LUGANO – GINEVRA
7-1
(1-0, 6-1, 0-0)
Reti: 11’20 Lajunen (Brunner, Hofmann) 1-0, 20’30 Bürgler (Sanguinetti, Cunti) 2-0, 27’11 Cunti (Romanenghi, Bertaggia) 3-0, 29’21 Vauclair (Hofmann, Fazzini) 4-0, 30’32 Loeffel (Fransson, Richard) 4-1, 32’53 Cunti (Vauclair, Bürgler) 5-1, 33’53 Morini (Reuille, Sanguinetti) 6-1, 39’36 Brunner (Sanguinetti, Cunti) 7-1
Note: Resega, 5’523 spettatori. Arbitri Eichmann, Massy; Borga, Gurtner
Penalità: Lugano 6×2′ + 1×10′, Ginevra 9×2′ + 1×10′
LUGANO – Ci è voluto il Ginevra per risvegliare nel Lugano una voglia di rivalsa, quella convinzione che da troppo tempo era scivolata via dalle fila bianconere come un pugno di neve in una calda giornata primaverile.
Forse i ricordi delle infinite sfide primaverili dei playoff passati contro i granata hanno fatto sì che Chiesa e compagni ritrovassero il fuoco sacro dentro di loro, o forse semplicemente, i bianconeri si sono guardati negli occhi, come dovrebbe fare un gruppo di uomini e dopo la sfida persa nell’Emmental si è capito – finalmente, si spera – che andare avanti di quel passo claudicante era veramente troppo.
Troppo per i tifosi, per la maglia e semplicemente per i giocatori e gli allenatori, che di amor proprio dovrebbero essere dotati anche se visti a distanza di una tribuna o di una rete che separa la curva dal ghiaccio. Proprio questo è stato ritrovato dai bianconeri contro la malcapitata truppa di Craig Woodcroft, l’amor proprio e quello dei tifosi, spesso poco indulgenti dalle parti della Resega con chi non da segno di voler abbracciare la causa.
Sin dal primo cambio, i ragazzi di Ireland sono tornati a giocare con convinzione, compattezza e voglia di sacrificio, mettendo sotto un Ginevra che, a parte le corde suonate dai vari Richard, Romy e Loeffel, era parso subito a disagio sulla pista luganese. Cambio dopo cambio, il Lugano è tornato combattivo e regolare nel suo incedere, sbagliando certo, subendo qualche rischio di troppo in uscite dal terzo fin troppo spavalde e coraggiose, ma come non succedeva da troppo tempo, non hanno mai dato l’impressione di poter perdere il controllo del match.
Nemmeno nel temutissimo secondo periodo, la famosa zona grigia del Lugano o, se volete, un vero e proprio triangolo delle Bermude dove sono scomparse partite quasi fatte, i sottocenerini si sono impauriti. Tutt’altro, perché dopo un’infinità di periodi centrali persi malamente da fine novembre ad oggi, il parziale di 6-1 di quei venti minuti di mezzo non lasciano spazio ad interpretazione alcuna.
Poco importa se il Ginevra si è presentato con un atteggiamento passivo e indisciplinato, aldilà del largo risultato è uno solo il segnale da cogliere sulla sponda bianconera, ossia che questa vittoria il Lugano l’ha colta giocando come una squadra e mettendo sul ghiaccio tutta la rabbia mancata nell’ultimo mese e mezzo.
Venerdì sera a Langnau si scriveva di una partita “frustrante”, a questo punto vien da chiedersi se e quando ricapiterà di vedere il Lugano esprimersi su certi bassissimi livelli caratteriali, perché ora viene il difficile, ossia riconfermarsi. Anche senza Linus Klasen questa squadra è sembrata di nuovo girare per inerzia cambio dopo cambio, con l’energia ritrovata dei vari Hofmann, Lajunen, Vauclair, con probabilmente qualche elemento in più bravo a prendersi responsabilità maggiori data l’assenza dello svedese.
In una serata che da “frustrante” ha cambiato l’aggettivo in “festante”, il Lugano ha ritrovato la voglia di giocare assieme e di metterci il fisico, senza più mollare alla prima difficoltà. Anche il linguaggio del corpo dei giocatori tra ghiaccio e panchina ha dato segnali incoraggianti, pacche sulle spalle, abbracci e discussioni sugli schemi da eseguire sono sembrati sintomi di un gruppo (di nuovo?) saldo.
Il Lugano ha ritrovato la retta via? O è stato il classico fuoco di paglia? Se i bianconeri sapranno sfruttare il momento si potrà andare verso la prima opzione, se invece si penserà che tutto è risolto come d’incanto, quella paglia brucerà molto in fretta.
IL PROTAGONISTA
Luca Cunti: Lasciategli un centimetro di ghiaccio di troppo e sarà una devastazione.
Le mani magiche dell’ex zurighese hanno fatto ammattire la difesa ginevrina, definitivamente impietrita su alcune giocate di altissima classe del numero 12.
Due reti, una con un polsino fulmineo e l’altra con un “lob” in caduta, e due assist, la stella di serata era lui.
GALLERIA FOTOGRAFICA
(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)