LUGANO – DAVOS
3-4
(1-2, 0-0, 2-1; 0-1)
Note: Resega, 5’112 spettatori. Arbitri Wehrli, Kurmann; Kaderli, Mauron
Penalità: Lugano 4×2′, Davos 6×2′
LUGANO – Dopo la soffertissima vittoria di Losanna i bianconeri sono tornati alla Resega per cercare la prima vittoria casalinga, ma per riuscirci l’ostacolo da superare era costituito dal Davos campione in carica.
Il piglio con cui sono scesi in pista i bianconeri è stato decisamente di un altro livello rispetto a quello mostrato a Losanna, e la rete dell’intraprendente e voglioso Klasen con un gran polsino in power play sembrava suggellare questo inizio. Di fronte a una squadra furba e smaliziata come quella di Del Curto però si rischia di pagare ogni minima sbavatura, spesso e volentieri per bravura loro.
Come la bravura di Samuel Walser nel mettere alle spalle di Merzlikins due polsini imprendibili per il cerbero bianconero, di cui il secondo in short hand di pochi secondi ma con l’azione partita effettivamente a 4 contro 4. Lezione di cinismo verso i bianconeri, che nel primo tempo hanno rischiato relativamente poco – a parte un disco ballonzolante tra linea e palo – ma sbagliato molto sottoporta, con a turno i vari Fazzini, Walker, Kienzle e Filppula a mangiarsi occasioni d’oro, anche per bravura di Genoni. Tutto sommato, il primo tempo visto contro i ragazzi di Del Curto è stato incoraggiante, per concentrazione e intensità.
Peccato poi che nel secondo tempo si sia rivisto qualche fantasma recente, con difficoltà bianconere nelle entrate nel terzo offensivo che si trasformavano in contropiedi ospiti. I grigionesi hanno operato il solito intensissimo fore checking condito da transizioni veloci e con pochi tocchi, mandando in confusione il Lugano più di una volta. Brunner e compagni hanno cercato di farsi vivi dalle parti di un attento Genoni, ma la maggior parte delle occasioni – più che altro in power play – si è arenata nello slot, frenata dal “troppo voler” o dalla pressione ospite.
Poi il Davos – siamo pur sempre parlando dei campioni in carica – ha dato una nuova lezione d’efficacia ai bianconeri, punendoli con Paulsson alla prima discesa del terzo tempo, dopo un buon momento di pressione di Filppula e compagni. Gol del genere possono tagliare le gambe, ma il Lugano ha saputo reagire soprattutto di muscoli e cuore, cercando con grinta il gol di Pettersson che ha riagganciato i suoi – stupendo il lavoro preparatorio di Hofmann – e dato il via allo sforzo finale, premiato dalla rete dell’onnipresente Brunner.
Tutto, o quasi inutile, perché poi sprecare un overtime così contro il Davos è puro suicidio, e stiamo parlando del fallo ingenuo di Martensson – che rispecchia il momento dello svedese – che ha causato un power play in 4 contro 3 difficile da sbagliare.
Il Lugano sta cercando ancora la sua via, e lo sta facendo con un passo alla volta. Nonostante la sconfitta è stata la miglior partita dei bianconeri per intensità e concentrazione, ma si passa ancora per quei periodi di vuoto che hanno caratterizzato il secondo tempo. Bene che Brunner e gli svedesi trovino le reti, ma Fischer sicuramente si aspetta di più dal terzo e quarto blocco, oltre che da qualche difensore con le doti più offensive.
Dall’altra parte un Davos veloce, continuo e estremamente cinico nel sfruttare le occasioni, ma sicuramente battibile, anche se vi è da dire che le partite tra bianconeri e gialloblù raramente hanno uno sviluppo tranquillo. Per Fischer c’è già l’occasione giovedì di ricominciare a fare della Resega un fortino e far fare alla sua squadra un passo in più, perché ora come ora, questa squadra è forse alla metà del suo potenziale.
IL KILLER INSTINCT: Quello non ancora affinato del tutto dai bianconeri, ma soprattutto quello incredibile messo in mostra da Walser e Paulsson per mandare al tappeto il Lugano.
Due tiri del primo entrambi infilatisi nel “7” della gabbia di Merzlikins, un contropiede micidiale e un game winning gol “annunciato” per lo svedese.
Il Davos ha colpito quando faceva più male, capitalizzando in maniera estrema le occasioni. Se Fischer vuole usare come modello il Davos, deve sperare che i suoi ragazzi alzino la media delle reti.
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