SAMI KAPANEN
Età: 46
Nazionalità: 🇫🇮
Provenienza: KalPa
Contratto: due anni
Scommessa coraggiosa ma intrigante
Con Sami Kapanen c’è stato per tutto il pubblico svizzero un primo approccio in quel di Davos, nell’ultima edizione della Coppa Spengler, quando il suo KalPa Kuopio entusiasmò il pubblico della kermesse grigionese, vincendo infine il trofeo. Poche partite, inoltre in un contesto amichevole e “vacanziero” come quello del torneo di Davos, ma comunque abbastanza per capire che l’ex coach – ma tutt’ora proprietario – del KalPa avesse idee ben chiare sull’hockey da proporre.
Eppure in patria Kapanen ha diviso la critica, tra chi lo ha elogiato per come ha saputo sfruttare appieno il potenziale dei singoli giocatori, soprattutto di quelli giovani, e tra altri che invece lo hanno marchiato quale idealista di un hockey troppo dispendioso, comunque lo stesso stile di tecnica e ritmo che ha portato la nazionale finnica a mettersi al collo l’oro mondiale a Bratislava e a far ricredere molti.
Ciò che invece ha unito i primi giudizi sull’ex star di NHL, è il fatto che da tutti venga riconosciuto come un grande comunicatore e un motivatore nato, perfezionista e amante della disciplina, caratteristiche che rimangono un retaggio della sua carriera da giocatore.
Ecco perché ad oggi, vista anche la sola esperienza di due stagioni da head coach al KalPa (comunque dopo un apprendistato tra GM, assistente e allenatore della U20) è difficile dare un giudizio coerente ed oggettivo su un coach emergente ma che qualcuno ha definito comunque innovativo nei metodi e dal grande futuro.
Quel che è certo è che la scelta fatta dall’Hockey Club Lugano è coraggiosa e intrigante, ma allo stesso tempo segue la strada di chi in Svizzera punta già da qualche stagione sul corso finlandese, con i vari Jalonen, Törmänen, Peltonen a guidare uno stile nordico che va sempre più per la maggiore tenendo conto anche di Ehlers, Tangnes e del neo zurighese Grönborg.
Il carattere più forte dei propri limiti
La storia di Sami Kapanen giocatore è iniziata dove è finita, ossia al KalPa Kuopio, proprio nella stagione del miglior risultato di sempre della squadra, con la finale di Liiga persa nel 1991.
Subito mostratosi sul panorama finlandese come giocatore di tecnica sopraffina ma anche dalla mentalità vincente e indomita a livelli straordinari, Kapanen non attira subito gli interessi dal Nord America, più che altro per una questione di statura, ritenuta troppo scarsa.
Le cose cambiano però rapidamente tra il 1993 e il 1995, quando è allenato da suo padre al KalPa e diventa il miglior marcatore della squadra, passando poi al HIFK (sempre con papà Hannu in panchina) dove ripete le stesse sostanziose prestazioni al fianco di Ville Peltonen.
Kapanen si afferma sulla scena internazionale definitivamente con la maglia della Finlandia ai campionati del mondo del 1994 e 1995, brillando a poco più di 20 anni accanto a stelle come Jari Kurri, Saku Koivu e Jere Lehtinen.
Destinato a leggenda
Saranno quindi gli Hartford Whalers a sceglierlo al quarto turno del draft e a fargli firmare immediatamente un contratto, anche se la stagione non inizia nel migliore dei modi. Un contrasto con il compagno Gerald Diduck nel preseason gli provoca infatti una commozione cerebrale e una contusione alle vertebre, ritardandone il debutto.
Girato inizialmente in AHL, dove si mette in buona luce, debutta in NHL il 13 dicembre del 1995 e segna la sua prima rete il successivo 6 gennaio contro i Bruins, prima di tornare a Springfield per disputare i playoff di AHL. La seconda stagione (con il suo attuale direttore sportivo Hnat Domenichelli compagno per qualche settimana) a livello di punti è un grosso passo avanti, anche se condita da qualche piccolo infortunio che lo tiene lontano ancora per qualche tempo dal ghiaccio.
Kapanen “esplode” nella stagione 1997/98, quella della delocalizzazione degli Hartford Whalers a Raleigh per costituire i Carolina Hurricanes. In quella stagione Kapanen diventa il miglior marcatore degli Hurricanes e lancia una brillante carriera in NHL che lo porterà a diventare uno dei migliori attaccanti two way della sua epoca, raggiungendo il suo apice con la finale purtroppo persa contro i Detroit Red Wings nel 2002.
In tutto, con le maglie di Whalers, Hurricanes e infine Flyers, Kapanen mette assieme più di 900 partite in NHL con quasi 500 punti, issandosi di diritto tra i massimi beniamini dei tifosi di ogni squadra in cui ha giocato grazie al suo spirito combattivo e al carattere vincente.
Prima la squadra, il dolore è secondario
Nei playoff 2003/04, con la maglia dei Philadelphia Flyers, Kapanen è protagonista suo malgrado di uno dei più grandi episodi di “karma” in NHL, un fatto che comunque rimarrà nella testa dei tifosi come la più grande prova del carattere del finlandese.
In Gara-6 delle semifinali di Conference all’Air Canada Center di Toronto, Maple Leafs e Flyers giungono all’overtime sul 2-2 per effetto delle reti di Roenick e Somik per gli ospiti e di Sundin e Pilar per i padroni di casa.
Kapanen, uno dei più attivi a livello fisico sul ghiaccio è continuamente beccato dal pubblico di casa per la sua focosità e l’energia messa in ogni suo cambio, fino a quando un terribile check di Darcy Tucker al 7’ dell’overtime lo manda letteralmente KO. Kapanen, tra il giubilo e lo scherno del pubblico di casa, fatica a rimettersi in piedi ma fa in modo di non fermare il gioco e cerca ad ogni costo di rientrare in panchina nonostante l’impressionante urto lo avesse portato al limite dello svenimento.
Ciò accelera il cambio di linea da parte di Ken Hitchcok, il quale, vedendo una certa confusione in pista in seguito all’episodio, fa entrare subito la linea di Jeremy Roenick e Mark Recchi.
Questa mossa sorprende anche lo stesso Tucker che stava andando al cambio, generando un due contro uno nel quale Roenick va a segnare il gol che elimina Toronto, il tutto circa 25 secondi dopo il check subito da Kapanen. Tutti festeggiano Roenick sul ghiaccio ma in panchina in molti abbracciano l’ancora scosso finnico, che grazie alla sua forza d’animo ha permesso ai Flyers di sorprendere i Maple Leafs, tra l’incredulità di un ammutolito pubblico di casa.
Affari di famiglia e numeri ricorrenti
Sono tante le storie di famiglia nell’hockey finlandese, e i Kapanen hanno la loro da raccontare, tra numeri, intrecci padre-figlio e incredibili coincidenze. Dapprima il padre e lo zio di Sami, Hannu e Jari, sono stati buoni professionisti in patria, poi HaHannunnu ha intrapreso con un discreto successo la carriera di allenatore, dirigendo anche il figlio Sami ai suoi esordi nel KalPa e poi all’HIFK assieme all’altro figlio Kimmo, di ruolo portiere.
Sami è stato il secondo giocatore della Liiga ad aver giocato assieme a suo figlio, quando Kasperi, oggi attaccante dei Toronto Maple Leafs, si affacciava appena all’hockey dei grandi.
Particolarmente speciale è stata l’ultima partita da giocatore di papà Sami con la maglia ovviamente del KalPa, schierato in linea assieme al figlio. Ebbene proprio l’allora 17enne Kasperi segnò un gol in linea con suo padre, esattamente al 24’24, un numero non casuale. Perché 24, di nuovo, sono stati anche gli anni trascorsi tra l’apparizione di nonno Hannu alla Coppa Spengler quale allenatore dell’HIFK nel 1994 (con in squadra entrambi i figli) e la partecipazione vittoriosa di Sami alla guida del KalPa nel 2018.
Ma soprattutto, e non l’avevamo ancora detto, il 24 è stato il numero di maglia di Sami per tutta la sua carriera. Una carriera iniziata con la prima firma sul contratto al KalPa nel 1990 e che ha avuto termine con l’ultima famosa partita del gol di Kasperi al 24’24 nel 2014, guarda caso proprio 24 anni dopo…