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I top e flop dei quarti di finale dei playoff secondo HSHS

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Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Abbiamo deciso di continuare questa “tradizione” anche nei playoff, dunque di seguito la selezione basata sui quarti di finale appena conclusi.


I TOP DI HSHS

top

Cristobal Huet (Losanna): eccezionali quarti di finale con oltre il 94% di parate per il miglior portiere del campionato. Pochissimo è mancato al suo Losanna per poter creare la grande sorpresa ma, comunque sia andata, i vodesi  hanno consegnato agli archivi due settimane da ricordare.

Romain Loeffel (Ginevra): A livello difensivo è tutt’altro che irreprensibile, ma è la personalità a stupire di lui, che a Ginevra una volta non voleva nemmeno andare. Oggi si conferma un leader e uno specialista assoluto del micidiale power play granata, portando punti con i suoi slapshot e tanta autorità in costruzione di gioco. Finora è stata la sua miglior stagione di sempre, e non è ancora finita.

Eric Blum (Berna): Dopo una comunque buona regular season, l’ex Flyers sembra stia prendendo sempre più in mano le redini della difesa bernese, diventando il principale leader del reparto (insieme a Gragnani). Addirittura miglior marcatore tra gli orsi in questi quarti di finale.

Matt D’Agostini (Ginevra): Una buona parte di regular season di adattamento, parecchio turn over e un finale in crescendo, fino alla trasformazione nell’incubo principale per il Lugano nei quarti. Impressionante la calma con cui dirige il gioco e porta il disco, e il suo notevole pattinaggio gli permette di smarcarsi spesso e volentieri in maniera imprevedibile. Anche lui come Loeffel ha permesso al power play ginevrino di diventare l’arma migliore di Chris McSorley, e non disdegna nemmeno di colpire e fare parecchio male in shorthand.

Pär Arlbrandt (Bienne): Miglior marcatore in assoluto di questi quarti di finale con ben 5 reti in 7 partite, la piccola ala svedese è stata capace di trascinare il Bienne ad un nulla dall’exploit!

Mike Künzle (ZSC Lions): Ennesimo ottimo prodotto del prolifico vivaio zurighese, l’ala destra dei campioni svizzeri, dopo un’ottima regular, sembra voler continuare sui livelli raggiunti. Nella durissima sfida contro il Bienne è stato autore di ottime prestazioni, aiutando i suoi a vincere la serie grazie a due importantissimi GWG.


I FLOP DI HSHS

flop

Tobias Stephan (Zugo): È stato l’uomo in più della squadra di Kreis per tutta la stagione regolare, ma proprio nei playoff ha offerto prestazioni discontinue e con qualche errore di troppo. Contro il Davos ha subito più di 3 reti a partita, e anche se si è trovato di fronte l’attacco più micidiale del campionato, ci si attendevano altre prestazioni da uno dei migliori portieri degli ultimi anni.

Calle Andersson (Lugano): A 20 anni ha ricoperto un ruolo con delle responsabilità che raramente vengono affidate a un ragazzo così giovane. Probabilmente quello stesso ruolo portato avanti con buon costrutto in regular season è diventato troppo pesante nei playoff, portandolo a commettere diversi errori che hanno causato un paio di reti subite in shorthand. Spesso in confusione e senza punti di riferimento è andato nel pallone, è stato caricato di troppa pressione soprattutto quando i suoi compagni di linea sono quasi spariti dal ghiaccio.

Daniel Sondell (Zugo): Vista l’ottima regular season, chi si aspettava dei buoni playoff non può che essere rimasto deluso. Lo svedese, infatti, è stato protagonista di un post season totalmente anonimo con pochissimi spunti personali ed un pesante -4, il che ci fa pensare ad uno stato di salute fisico non ottimale nelle ultime settimane.

Robbie Earl (Zugo): Dopo una grande stagione regolare, nei quarti contro il Davos si è trovato in difficoltà. Non solo ha trovato la miseria di una rete in tutta la serie, ma il suo blocco è stato quello che ha subito più reti in parità numerica di tutta la squadra. Spesso in affanno contro una difesa pronta e dedita al fore checking, non ha dato l’impressione di poter cambiare le cose e di essere decisivo come in regular season.

Fredrik Pettersson (Lugano): Il simbolo della delusione bianconera. Le reti ritrovate sul finire della regular season sono state forse illusorie e anche la doppietta in gara 4 si è rivelata un fuoco di paglia. Arginato dalla pesante difesa di McSorley, nei playoff ha sofferto tantissimo, intestardendosi in azioni personali e cercando il tiro sempre e comunque senza razionalità. La reunion con Klasen non ha dato grandi frutti, e la serie con il Ginevra ha confermato che al piccolo topscorer bianconero manca un centro di alto livello forte fisicamente e dedito al sacrificio per potersi esprimere in qualunque contesto. Senza di esso in certi contesti appare come un ape impazzita e disorientata.

Byron Ritchie (Berna): Forse sarà l’età, ma con il passare delle settimane si è trovato sempre più in difficoltà, e senza il suo apporto, tutto il blocco ne ha risentito. Contro una difesa fisica e ben impostata come quella del Losanna ha patito le pene dell’inferno, venendo annullato spesso e volentieri. Non è stato nemmeno fortunato, soprattutto quando in gara 7 al 59’52” sarebbe potuto esserne l’eroe, ma quel disco si è stampato sul palo dell’intrattabile Huet.

Laureato in Scienze Politiche all'università degli studi di Pavia con lavoro di tesi sul diritto costituzionale svizzero.

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