboon (Marco Müller, Canonica) 1-1, 43’41 Carr (Aebischer, Thürkauf) 1-2, 44’26 Joly 1-3, 56’53 Sekac (Dahlström, Arcobello) 1-4, 59’42 Suomela (Oksanen) 2-4
Note: Vaudoise Arena, 8’723 spettatori
Arbitri: Borga, Hungerbühler; Duc, Humair
Penalità: Losanna 2×2, Lugano 1×2
Assenti: Aleksi Peltonen, Liekit Reichle, Cole Cormier (sovrannumero), Giovanni Morini (infortunato)
LOSANNA – Era il 23 settembre 2023, praticamente un anno esatto fa. Stessa pista, stessa partita, il Lugano se ne usciva dalla Vaudoise Arena con un 4-1 sul groppone e una bella lezione da parte dei futuri finalisti del Losanna.
Sabato 21 settembre 2024, quel Lugano sembra lontanissimo, i bianconeri – il cui primo gol in entrambe le sfide è stato segnato da Verboon – se ne vanno dalla città sul Lemano con un 4-2 a proprio favore in tasca dopo una partita dominata per due terzi abbondanti contro Suomela e compagni.
A fare impressione è stata soprattutto la maniera con cui la squadra di Luca Gianinazzi ha controllato il Losanna dal secondo periodo in avanti, quasi come avesse una corda attaccata decidendo di volta in volta quando scioglierla un minimo e quando ritirarla a sé, insomma il classico caso dell’allievo che supera il maestro.
Il coach bianconero, alla vigilia del campionato, aveva affermato di aver voluto modificare la squadra ispirandosi anche a chi aveva avuto più successo del Lugano, e se tanto dà tanto, un Sekac prelevato proprio dai losannesi e rivelatosi un vero dominatore della sfida, getta sul tavolo un bell’indizio su chi abbia fatto da ispirazione. Il ceco, già messosi in luce contro il Davos, ha guidato la squadra con una prestazione enorme per sostanza e qualità, togliendosi pure lo sfizio di salutare i suoi vecchi tifosi con la ciliegina del classico gol dell’ex, ma per tutta la partita ha dimostrato cosa significhi portare leadership e mostrare la via ai compagni.
Il suo lavoro, e quello del suo blocco, con l’instancabile Zohorna e la velocità di Zanetti, si sono uniti alla mole di “legna” spaccata dal bottom six per lavorare ai fianchi un Losanna che dal ventesimo via non ci ha capito più nulla, passando interi cambi schiacciato nel proprio terzo a difesa dell’ottimo Pasche. Solo per un momento la squadra di Ward è sembrata in grado di prendere in mano l’incontro, ed è stato dopo il gol a freddo di Oksanen, ma è stata una sensazione rapida ed effimera, tanto bene ha reagito il Lugano a quella rete.
L’unico piccolo appunto alla squadra ospite potrebbe venir mosso proprio per non aver sfruttato l’onda di quel secondo periodo (in cui c’è stato un parziale di 12 tiri a 0 nei primi otto minuti) per incanalare già la sfida sui propri binari, ma anche questo fattore a suo modo mette in risalto un’altra qualità di Arcobello e compagni. Quei lunghi minuti di dominio totale sono stati spezzati da un box play, ma appena rientrato Canonica dalla panchina dei puniti il Lugano ha ricominciato a martellare come se nulla fosse, sfiancando letteralmente i propri avversari.
La filosofia di Gianinazzi è anche quella di togliere il disco dalla squadra che si ha di fronte, per farla correre e stancare, per fargli perdere riferimenti e lucidità, e in questo senso il lavoro del Lugano ha pagato comunque.
In entrata di terzo periodo, infatti, Carr e soprattutto Joly hanno approfittato proprio di questo ritirarsi alle corde di un Losanna sempre meno lucido e in grado di contenere il Lugano, trovando i gol decisivi per l’allungo proprio come fossero i colpi finali di un pugile che ha sfiancato l’avversario per tutto l’incontro, pure salvato in due circostanze dai ferri. Da lì via i bianconeri hanno controllato agevolmente l’incontro, il Losanna non ha più avuto energie e forze mentali per rientrare, e non inganni la rete di Suomela nei secondi finali, il Lugano non ha mollato di un centimetro quella partita.
È stata probabilmente una delle migliori partite per completezza del Lugano degli ultimi anni, forse la migliore per quanto dimostrato da tutti i blocchi e per la capacità di dominare tatticamente e fisicamente l’avversario. Giocando a otto difensori – con Andersson rientrato nel line up – Gianinazzi si è assicurato copertura difensiva approfittando anche del lavoro degli attaccanti, con una linea come quella dei due cechi oltremodo dominante e un primo blocco dei tre tenori capace di approfittare del lavoro sia di Sekac, Zohorna e Zanetti, che quello di Marco Müller, Canonica e Verboon, questi ultimi molto efficaci anche nel tenere lo slot davanti a Van Pottelberghe piuttosto pulito e “arioso”.
Un bel segnale quello mostrato dal Lugano e anche dallo staff tecnico, capace di vincere tatticamente questa partita che si prospettava come il primo vero test duro di questa stagione per i bianconeri, attesi ora a segnali di continuità. Thürkauf e compagni hanno mostrato anche di essere cambiati parecchio rispetto alla scorsa stagione, non solo negli effettivi ma anche nel carattere, diventato più rude, sfacciato e cattivo.
Perché con i soli bravi ragazzi non si va da nessuna parte.
IL PROTAGONISTA
Jiri Sekac: Già contro il Davos aveva giocato un’ottima partita, ma alla Vaudoise Arena è stato a dir poco dominante. Ha vinto praticamente tutti i duelli fisici, dietro la porta avversaria ha recuperato numerosissimi dischi (Marti non ne è uscito bene) ha ispirato i compagni e si è tolto lo sfizio del primo gol in campionato con la nuova maglia proprio contro la sua ex squadra. Difficile fare meglio di così.