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Ambrì Piotta

Il derby va all’Ambrì, ma il Lugano non ne esce scontento

Per la 21esima volta in stagione l’Ambrì va all’overtime e strappa il punto in più ai rigori. Per i bianconeri è comunque un punto importante in un periodo intenso

Il derby va all’Ambrì, ma il Lugano non ne esce scontento

AMBRÌ – LUGANO

2-1

(0-0, 1-1, 0-0 1-0)

Reti: 23’15 Marco Müller (Joly) 0-1, 29’22 Kubalik (Maillet, DiDomenico) 1-1

Rigori: Bürgler, Kubalik

Note: Gottardo Arena, 6’775 spettatori
Arbitri: Kaukokari, Piechaczek; Urfer, Schlegel
Penalità: Ambrì 3×2, Lugano 2×2 + 1×5 + 1×20

Assenti Ambrì Piotta: Gilles SennDaniele Grassi (infortunati), Kodie Curran (sovrannumero), André Heim (ammalato), Rocco Pezzullo (Visp)

Assenti Lugano: Giovanni MoriniJoren van PottelbergheAleksi Peltonen (infortunati), Leandro HausheerLiekit ReichleValtteri PulliAdam Huska (sovrannumero)

AMBRÌ – Due punti da una parte, un punto dall’altra. È ovvio che qualcuno si è dovuto accontentare della fetta più piccola di torta, il Lugano, ma in un periodo tanto intenso come quello che hanno appena vissuto i bianconeri, con quattro partite in sei giorni, anche un punticino a suo modo può far bene a classifica e in parte al morale.

La fetta più grande invece finisce sul piatto dell’Ambrì Piotta, che può “festeggiare” il record di partite andate oltre la terza sirena con due punti importanti per restare attaccati al treno dei play-in e mettere un ulteriore cuscinetto verso le ultime due posizioni, perché non è che nemmeno i biancoblù possono essere granché fieri della loro posizione finora.

È stato un derby combattuto e intenso come ci si poteva aspettare, equilibrato come l’esito ha confermato, ma qualitativamente ci si poteva aspettare qualcosina di più, visto che comunque entrambe le compagini venivano da periodi complessivamente positivi anche sul piano delle prestazioni.

Ma un derby si sa, vive tanto di emozioni, e in pista ne abbiamo viste tante, con provocazioni, trash-talking, colpi duri e “conversazioni” poco amichevoli tra le due panchine, mentre la sostanza sul ghiaccio è andata calando con il passare del tempo. Non che il primo periodo sia stato spumeggiante, ma è stato quello che le due squadre hanno giocato meglio sul piano della disciplina, le difese hanno avuto quasi sempre la meglio sugli attacchi e in generale il disco sembrava circolare abbastanza bene.

Poi la penalità di partita rimediata da Arcobello ha fatto un po’ da rompighiaccio, il powerplay dell’Ambrì Piotta è apparso sterile, macchinoso e leggero, e appena superati quei momenti potenzialmente molto difficili, il Lugano ha cominciato a metterla più sul fisico e a tenere lo slot maggiormente pulito.

Questo ha fatto sì che la manovra bianconera apparisse poi meno fluida, con ripartenze dal proprio terzo rese più difficili da quello che si veniva a creare davanti a Schlegel, ma nello stesso tempo anche i padroni di casa hanno trovato maggiori problemi.

Il gol di Marco Müller ha forse sbloccato un po’ il gioco, ma l’Ambrì, pur facendosi vedere maggiormente in fase offensiva, ha sempre trovato gambe o bastoni avversari a deviare o bloccare tiri, e l’unica volta in cui ha potuto liberare un tiratore dallo slot basso è stato quando Aebischer è caduto come una pera cotta nella trappola di Maillet a cui ha praticamente lasciato il disco, il canadese ha servito Kubalik e in quel caso il topscorer ceco non ha potuto sbagliare.

Il pareggio ha reso la gara più aperta ma anche più confusionaria, nessuna squadra ha più saputo prendere il controllo della zona neutra e allora vari dischi sono ballonzolati da una parte o dall’altra quasi casualmente, e solo con azioni costruite un po’ così sono arrivate delle vere occasioni da rete, soprattutto dalla parte dell’Ambrì Piotta, ma sulle quali Schlegel si è sempre salvato anche grazie all’aiuto dei suoi difensori.

Ha invece lavorato di più Juvonen nel terzo periodo, perché i bianconeri, pur in un contesto di ritmo in netto calo rispetto ai primi due tempi, sono spesso riusciti a farsi vedere dalle parti del portiere biancoblù da distanza ravvicinata, ma è sembrato quasi che le due squadre aspettassero apposta il sessantesimo per perlomeno guadagnarsi qualcosa da dividere e non restare deluse, a parte cinque minuti abbondanti in cui il Lugano ha spinto forte in entrata andando vicino al secondo vantaggio.

Alla fine qualcuno festeggia con i piedi per terra, e qualcun altro fa un mezzo broncio ma con sentimenti comunque moderatamente positivi visto il periodo che sta attraversando.

Non poteva essere decisivo questo derby e di fatti non lo è stato, ma permette alle due ticinesi di rimanere perfettamente in corsa per i play-in e di staccare ulteriormente il disastrato Ginevra al penultimo posto. Sia la squadra di Cereda che quella di Krupp possono lavorare con una certa fiducia verso le prossime settimane, sul piano dell’energia mentale e della solidità entrambe le formazioni hanno confermato di attraversare un ottimo periodo in un finale di stagione che rimane comunque complicato e difficile per tutti.


IL PROTAGONISTA

Dominik Kubalik: Sempre al centro delle azioni più pericolose dei leventinesi, il ceco ha dimostrato ancora una volta di essere quel giocatore in grado di decidere le partite da solo, soprattutto in quest’ultimo periodo. Non si è fatto pregare sull’opportunità di infilare il pareggio e ha trasformato con freddezza il suo rigore, ma in tutto il derby ha lavorato moltissimo al servizio dei compagni, con spirito da vero leader.


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