BIENNE – LUGANO
6-4
(3-2, 1-1, 2-1)
Reti: 6’22 Loeffel (Arcobello, Wellinger) 0-1, 8’06 Kohler (Tanner, Rathgeb) 1-1, 12’57 Fuchs 2-1, 15’21 Fazzini (Morini) 2-2, 18’27 Rathgeb (Cunti) 3-2, 32’44 Wellinger (Loeffel) 3-3, 39’34 Brunner (Cunti, Rathgeb) 4-3, 47’26 Rathgeb 5-3, 52’09 Hofer (Moser, Rajala) 6-3, 57’04 Boedker (Lajunen, Arcobello) 6-4
Note: Tissot Arena, 30 spettatori. Arbitri Wiegand, Hungerbühler; Huguet, Wermeille
Penalità: Bienne 7×2′, Lugano 5×2′
Assenti: Sandro Zurkirchen (infortunato), Timo Haussener, Eliot Antonietti (Rockets), Dominic Lammer, Matteo Romanenghi (sovrannumero)
LUGANO – L’hockey è un gioco semplice (?), ma è ancora più semplice romperne gli equilibri. Un gioco pericoloso, e quando questi equilibri si rompono sfociano in partite come quella disputata dal Lugano alla Tissot Arena. Certo, “ai punti” si potrebbe anche obiettare che i bianconeri avrebbero meritato qualcosa in più visto lo sforzo profuso nel terzo periodo, ma alla fine merita chi segna un gol in più dell’avversario.
E il Bienne ne ha segnati due in più del Lugano per il semplice motivo che la difesa ospite ha concesso in una partita tutto o quasi quello che non aveva concesso nelle ultime tre o quattro uscite. E non ci riferisce solo ai tiri in porta – che al conteggio vanno a favore di Bertaggia e compagni – bensì alle azioni che hanno perforato lo slot davanti a Schlegel con troppa facilità. Già dai primi cambi si è capito che i bianconeri erano in pista troppo sbilanciati ed eccessivamente “lunghi”, lasciando spazi aperti alle veloci incursioni dei giallorossi.
Lo slot basso del Lugano è stato così preda facile a intervalli regolari, ed è stato un pessimo segnale quello mostrato da una squadra che aveva fatto della copertura di quello spazio di ghiaccio la migliore del campionato. Difficile capire perché i ragazzi di Pelletier non siano mai riusciti a tenere una certa compattezza per più di qualche cambio di fila, producendo sì sempre una quantità notevole di occasioni da rete, ma lasciando sempre questa galleria in verticale che ha causato un numero preoccupante di due contro uno e tre contro uno.
Tutto a un tratto il Lugano ha perso quelle che erano le sue zone di competenza e nelle quali era in grado di prendere in mano gioco e situazione, ossia la zona neutra e il proprio terzo di difesa, costringendo l’avversario a girare al largo o cercare continuamente il lancio profondo per superare la difesa schierata.
Certo, alcune reti sono cadute anche per gli errori di alcuni difensori, a dirla tutta nemmeno troppo forzati a queste dimenticanze, anche se in qualche frangente il Bienne ha colpito con invidiabile cinismo, soprattutto tra nel primo e nel terzo tempo.
Il Lugano ha invece lasciato per strada molte occasioni da rete, scontrandosi con un ottimo Paupe – efficace anche se possessore di uno stile quantomeno “personale” – e una mira imprecisa, ma non è sul fronte d’attacco che il Lugano deve recriminare di più.
Serge Pelletier non è un allenatore di primo pelo e sa benissimo che la sua squadra può e deve dare molto di più, soprattutto sul piano della disciplina. Loeffel e compagni hanno già dimostrato in questo primo turno (se così lo si può definire…) che la loro vera forza è l’equilibrio tra una difesa stabile e solida e un attacco ad alto potenziale e finora è funzionato bene. Quello del Lugano di venerdì sera non è sembrato un problema tattico o di schemi, ma più probabilmente è stato causato da un non necessario rilassamento e un atteggiamento troppo passivo.
Se l’impressione è quella giusta sarà bene che il Lugano lo dimostri subito, perché i Lions ospiti alla Cornèr Arena sabato sera non sembrano la squadra più propensa a fare sconti.
IL PROTAGONISTA
Yannick Rathgeb: In un contesto di difese ballerine e attacchi pirotecnici, un giocatore piuttosto “anarchico” come Rathgeb sa esaltarsi al meglio.
Il difensore dei seeländer è stato infatti autore di diverse ripartenze pericolose, lanciando con un assist millimetrico Kohler per l’azione del primo vantaggio e segnando di persona il 3-1 e lo splendido 5-3 al termine di un’azione personale irresistibile. Più attaccante che difensore.