AMBRÌ – LUGANO
1-4
(0-1, 0-1, 1-2)
Reti: 11’52 Lajunen (Hofmann, Bürgler) 0-1, 34’08 Cunti (Bürgler, Bertaggia) 0-2, 42’11 Lapierre (Klasen, Ronchetti) 0-3, 48’03 Zwerger (Kubalik, Müller) 1-3, 59’38 Walker (Sannitz, Furrer) 1-4
Note: Valascia, 6’500 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Eichmann, Wiegand; Fluri, Kovacs
Penalità: Ambrì 3×2′ + 1×5′ + 1×20′ (D’Agostini), Lugano 8×2′ + 1×10′ (Chiesa)
AMBRÌ – Di derby così sentiti e in un certo verso così “pesanti” non se ne vedevano da molto tempo. Un po’ per il momento opposto dal quale arrivavano sul breve le due compagini, un po’ per l’interessante situazione di classifica di entrambe, seppur impegnate in lotte diverse.
Insomma, le attese erano molte, per una reazione dei bianconeri dopo le tre sconfitte filate contro Friborgo, Bienne e Zugo e per il primo derby di un Kubalik “finalmente” sbloccatosi e protagonista della sonora vittoria biancoblù in quel di Davos la sera precedente. C’erano tutti gli ingredienti necessari per fabbricare un derby vero e combattutissimo, ma se non è stato particolarmente spettacolare sul fronte d’attacco, è solo perché le due squadre hanno puntato tutto sull’intensità fisica e la disciplina.
Un’intensità fisica scaturita sin dai primi cambi, con un Lugano pronto e consapevole di quello che lo avrebbe potuto attendere sul ghiaccio leventinese, subito bravo a impedire all’Ambrì Piotta di ragionare e di prendere fiato in rilancio. I biancoblù – tra le cui fila è tornato Trisconi – hanno cominciato a farsi vedere con una certa convinzione solo dal 15′ in avanti, approfittando anche del power play, ma questo solo dopo che Lajunen aveva già marchiato la gara con un gol di astuzia e forza per battere Conz.
Luca Cereda ha probabilmente catechizzato i suoi ragazzi durante la prima pausa, dato che finalmente, a partire dal 20′, si è rivisto un Ambrì più propositivo e convinto, ma agli attacchi leventinesi sembrava sempre mancasse qualcosa.
Quel qualcosa era un’incapacità di proporsi nello slot davanti all’ottimo Merzlikins, causa la bravura anche del Lugano di proteggere quell’area, di bloccare i tiri e tenere alla larga dalle zone più calde D’Agostini e compagni. Tanti i tiri da parte dei ragazzi di Cereda, ma poco ben pensati e soprattutto, almeno la metà, con la visuale di Merzlikins completamente libera e da posizioni troppo defilate, un numero alto di tentativi ma pochi realmente pericolosi.
Esattamente il contrario di ciò che è capitato agli ospiti, pazienti nell’attendere gli errori della difesa di casa, come nel caso della pesantissima rete di Cunti, involatosi verso Conz approfittando di un errore di Collenberg sulla blu difensiva leventinese.
Una rete fondamentale quella del centro numero 12, arrivata poco dopo un’occasione praticamente identica capitata a Kubalik, ma l’attaccante ceco ha cercato un “five-hole” poco convinto su Merzlikins. Il Lugano a quel punto ha colpito con una puntualità estrema, proprio sul finire del miglior momento dell’Ambrì, lanciandosi verso un terzo tempo in cui avrebbe potuto pensare al controllo del match.
Ed è iniziato proprio così il periodo conclusivo, anzi, la “strana coppia” Klasen–Lapierre ha saputo colpire in contropiede in situazione di 4 contro 4, ribadendo la maggior capacità del Lugano di addentrarsi nelle maglie difensive leventinesi per andare a colpire da vicino e senza disturbo, cosa avvenuta non a caso su tutte le prime tre reti ospiti.
A risvegliare l’Ambrì Piotta e a rimettere un po’ di pepe sul derby, avviatosi verso un controllo piuttosto facile del Lugano, ci ha pensato D’Agostini, proponendosi in una furiosa bagarre con Chiesa.
Penalità di partita per il canadese (la seconda, dunque martedì sconterà un turno di squalifica), ma Ambrì di nuovo col sangue al cuore e Lugano senza un ulteriore difensore (oltre agli infortunati Wellinger, Ulmer e Vauclair) per 4 minuti di gioco.
Effettivamente Zwerger è riuscito a ridare subito speranze ai suoi, con l’immediata rete su suggerimento perfetto di Kubalik in 4 contro 3, ma poi sono saliti in cattedra Merzlikins e il bottom six bianconero, autore di una prova muscolare impressionante e autore del 4-1 finale a porta vuota con Walker. Insomma, uno sforzo encomiabile dell’Ambrì, ma troppo tardivo.
Il Lugano ridisegnato da Ireland ha così prodotto la reazione che voleva il suo coach, ripartendo dalla disciplina e dalla voglia di giocare di squadra senza perdersi in inutili individualismi. Un’occhiata alle statistiche dona un’idea di dove il Lugano abbia vinto la partita sul piano difensivo, con i 4 tiri bloccati a testa da Ronchetti e Riva e i 3 respinti da Cunti, mentre sul fronte offensivo si è vista ancora una volta la lacuna leventinese a livello di centri.
Lajunen, Lapierre, Sannitz e Cunti, oltre ad aver prodotto tre reti hanno vinto anche sul piano degli ingaggi e per il lavoro difensivo, mentre sull’altro fronte Emmerton e compagni sono restati un po’ fuori dal gioco soffrendo sul piano muscolare.
All’Ambrì non si può rimproverare di non averci provato, ma il cuore e la grinta dei biancoblù non sono state sorrette abbastanza dalla testa e anche la mancanza di talento generale rispetto al Lugano questa volta ha fatto difetto sotto rete, ma quella di Fora e compagni non è stata una brutta prova, seppur il 7 a 2 della sera precendente poteva far nascere pericolosi pensieri.
Il Lugano riparte così nella maniera migliore, ossia vincendo un derby, per l’Ambrì l’importante è non perdere la buona strada tracciata nelle ultime settimane.
IL PROTAGONISTA
Greg Ireland: Ha ridisegnato il Lugano con la difesa in emergenza, dando grande responsabilità ai centri che lo hanno ripagato con un’ottima e prova segnando le reti decisive.
Ha ricaricato Merzlikins, autore di una gara magistrale e ha disegnato il suo derby tatticamente ripartendo dalle basi, infondendo pazienza e disciplina alla squadra. Sì, ha la squadra in mano, la sua tranquillità è la sua forza.
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