MATT GILROY
Età: 33
Posizione: D
Altezza: 185 cm
Peso: 90kg
Tiro: right
Nazionalità:
Provenienza: Jokerit (KHL)
Palmarès: –
Contratto: 1 anno
Stoffa da leader per la neopromossa
Quello del Rapperswil, “killer” del Kloten nello spareggio per la promozione in LN, rischia di essere un colpo di quelli buoni. I sangallesi vanno ad affidare il reparto arretrato a un giocatore di grande esperienza e leadership, oltre che dotato di un pattinaggio agile e di un senso offensivo del tutto naturale.
Recentemente schierato ai Giochi Olimpici coreani con la Nazionale degli USA, Matt Gilroy è un giocatore dal fisico possente, di cui però non sempre riesce a fare buon uso nei contesti che lo richiedono e a volte si prende troppi rischi in zona offensiva, ma per gli standard del Rapperswil è sicuramente un giocatore che potrà ritagliarsi uno spazio importante in LN.
Difensore per caso
Matt Gilroy si ritaglia subito uno spazio importante nelle giovanili, nelle quali parte come attaccante, ma al momento di iscriversi alla Boston University, lo staff tecnico comunica lui e a suo padre Frank (Hall of Famer del basket universitario) che è troppo gracile con i suoi 160 centimetri, ma se voleva giocare a tutti i costi c’era posto solo per un ottavo difensore.
Il giovane Gilroy non fa una piega, inizia così come riserva cambiando pure ruolo, ma lascia dopo quattro stagioni la Boston University da capitano, fregiandosi pure del titolo “All-American Athlete” e di un Hobey Baker Award, riservato all’MVP dei college. Niente male per chi quasi non trovava nemmeno spazio in squadra.
Come il suo fisico cresciuto tutto in un botto, anche le opportunità per Gilroy arrivano tutte in un fiato. Mai draftato, il difensore strappa un contratto con i New York Rangers valido per le stagioni 2009/10 e 2010/11 del valore di 3,5 milioni di dollari.
Con la franchigia di Manhattan Gilroy trova spazio, punti importanti e pure la convocazione per i mondiali con la maglia degli USA. Dopo una parentesi a Tampa, viene girato a Ottawa in cambio di Brian Lee, prima di ritornare ai Rangers dopo il lockout per una stagione magra di soddisfazioni come sarà la seguente, l’ultima in NHL, ai Florida Panthers.
Russia dorata
Come molti altri nordamericani, anche Gilroy tenta la carta della KHL, firmando un contratto con l’Atlant Mytishchi, trovando l’hockey europeo adatto alle sue caratteristiche offensive e di abile pattinatore.
L’Atlant però dichiara fallimento e non parteciperà più alla KHL, così Gilroy si accorda con lo Spartak Mosca, e in due stagioni nella capitale russa mette assieme 53 punti. L’ultimo anno in KHL il 33enne lo passa allo Jokerit di Helsinki, dove è il migliore difensore della squadra con 38 punti, di cui 11 in 9 partite di playoff, stagione caratterizzata dall’intermezzo olimpico, per il quale Gilroy veste di nuovo la maglia degli USA nel team di capitani.
Il resto della sua intensa storia Matt Gilroy, l’ex gracile attaccante convertito, potrà scriverla in Svizzera, un’altra delle grandi sfide a cui è abituato a partecipare.
Il 97 per sempre
A Rapperswil Gilroy vorrà indossare la maglia numero 97, quella che porta fin da quando era ragazzino. Molti giocatori legano la scelta del proprio numero all’anno di nascita, chi ai portafortuna, altri ai ricordi. Gilroy fa parte di quest’ultima categoria, per un ricordo che viene da lontano, più precisamente dalla Bellemore (Long Island) degli anni ’90.
Come tanti ragazzini americani, anche il giovane Matt Gilroy e i suoi sette fratelli amano giocare a hockey in strada in estate. Matt e suo fratello Timmy, di un anno più giovane, utilizzano le maglie cucite dalla madre PeggyAnn, ma siccome entrambi litigano per avere il numero 99 del loro idolo Wayne Gretzky, la madre li fa accordare per giocare con altri numeri.
Matt con il 98, Timmy con il 97, gli stessi numeri che i due useranno nella squadra giovanile di cui fanno parte.
In una torrida sera d’estate, nell’agosto del 1993, il piccolo Timmy è fuori a giocare con altri ragazzini nella strada davanti casa, nascosto agli occhi dei genitori e dei fratelli maggiori. All’improvviso Timmy cade dalla sua bicicletta e batte violentemente la testa sull’asfalto.
È un attimo, le urla degli amici, la corsa di PeggyAnn in strada, quella dell’ambulanza verso l’ospedale. Timmy arriva in pronto soccorso in condizioni disperate, viene operato durante la notte ed entra in coma per diversi giorni, prima che il suo cuore cessi di battere a soli 8 anni.
Matt per giorni si rifugia nella cameretta, stringendo la maglia di Timmy con il numero 97 cucito dalla madre. Piangendo per la perdita del fratellino giura a se stesso che quello sarà per sempre il numero che porterà sulle spalle, per giocare assieme a Timmy anche ora che non c’è più, per averlo compagno sul ghiaccio anche quando sarà un giocatore professionista.
Oggi Timmy potrà venire assieme a Matt in Svizzera, dopo che suo fratello è riuscito a mantenere la sua promessa, quella di portare il numero 97 sotto le luci della NHL, cucito sulla maglia dei Rangers, dei Senators, dei Lightning e dei Panthers. Ma prima di partire per il canton San Gallo, il piccolo Timmy è stato anche ai Giochi Olimpici, col suo numero 97 piazzato vicino allo stemma degli USA, lì vicino al cuore di Matt.