Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.
Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.
Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season.
I TOP DI HSHS
Henrik Tömmernes (Ginevra Servette): L’incredibile rimonta delle aquile a scapito degli ZSC Lions ha avuto tra i suoi fautori principali il difensore svedese. Tömmernes si è infatti letteralmente caricato sulle spalle i suoi compagni, trascinando a suon di reti (importantissime le tre trovate nelle ultime cinque giornate) e leadership il pullman granata verso gli agognati playoff. Durante tutta la tribolata stagione è stato un totem per i suoi compagni, a volte vero gigante in mezzo al ghiaccio per la sua personalità finalmente superiore e non ha mai mancato presenza quando c’era da prendersi responsabilità pesanti, basti pensare ai quattro rigori segnati alla Cornèr Arena. Parlando di shootout è addirittura il giocatore che più ne ha segnati in campionato (8) e vanno ad aggiungersi ai 27 punti, di cui 13 messi a segno in powerplay. In generale lo svedese ha impressionato per la sua presenza sul ghiaccio, carismatica e trascinante come poche e fondamentale per poter agganciare il Ginevra all’ultimo treno buono.
Maxim Noreau (ZSC Lions): Magari ripensandoci a Berna tornerebbero sulla loro decisione di non rinnovare il canadese, ma mai ne avremmo la conferma dai diretti interessati. Fatto sta che Noreau all’Hallenstadion ha sì vissuto una stagione disgraziata con i Lions campioni in carica, ma sul piano personale continua ad avere un rendimento superiore. Miglior marcatore tra i difensori stranieri della National League, l’ex leventinese non ha fatto nemmeno una piega quando un confuso Aubin ha piazzato la mossa della disperazione schierandolo come attaccante, giocando peraltro partite dignitose anche fuori ruolo. Ha avuto un unico momento di “pausa” durato cinque partite, altrimenti ha sempre fatto arrivare il suo apporto in termini di punti e quale infinita fonte di gioco e fantasia, confermando di essere ancora uno dei giocatori con la migliore visione di gioco di tutto il campionato.
Dominik Kubalik (Ambrì Piotta): Semplicemente il giocatore più forte del campionato, un vero fuoriclasse che all’età di soli 23 anni ha fatto registrare numeri e prestazioni che dovrebbero presto portarlo sui più prestigiosi palcoscenici d’oltre oceano. Ha chiuso la regular season come top scorer del torneo con 57 punti in 50 incontri, diventando di fatto il capocannoniere più giovane di sempre nella storia moderna della lega (per trovare un altro 23enne al primo posto bisogna tornare indietro sino al 1975). Nel corso dell’anno il ceco si è dimostrato dominante e assolutamente letale, costante pericolo per i portieri avversari grazie all’impressionante totale di 219 tiri effettuati, ben 41 in più rispetto al secondo nella speciale classifica, ovvero Harri Pesonen. Alla sua età può ancora progredire, ma già al livello attuale è fuori categoria. Semplicemente eccezionale da ammirare ogni volta che scende in pista.
Toni Rajala (Bienne): Solo quando giocava con la maglia dei Brandon Wheat Kings in WHL aveva messo a segno più punti, ma mai era riuscito nella sua intera carriera, sia giovanile che professionistica, a segnare 27 reti in regular season. Toni Rajala da Parkano è stato un vero “demone” per chiunque lo affrontasse sul ghiaccio, tanto è stato difficile arginarlo e impedirgli di andare al tiro, spesso con successo. Unico capace di avvicinarsi alle 30 reti di Hofmann, il finlandese mostra un ruolino di marcia impressionante, con un unico momento senza punti durato tre partite, durante la mini crisi del Bienne di gennaio, ma sull’arco della regular season è riuscito ad andare a punti in 32 partite e in gol per 20 partite sulle 50 disputate. Tanto letale quanto decisivo, dato che in quanto a game winning gol (6) è finito secondo in graduatoria alla pari proprio di Hofmann, Bykov ed Elo, dietro solamente ad Arcobello.
Harri Pesonen (Langnau): Quando a metà gennaio è rimasto per quattro partite a secco per il Langnau è sembrata un’eternità, tanto è importante l’apporto del finlandese per la causa dei Tigers. Imprescindibile come fonte di gioco, di punti e per intensità, l’ex losannese ha sfruttato le sue qualità di veloce e agile pattinatore a favore del sistema di gioco di Ehlers, nel quale si è calato alla grande. Incredibile la sua continuità di rendimento fino a Natale, periodo nel quale ha letteralmente trascinato il Langnau sopra la linea per non farlo più scendere, entrando infine anche lui nell’esclusivo “club dei 20” grazie alle 21 segnature messe a referto. Tante reti, una sola in meno del suo record personale trovato con la maglia del Losanna tre stagioni fa, molte delle quali spettacolari e con spunti individuali che hanno spaccato letteralmente le partite, come i trascinatori veri sanno fare.
Menzioni speciali
Kevin Klein (ZSC Lions): Fino all’ultimo ha cercato di tenere a galla la barca dei Lions e con i suoi colpi di classe ha voluto credere di poter ribaltare il destino anche nella disperata ultima spiaggia di Ginevra. Vicino al ritiro un anno fa, ha chiuso la stagione con un bottino di punti persino migliore. Giocatore di caratura e carisma superiori.
Mark Arcobello (Berna): Secondo nella classifica finale dei marcatori, lo statunitense è uno di quei giocatori che di stagione in stagione riesce a mantenere un rendimento costante e soprattutto molto alto. Poco appariscente ma sempre letale, impressiona il fatto che sia andato a punti per 33 partite su 49.
I FLOP DI HSHS
Anders Lindbäck (Davos): Unico portiere straniero del campionato, il lungagnone ha spesso fatto maledire la scelta di Del Curto di “forzare” la partenza del giovane Van Pottelberghe ed escludere di fatto Senn. Lo svedese ha mostrato insicurezza fin dai suoi primi impatti con il campionato svizzero, colpevolmente sorpreso dalla velocità d’esecuzione e dalla qualità dei propri attaccanti. Fosse stato solo quello per Lindbäck sarebbe stata questione di adattamento, ma gli svarioni a volte al limite dell’imbarazzante per un portiere che ha comunque circa 140 partite di NHL sul suo curriculum hanno detto altro. Diversi gli errori costati punti nella disastrosa stagione del Davos, tanti numeri che confermano anche questo trend radente il suolo: 3,2 reti subite a partita, terz’ultimo della NL tra i 25 portieri schierati dalle squadre, il peggiore tra quelli con almeno 20 partite giocate. E ancora 90,4% di parate, meglio solo di Robert Mayer tra i “titolari”, peggior rapporto tra partite giocate e vinte dopo Nyffeler. Solo nei rigori si salva con 5 parate su 5, ma è anche il portiere che ha giocato meno serie di shootout dopo Flüeler e Mayer, fermi a zero. Insomma, il quadro è piuttosto desolante.
Magnus Nygren (Davos): Fattosi conoscere la scorsa stagione come fromboliere di grande spessore e trascinatore del Davos, in questa difficile annata dei grigionesi anche lui si è fatto trascinare sul fondo senza riuscire ad invertire veramente la rotta. Un inizio di campionato da incubo, con soli due assist e un pesante -7 nel primo mese di gioco, la prima di sette reti (nessun game winning goal) solo due in meno della scorsa stagione, ma ben 12 assist in meno e un pesante -15 finale. Solo da febbraio, con il Davos in mano a Vitolinsh ormai spacciato e matematicamente ai playout, si è rivisto a sprazzi il Nygren di un anno fa, ma era nel momento del bisogno che nei Grigioni invocavano il suo aiuto, mentre lo svedese affondava assieme a tutta la barca anche lui trascinato a fondo dagli eventi. In generale non è mai stato in grado di dare uno strappo per rimettere in piedi la baracca o fare la differenza, sopraffatto anche lui dalle difficoltà generali.
Adam Almquist (Berna): Certo è che vedendo i numeri che l’ex Maxim Noreau è riuscito a mettere assieme nella stagione disgraziata degli ZSC Lions, qualche (tanti) dubbi sulla bontà dell’operazione di entrata-uscita vengono a galla. Certo, col senno di poi è sempre più facile giudicare, fatto sta che il rendimento da straniero di Almquist è stato sicuramente al di sotto delle attese. Sul piano della personalità lo svedese non ha mai preso in mano veramente la squadra, e nemmeno per quanto riguarda la gestione della manovra di gioco ha saputo brillare. Solo una rete, seppure game winning goal, è un bottino veramente magro assieme a 14 assist di cui solamente 5 diretti, tanti quanto quelli messi a segno da Sciaroni e Heim. Specialista del power play, è stato il secondo difensore degli orsi per minuti giocati in superiorità numerica dietro a Calle Andersson, mettendo però assieme soltanto quattro passaggi decisivi in 119 minuti. Al tirare delle somme davvero poco per uno straniero nell’esigente Capitale, soprattutto se confrontato con le cifre dei suoi predecessori.
Maxim Lapierre (Lugano): Non è sui numeri che si punta il dito contro il canadese del Lugano, autore comunque di un discreto bottino durante questa regular season, anche se in calo rispetto alla scorsa annata. Piuttosto è mancato il suo apporto di acume nei momenti importanti delle partite e del campionato sin qui giocato, mostrando spesso nervosismo negli atteggiamenti e approssimazione nel gioco. La sua gestione del disco e la capacità di prendere decisioni sono sembrate lontane anni luce da quelle che aveva mostrato un anno fa, facendosi pure sopraffare sul piano dei nervi, cadendo lui nelle provocazioni di cui era maestro nel far perdere la bussola agli avversari. Ben 122 i minuti di penalità accumulati, stavolta quasi mai compensati dall’uscita di un avversario, suddivisi in 21 penalità minori, due da 5’, altrettante da 10’ e ancora due da 20’. A livello fisico ha fatto pure fatica, giustificato però da un infortunio dal quale (forzato?) ha fatto fatica a riprendersi del tutto, ma nei playoff è atteso tutto un altro Lapierre.
Andrew Miller (Friborgo Gotteron): A essere magnanimi si potrebbe anche dire che lo statunitense ha raggiunto una sufficienza, seppur risicata. Il fatto però di essere un giocatore straniero nel campionato svizzero comporta l’obbligo di fare una certa differenza e alla luce della sua stagione e di quella del Gottéron allora non si può dire di essere soddisfatti del suo apporto. Un bottino di 11 gol e 16 assist in 40 partite non è bruttissimo, solo però se in compenso si è portato sul ghiaccio anche un contributo caratteriale e di personalità (leadership) notevole. Il fatto è che Miller è uno di quei giocatori che mai ha fatto parlare di sé durante il campionato, risultando abulico, poco trascinatore e mai oltre la media del compitino per tutta la regular season. Un rendimento piatto che gli ha fatto anche perdere il posto sicuro a favore del francese Bertrand, nemmeno lui oltretutto propenso a fare chissà quali sfracelli. L’eredità lasciata da Cervenka era pesante, ma lui è passato senza lasciare alcun segno tangibile.
Mikael Johansson (Langnau Tigers): Al tirare delle somme (e che somme!) la scelta del Langnau di partire con cinque stranieri sin dall’inizio della stagione si è rivelata pagante, soprattutto grazie all’arrivo di Pesonen e al ritorno di DiDomenico. Questo fattore ha compensato la stagione nera dello svedese Mikael Johansson, rinnovato già con una certa sorpresa al termine della scorsa annata. Lo svedese ex Rapperswil e Davos, da metà febbraio oltretutto ai box per un’operazione all’anca, non è più sembrato in grado reggere i ritmi del campionato svizzero e soprattutto quelli intensi del gioco voluto dal coach dei Tigers Heinz Ehlers. Il 33enne non è mai stato invero un giocatore dai ritmi sostenuti sul ghiaccio, ma dopo l’inizio contraddistinto da un gol alla prima giornata proprio contro i suoi ex sangallesi, Johansson ha mostrato i suoi limiti, giocando infine solo 21 partite condite da quella unica rete alla prima giornata e da dieci assist, di cui solo quattro diretti. Lui, Elo e Gagnon si sono sempre giocati i rimanenti posti di terzo e quarto straniero sul ghiaccio, ma alla fine le prestazioni più convincenti dei due citati hanno fatto perdere la poltrona al centro svedese ben prima dello stop per infortunio.