LUGANO – ZSC LIONS
2-5
(2-1, 0-3, 0-1)
Reti: 07’07 Sigrist (Andrighetto, Malgin) 0-1, 10’04 Alatalo (Joly, Thürkauf) 1-1, 11’06 Canonica (Arcobello, Jesper Peltonen) 2-1, 23’38 Riedi (Trutmann, Kukan) 2-2, 29’47 Weber (Rohrer, Grant) 2-3, 37’08 Sigrist (Rohrer) 2-4, 58’19 Baechler (Rohrer) 2-5
Note: Cornèr Arena, 4’960 spettatori
Arbitri: Piechaczek, Stolc; Bürgy, Meusy
Penalità: Lugano 1×2, ZSC Lions 3×2
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Samuel Guerra, Radim Zohorna (infortunati), Justin Schultz (ammalato), Adam Huska, Liekit Reichle (sovrannumero)
LUGANO – Sintesi diretta della partita: se trovi sulla tua strada uno ZSC in difficoltà, tiri 44 volte in porta contro una squadra del genere e perdi 2-5, significa che ti sei infilato il bastone nelle ruote da solo.
In pratica è andata un po’ in questa maniera, alla fine il Lugano ha trovato l’avversario comunque peggiore – per qualità individuale – da affrontare in questo momento, anche in una serata che sul piano della prestazione e della convinzione del gruppo deve comunque lasciare un sentimento di incoraggiamento.
È vero, a contare alla fine sono i risultati, e a molti tifosi di sicuro non interessa se in questo momento già difficilissimo il Lugano ha mostrato una bella faccia per diverso tempo in una partita che ha perso lo stesso. Però, da un’altra parte, dopo il “bubbone” esploso nelle scorse settimane che ha messo in piazza diversi problemi profondi della squadra bianconera, forse si accetta di vederla in un’altra maniera.
Zero punti non fanno contenti nessuno, ci mancherebbe, ma forse dopo aver scoperto tutti questi problemi, per la squadra di Gianinazzi il compito principale sta nel cercare di risolverli, lasciando da parte per un po’ certi obiettivi stagionali, e magari ritrovarsi da qui a qualche settimana, o mese, ringraziando che certe magagne siano uscite ancora in tempo.
Insomma, sul piano pratico questa sconfitta lascia il Lugano sul posto al dodicesimo scalino della graduatoria, ma la prestazione messa in pista, oltretutto con Schultz aggiuntosi alle defezioni di Zohorna, Mirco Müller e Guerra e una difesa raffazzonata alla bell’e meglio – dove ha esordito il giovane Enea Togni – deve far intravvedere qualche spiraglio di luce per il futuro.
È vero, è difficile volerla vedere così, perché sportivamente il momento rimane tragico e certi giocatori da un momento all’altro non possono trasformarsi in quello che non sono – ancora una prestazione allucinante di Aebischer, per fare un nome, quasi inutile quella del solito fumoso e inconcludente Sekac per farne un altro – ma con una performance del genere per attitudine e grinta in anche solo tre delle ultime dieci partite disputate, i bianconeri si sarebbero ritrovati con almeno 7-8 punti in più in tasca.
Del senno di poi ne son piene le tombe, si dice, e allora va vista la prestazione di sabato sera del Lugano per capire come sia andata, da un ottimo primo tempo con una bella reazione al vantaggio ospite di Andrighetto a un secondo periodo schizofrenico. Sul 2-2 il Lugano aveva trovato anche il suo momentum dell’incontro, stava spingendo parecchio dalle parti di Zumbühl seppure sempre con lo stesso problema di efficacia al tiro, e in quel power play che avrebbe dovuto rilanciare di nuovo i padroni di casa un errore banale tra due giocatori ha lanciato Sigrist al vantaggio definitivo, piazzando una mazzata non da poco al morale del Lugano.
Certo, Luca Gianinazzi in questo periodo non è esente da responsabilità, questo non è mai stato negato, ma se sul ghiaccio dei giocatori dell’esperienza di Alatalo e Fazzini compiono degli errori tanto banali in situazioni ad alto rischio non ci sentiamo certo di tirare ancora altre croci addosso al coach.
Dell’efficacia bassissima al tiro del Lugano si è parlato per settimane, e anche stavolta, nella prima partita da mesi in cui i bianconeri mettono seriamente in difficoltà la difesa avversaria, certi problemi sono usciti in tutta la loro grandezza. Il solo lavoro di Joly in favore dei compagni in una serata come questa avrebbe dovuto fruttare almeno un paio di reti, ma cinismo e istinto non si insegnano, quindi si deve lavorare in altra maniera cercando sempre quell’equilibrio che sfugge via troppo spesso a una squadra costruita meno bene di quello che si credeva ma di certo non da ultime posizioni.
IL PROTAGONISTA
Derek Grant: La maniera con cui sfugge alle marcature avversarie è fin troppo facile, gli spazi che crea proteggendo il disco permettono sempre invece alla sua squadra di posizionarsi e di andare a trovare trame nello stretto spesso impossibili da leggere. Il topscorer dei Lions non è andato a segno, ma ancora una volta ha messo in pista una prestazioni di intelligenza tattica, classe e forza fisica di livello elevatissimo.
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