AMBRÌ – LUGANO
1-4
(0-1, 0-2, 1-1)
Reti: 14’50 Granlund (Marco Müller) 0-1, 22’50 Thürkauf (Marco Müller, Andersson) 0-2, 26’25 Andersson (Fazzini, Connolly) 0-3, 51’17 Bürgler (Pestoni, Shore) 1-3. 57’43 Thürkauf (Granlund, Connolly) 1-4
Note: Gottardo Arena, 6’775 spettatori
Arbitri: Solc, Nord; Cattaneo, Wolf
Penalità: Ambrì 6×2′, Lugano 8×2′
Assenti Ambrì: Stefan Müller, Tim Heed, Isacco Dotti (infortunati), Noah Patenaude, Noele Trisconi (sovrannumero)
Assenti Lugano: Daniel Carr, Oliwer Kaski, Julian Walker, Giovanni Morini (infortunati)
AMBRÌ – Ha vissuto sicuramente la serata di cui aveva bisogno il Lugano, che una volta di più ha trovato nel derby un contesto in cui ritrovare emozioni positive e prendere una boccata d’ossigeno, dopo che l’aria si era fatta pesante negli scorsi giorni. Non è invece riuscito ad esprimersi sui suoi migliori livelli l’Ambrì Piotta, che ha fornito una prova discreta ma ha mancato in termini d’esecuzione, lasciando per strada troppe occasioni per dare una direzione diversa alla sfida.
Complessivamente quella della Gottardo Arena non è stata una partita di altissimo livello, ma è stata interpretata meglio da un Lugano che veniva da alcuni giorni difficili – con anche presunti spifferi dallo spogliatoio che non è mai piacevole veder emergere – e che ha saputo compattarsi giocando una partita intelligente ed opportunista.
A “fare e disfare” sul ghiaccio è infatti stato spesso l’Ambrì Piotta, capace di iniziare bene la gara facendosi preferire sostanzialmente fino al gol in shorthand di Granlund, favorito da un puck gestito con leggerezza da Shore. Qualcosa è però costantemente mancato alla squadra di Cereda per superare la guardia di un Koskinen eccezionale, e se da un lato le opportunità per dare la propria impronta alla partita non sono mancate, dall’altra i leventinesi sono stati troppo imprecisi in termini d’esecuzione.
Le situazioni speciali hanno naturalmente giocato un ruolo centrale, con i biancoblù che hanno sfruttato una sola delle sei opportunità avute – ma il gol di Bürgler è arrivato a giochi praticamente fatti – e soprattutto non sono riusciti a punire un Lugano colto per addirittura tre volte con sei uomini sul ghiaccio. Due di queste situazioni sono arrivate nel primo tempo, ed era lì che l’Ambrì avrebbe dovuto indirizzare il derby sui suoi binari.
Il Lugano però non si è scomposto ed ha reagito con una certa personalità alle situazioni chiave della partita, quasi a sottolineare una sicurezza inedita che ricompare nelle sfide cantonali. Nel periodo centrale i bianconeri hanno così affondato i colpi con Thürkauf e Andersson – ed anche sulla terza rete non ha fatto una bella figura Shore – mentre l’Ambrì ha dovuto incassare mentalmente un duro colpo.
Poco prima della rete di Andersson – che nel finale non è più sceso in pista – era infatti stato Chlapik ad andare vicino al gol che avrebbe rilanciato la partita, prima con un tiro calibrato male e poi con un tentativo ben contenuto da Koskinen. Il derby si è insomma giocato anche su alcuni dettagli che poi hanno fatto una grande differenza, ma nel complesso all’Ambrì è sicuramente mancata quella pulizia d’esecuzione che aveva invece permesso di iniziare il campionato con quattro successi.
Nell’economia del gioco leventinese pesa poi in maniera evidente l’assenza di Tim Heed, che lascia un vuoto quantificabile in oltre 23 minuti di grande qualità in entrambe le zone della pista, e a cui l’Ambrì martedì ha fatto fatica a sopperire. Lo svedese mancherà però per almeno altre tre settimane, dunque si tratterà di compensare la sottratta qualità con maggiore sostanza.
Ci vorrà in questo senso un po’ di determinazione in più sui puck e nello slot, elemento che è mancato nel derby quando si trattava di cercare qualche soluzione “sporca” per cercare di superare Koskinen. L’Ambrì nei due slot può progredire, visto che attualmente è una delle squadre che tira meno da quella zona (13 conclusioni a partita, meglio solo di Ajoie e Langnau) ed è invece la quarta a concedere più tiri dall’area calda del ghiaccio.
Battere Koskinen non è comunque un compito semplice per nessuno, tanto che la sua stazza e prontezza lo rendono difficile da sorprendere. Ad oggi il finlandese è il miglior portiere della lega (1.26 reti incassate a partita, 95.58% di parate) e l’unica vera soluzione per eludere la sua guardia è farlo spostare da un palo all’altro, come ben fatto da Pestoni e Bürgler sull’unica rete leventinese.
Non abbastanza però, perché il Lugano ha giocato una partita essenziale, non spettacolare e nemmeno troppo ispirata nella costruzione del gioco, ma focalizzata sulla propria solidità e sullo sfruttare gli errori avversari. In questo senso si è distinto Granlund, che ha forse giocato la sua miglior partita sin qui, e che potrà ispirare un gruppo che ha bisogno sul ghiaccio di qualcuno che indichi la strada.
Sarà bastata la vittoria nel derby per curare i mali di inizio stagione del Lugano? Difficile dirlo, perché in fondo dietro le porte dello spogliatoio nessuno sa veramente come stanno le cose. Chris McSorley ha terminato la sua serata salutando una curva che scandiva il suo nome, come a testimoniare che potrebbe bastare qualche successo per riportare tutti sulla stessa pagina. Se davvero sarà così, solo il tempo potrà dircelo.
Sull’altro fronte l’Ambrì Piotta non si trova in una situazione molto diversa da quella degli scorsi giorni, anche se quella del derby è stata la prestazione sinora meno convincente. I bianconeri sicuramente non sono l’avversario preferito dei leventinesi – il bilancio inizia a diventare serio con 13 sconfitte nelle ultime 15 partite – ma più che altro ora si tratterà di ritrovare quella pulizia che aveva contraddistinto le prime uscite, il tutto senza poter contare su Tim Heed.
IL PROTAGONISTA
Mikko Koskinen: Il gigante finlandese ha nuovamente giocato un’ottima partita, risultando determinante per un Lugano che non ha fornito una prova eccezionale, ma che ha trovato in Koskinen grande solidità in retrovia e la base per colpire poi l’Ambrì nei momenti migliori. Ad oggi è il miglior portiere del campionato, e per riuscire a batterlo è davvero necessario lavorare tantissimo per costringerlo a lasciare degli spazi.
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