LUGANO – FRIBORGO
3-5
(1-3, 0-2, 2-0)
Reti: 5’26 Etter (Gerber) 0-1, 05’56 Schmid (Bertschy, Vey) 0-2, 11’12 Verboon (Aleksi Peltonen, Cormier) 1-2, 18’30 Lilja (Vey, Wallmark) 1-3, 25’28 De la Rose (Vey) 1-4, 27’39 Bertschy (Streule, Schmid) 1-5, 46’18 Verboon (Arcobello) 2-5, 56’08 Fazzini (Schultz, Carr) 3-5
Note: Cornèr Arena, 5’045 spettatori
Arbitri: Stricker, Kaukokari; Urfer, Stalder
Penalità: Lugano 4×2, Friborgo 3×2
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Samuel Guerra (infortunati), Jiri Sekac, Dominic Nyffeler, Radim Zohorna (sovrannumero)
LUGANO – Se qualcuno credeva che le serate contro il Langnau o contro l’Ajoie fossero già il minimo storico toccato dal Lugano in questa stagione – e forse non solo – probabilmente non aveva ancora assistito ai primi due tempi della partita contro il Friborgo.
La cosa grave della situazione è che tra tifosi e addetti ai lavori, nelle voci che si rincorrono nei corridoi, non è nemmeno la pericolosissima situazione di classifica a preoccupare di più l’ambiente, ma capire come il Lugano possa uscire da un buco nero fattosi ormai quasi infinito e sempre generoso di momenti allucinanti. Insomma, il futuro prossimo di questa squadra non è propriamente roseo, per usare un eufemismo, a meno di contare su un improbabile ribaltamento e un’improvvisa resurrezione in massa dei bianconeri, ma da quello che questo buio sabato sera ha restituito le cose si fanno sempre più serie.
A sorpresa con Huska come portiere titolare (Schlegel al momento non sembra in grado di reggere più partite in fila) Gianinazzi ha mandato in tribuna anche Zohorna oltre a Sekac, proponendo in prima linea Reichle e rimescolando di nuovo tutto il line-up. Che la scelta del portiere slovacco fosse piuttosto debole, vista anche la sua inattività, lo si è capito ai primi due tiri del Friborgo, sul quale Huska non ha fatto una gran figura, affossando in un amen i discreti propositi che il buon avvio del Lugano aveva messo sul tavolo.
Ancora una volta alla prima difficoltà la squadra bianconera è affondata, sia mentalmente che tatticamente, trascinando in un vortice non solo i tentativi di gioco ma anche i giocatori stessi, alle prese con cadute maldestre, scontri tra compagni e posizionamenti cervellotici. Dal decimo minuto via la partita del Lugano ha raggiunto apici allucinanti, un Gottéron di certo abbordabile (e privo oltretutto di Sörensen) ha cancellato la squadra padrona di casa dal ghiaccio senza strafare, allungando fin sul 5-1 in un secondo periodo che si è trasformato in una penitenza per chi era presente sugli spalti.
È inutile girarci attorno, quel periodo ha restituito una squadra completamente devastata sul piano mentale, incapace di pensare e di capire cosa fare, un gruppo che sembra non credere più in una guida, incapace di reagire alla prima minima difficoltà.
Eppure alla maggior parte del gruppo non si può rimproverare di non provarci, l’atteggiamento spesso è quello giusto, ma ogni decisione è quella sbagliata e quando quei giocatori che dovrebbero fare da esempio scadono nella mediocrità assoluta con cambi “fantozziani” (basti vedere Aebischer o Dahlström in varie occasioni) allora questa squadra non ne può uscire. E stavolta non ha ingannato nessuno la “reazione” del terzo periodo, quando il Friborgo si è praticamente spento e chiuso davanti a Berra, quello che è successo prima rimane lì scolpito senza alcuna scusa.
Questo weekend doveva essere un crocevia importantissimo se non fondamentale per la stagione bianconera, e la squadra di Gianinazzi ne esce con un misero punto e ancora più dubbi e problemi di prima. Ora la società deve decidere cosa fare, perché ci si trova di fronte al famoso punto di non ritorno.
Il direttore sportivo Hnat Domenichelli (l’unico a parlare a fine partita) ha confermato la fiducia nel suo allenatore ed è deciso a fare di tutto per difenderne l’operato e portare avanti l’idea del club con il giovane coach, anche a costo di prendere decisioni pesanti.
Di sicuro qualcosa occorrerà fare al più presto, lasciarsi trascinare nel baratro giorno dopo giorno porta solo figuracce, fischi e contestazioni in una pista sempre più vuota ed desolante. E la credibilità finisce nel secchio.
IL PROTAGONISTA
Linden Vey: Lo si vede poco nel gioco, non è spettacolare ma sa gestire bene la maggior parte dei dischi. In una partita dove nessuno ha brillato particolarmente nemmeno dal lato friborghese, il canadese ha sciorinato tre assist di prima su tre reti consecutive degli ospiti, mostrandosi ispirato a livello offensivo e compensando anche l’assenza di Marcus Sörensen.
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