OULU – Dopo avere soltanto sfiorato l’impresa un anno fa, il Frölunda è riuscito a riscattarsi al suo secondo tentativo e a conquistare la Champions Hockey League. Dopo avere eliminato il Davos in semifinale, gli svedesi hanno conquistato il titolo battendo i finlandesi del Karpat con un risicato 2-1, legittimando un torneo che li aveva visti sin dall’inizio recitare il ruolo dei favoriti.
Nell’oramai classico match finale tutto nordico che caratterizza la CHL dalla sua nascita, gli Indians sono stati i primi a colpire al 16’20 con la zampata dell’americano Lasch, una delle figure più rappresentative della squadra e non a caso eletto top scorer ed mvp dell’intero torneo. Un po’ disorientati, i padroni di casa non sono stati capaci di reagire ed anzi, hanno pure incassato il 2-0 dopo 1’23, con il gol che in questo caso portava la firma di Spencer Abbot.
Come visto nella semifinale con il Davos di Del Curto, una volta in vantaggio, scardinare il solido sistema difensivo del Frölunda diventa impresa praticamente impossibile. La squadra di Oulu si è cosi ripetutamente schiantata contro un muro, incapace di alzare a dovere il ritmo e rendersi pericolosa dalle parti di Lars Johansson.
Nel periodo conclusivo il Kärpat ha tentato il tutto per tutto sbilanciandosi in avanti, ma ha faticato a crearsi delle occasioni significative. L’unico sussulto è arrivato in maniera piuttosto inaspettata al 47’, quando Keranen ha messo a segno il 2-1 beneficiando di diverse deviazioni fortuite davanti alla porta.
La rete non è bastata a dare la scossa e così, senza troppi problemi nonostante due inferiorità numeriche, Joel Lundqvist e compagni hanno difeso con successo il vantaggio, conquistando la loro prima Champions.
Si è così concluso un torneo interessante e di buon livello, che in Svizzera – al contrario di altre nazioni europee – gode ancora però di poco seguito. Alcune squadre Confederate lo vivono principalmente come un impegno fastidioso di troppo, tendendo a sottovalutarlo e a collezionare brutte figure.
Organizzazione e broadcasting degli incontri dovranno ovviamente ancora evolversi e migliorare così da raggiungere standard sempre più elevati, ma quanto ottenuto sin qui in questi primi due anni di competizione fa sicuramente ben sperare per il futuro. Un torneo di livello continentale stimato e seguito non potrà che fare bene a tutto il movimento hockeyistico d’Europa.