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Lugano

Il lavoro e l’umiltà del Lugano piegano lo Zugo

Con soli quattro stranieri e senza Simion da metà partita, i ragazzi di Mitell si mettono la tenuta da battaglia e portano via tre punti ai tori

(PostFinance/KEYSTONE/Philipp Schmidli)

Il lavoro e l’umiltà del Lugano piegano lo Zugo

ZUGO – LUGANO

2-3

(0-1, 2-1, 0-1)

Reti: 17’41 Thürkauf (Dahlström) 0-1, 27’40 Fazzini (Sanford, Alatalo) 0-2, 32’42 Wingerli (Hofmann, Geisser) 1-2, 35’45 Sklenicka (Kovar, Vozenilek) 2-2, 54’47 Marco Zanetti (Tanner, Müller) 2-3

Note: OYM Hall, 7’450 spettatori
Arbitri: Wiegand, Staudenmann; Francey, Gnemmi
Penalità: Zugo 6×2, Lugano 4×2 + 1×5 + 1×20

Assenti: Rasmus KupariAlessio BertaggiaBrendan PerliniMike Sgarbossa (infortunati)

ZUGO – È nelle difficoltà che si riconoscono le squadre in salute, per le risposte che sanno dare ai passi falsi e ai problemi nel mettere assieme un line up. Ovviamente la sconfitta di giovedì sera contro il Friborgo in un periodo comunque positivo per il Lugano nulla è in confronto alle difficoltà vere che i bianconeri hanno attraversato una stagione fa, quindi questi normali passi falsi li possiamo accogliere con maggiore leggerezza.

Semmai a pesare di più sono i problemi di formazione che, risolto uno e comparso un altro, continuano a creare grattacapi allo staff tecnico. Già privi di Perlini, i bianconeri hanno visto anche Sgarbossa alzare bandiera bianca a causa di uno scontro con la balaustra provocato da una monetina lanciata dagli spalti nell’ormai famoso “intermezzo” della sfida al Gottéron, una beffa clamorosa ma quanto mai annunciata.

A Zugo si è visto quindi un Lugano di nuovo rimaneggiato e che, non bastasse, nel secondo periodo ha perso anche Simion per una discussa penalità di partita per un’ostruzione ai danni di Genoni.

(PostFinance/KEYSTONE/Philipp Schmidli)

Da quel momento, con un vantaggio di 2-1 nato grazie a un’invenzione di Thürkauf nel primo tempo – equilibrato ma poco emozionante – e a una sassata di Fazzini in powerplay seguito dal gol di Wingerli in un tempo centrale decisamente pirotecnico e movimentato con le due squadre disposte a tutto nel darsi battaglia, lo Zugo, anche se privo di Tatar e Kubalik, ha aumentato lo sforzo offensivo fino ad arrivare al quasi logico 2-2 in cinque contro tre.

Ed è da quel momento che il Lugano ha dovuto mettersi l’elmetto e soffrire, a gestire la spinta dello Zugo con intelligenza e la consueta lucidità, trovando però pure diversi spazi per ripartire per vie centrali in una difesa dei padroni di casa non sempre molto attenta e fragile a centro pista.

Le occasioni per giocare in powerplay non sono nemmeno mancate – in effetti il gol di Fazzini era arrivato in superiorità numerica – ma tra le solite difficoltà “congenite” e le assenze, i quintetti di Mitell hanno sprecato molto tempo prima di trovare qualche breve trama spentasi in pochi tocchi.

E allora la rete risolutiva era quasi scritto che dovesse trovarla un blocco di lavoratori inedito, quello composto da Canonica (gara di grande qualità la sua, si conferma uno specialista di livello in boxplay), Tanner e ovviamente Marco Zanetti, autore del game winning gol.

(PostFinance/KEYSTONE/Philipp Schmidli)

È stata una partita in cui tutti i bianconeri hanno dato il loro contributo quando sono stati chiamati in causa, da uno Schlegel a tratti intrattabile, un Dahlström concentrato e pure brillante in fase offensiva con un paio di insospettabili scorribande, e a tutti quegli attaccanti capaci di un grande lavoro a tutta pista, guidati dal solito fenomenale Sanford.

Emblematica anche la calma e la lucidità nel difendere il risultato nel finale, sintomo di una squadra che dalla sconfitta del giorno prima ne è uscita con serenità capace di riprendere il lavoro di tutti i giorni e di concentrarsi sul nuovo obiettivo giornaliero.

Per niente una cosa scontata per chi si ricorda del vecchio Lugano, mentre quello nuovo si distingue per essere la migliore squadra in trasferta e la seconda per vittorie da tre punti dietro il Davos, e che oggi si trova aggrappata lassù al quarto posto seppure con una partita in più di un paio di inseguitori. Ma conosciamo ormai fin troppo bene Tomas Mitell, di fronte a questi numeri sentenzierebbe a piena ragione il suo classico “stay humble” che finora ha funzionato alla grande.


IL PROTAGONISTA

Zach Sanford: Il suo rendimento è sempre stato molto alto da quando ha trovato il giusto ritmo ma venerdì sera – con diverse pesanti assenze e soli quattro stranieri – il topscorer bianconero si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle, giocando una partita con un volume di gioco enorme, mantenendo sempre uno standard altissimo di qualità e mettendosi sempre in prima fila quando c’era da sacrificarsi e dare l’esempio.


HIGHLIGHTS

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