GANGNEUNG – L’atteso esordio della Nazionale svizzera di Patrick Fischer ai Giochi Olimpici invernali termina con un lungo sentore amaro in bocca.
La sconfitta per 5-1 patita contro il Canada riporta tutti sulla Terra dopo le belle parole di queste settimane di attesa e delle ore precedenti alla sfida, soprattutto per quel che concerne l’attitudine dei rossocrociati. È infatti più questo aspetto, piuttosto che la sconfitta in sé, ad aver deluso tifosi e addetti ai lavori tra gli elvetici, ancora una volta portati a “scuola di emozioni” dai rappresentanti della foglia d’acero.
Lo si è visto immediatamente dopo la prima rete del Canada, su un errore in marcatura di Bodenmann, quando Roy e compagni hanno cominciato a pattinare sul serio e a metterci tutta la grinta necessaria, dato che per loro poco importa se sia la prima partita del girone preliminare o la finale, la nazionale è la nazionale.
I ragazzi di Fischer, dopo un paio di cambi incoraggianti e qualche buona occasione proprio per Bodenmann e in seguito Moser, invece di entrare definitivamente in partita, hanno lasciato che il Canada prendesse definitivamente il sopravvento, per velocità, intensità fisica e dominio della zona neutra.
Quest’ultimo aspetto è figlio direttamente di quella mancanza di determinazione e forecheck, cosa che ha lasciato guadagnare ghiaccio agli uomini di Desjardins e messo in difficoltà la Svizzera, sempre un passo indietro sulle azioni in velocità del Canada.
La differenza è arrivata anche sugli ingaggi, dominati dai nordamericani nei primi 40 minuti, e sulla qualità degli attacchi, con gli svizzeri sempre al largo e molto leggeri nello slot, più dinamici, convinti e efficaci invece i canadesi. Il numero dei tiri potrebbe ingannare in questo senso, ma la capacità di Wolski e compagni di mettere sotto pressione Genoni (e Hiller, subentrato sullo 0-4) è stata nettamente superiore a quella che gli elvetici hanno saputo infondere alla gabbia di Scrivens.
Le cose sono andate meglio nel terzo periodo, con però la certezza del risultato acquisito da parte del Canada, e questo non può bastare a redimere la Svizzera da due tempi insufficienti sul piano dell’intensità, della disciplina e delle emozioni, fatto salvo per i vari Scherwey, Haas e pochi altri.
La rete di Moser deve aiutare perlomeno la squadra di Fischer a sbloccarsi emotivamente, perché in questi tornei è facilissimo incappare in brutte sorprese per attitudini sbagliate (leggasi: figuracce), ma soprattutto la Svizzera deve imparare – come se fosse alle prime armi a questi livelli…- dai canadesi su come ci si presenta sul ghiaccio a certi appuntamenti.