LUGANO – Il 2017 – un anno che resta positivo per i bianconeri – si è chiuso in modo amaro, con la terza sconfitta consecutiva. E dire che il Lugano aveva pure iniziato bene la gara, tanto che il Bienne ha toccato per la prima volta un disco in zona offensiva dopo quasi sei minuti.
Non molto più tardi però gli ospiti hanno trovato la rete del vantaggio, gol che ha fatto molto male a una squadra bianconera che ha accusato un forte calo e lasciato il pallino del gioco ai seeländer. Eloquente il bilancio dei tiri in porta dopo il primo tempo, con il Lugano che ha concesso 16 conclusioni verso Merzlikins, ma soprattutto trovandone da parte propria solamente 6, esattamente come la sera prima nella disfatta di Kloten.
“È un po’ quello che ci succede spesso in queste ultime due settimane”, ci spiega Gregory Hofmann. “Appena subiamo un gol sembriamo abbattuti e invece di tornare ad attaccare restiamo passivi… Ancora una volta non meritavamo di vincere e quello che facciamo non è abbastanza”.
Gregory Hofmann, è un Lugano soffre gli episodi? Sia in negativo, visto che quando subite un gol accusate un calo, ma anche in positivo, come quando avete trovato il 4-2 e tutto d’un tratto siete cresciuti… È un problema legato alla fiducia?
“Non lo so, è difficile da spiegare. In ogni caso è troppo tardi svegliarsi quando la partita è già sul 4-1… È semplicemente troppo tardi, dobbiamo reagire subito dopo il primo gol, cercare di lavorare ancora più duro e difendere meglio, come facevamo in questo inizio di stagione, per poi poter attaccare come dei pazzi e cercare di portare più dischi possibili sulla porta avversaria. Non è accettabile rilassarsi in fase difensiva, aspettare e lasciar giocare l’avversario. Questo sicuramente ha a che fare con la fiducia, ma solo fino ad un certo punto. Ora le scuse devono finire. Sicuramente la pausa arriva al momento giusto, per poter ricaricare le batterie, per lavorare e per poter preparare al meglio il finale di questa stagione”.
L’hai già detto tu, la pausa arriva al momento giusto. Su cosa dovrete lavorare in particolare?
“Su tutto. Per prima cosa sicuramente sul nostro gioco difensivo. Siamo molto passivi nella nostra zona, concediamo dei cambi molto lunghi nel nostro terzo difensivo, dove l’avversario ha il controllo del disco. Abbiamo un sistema molto chiaro, dove non dobbiamo giocare uomo-uomo, ma mettere subito pressione ed evitare quei cambi lunghi che ci costano molta energia. Dopodiché dobbiamo cercare di trovare un buon primo passaggio dalla zona difensiva per poter superare con velocità la zona neutra, mentre davanti dobbiamo tirare molto di più. Io per primo nelle ultime due partite non ho tirato abbastanza, come pure altri giocatori, e non si può pretendere di vincere se non tiri abbastanza”.
Tre sconfitte di fila, solo due vittorie nelle ultime otto partite e una classifica che soprattutto dal secondo al settimo posto è diventata cortissima. Si può parlare di crisi?
“Non mi piace la parola crisi, perché sono tre anni che sono a Lugano e ogni stagione si parla di crisi. La situazione adesso è questa, ora tocca a noi giocare meglio. Siamo ancora secondi, questo vuol dire che di cose buone ne abbiamo fatte. Dobbiamo solo tornare a curare quei piccoli dettagli che sono fondamentali. Abbiamo una squadra per fare molto bene, ma ci vuole molta più concentrazione e disciplina, molta più fiducia nei propri mezzi e nei compagni e soprattutto ci vuole piacere nel giocare, perché quando abbiamo piacere e ognuno ci crede, siamo un’ottima squadra”.
Ora ti attende la Nazionale, con cui parteciperai alla Coppa Spengler…
“Sono sicuramente contento di andare, anche se ovviamente avrei voluto propormi meglio queste ultime due partite per arrivare davvero col coltello tra i denti. Sarò però in ogni caso pronto, mi sento bene e in forma, le gambe girano bene. Per me è una grande opportunità poter partecipare, cercherò di dare il mio contributo per poter vincere il torneo, ma sicuramente è anche una possibilità per mostrarsi in vista delle Olimpiadi ora che le cose si stanno facendo sempre più interessanti”.