LUGANO – L’attaccante Gregory Hofmann è uno dei nuovi volti del Lugano targato 2015/16, con il giovane che è arrivato alla Resega dopo aver compiuto un percorso sicuramente già importante nei primi anni della sua carriera.
Dopo il debutto in NLA con l’Ambrì Piotta ed essere stato draftato dai Carolina Hurricanes nel 2011 (quarto turno, 103esima scelta), Hofmann vanta già un bottino di 102 punti in 263 partite di NLA e, soprattutto, un titolo di campione svizzero vinto qualche mese or sono.
A Lugano ha firmato per quattro stagioni, con la speranza di ripetersi.
Gregory Hofmann, come puoi descrivere il tuo primo approccio con il gruppo a Lugano?
“È andato molto bene, la squadra mi ha accolto alla grande e sono tutti molto bravi. Mi sono ambientato perfettamente fino adesso e provo veramente piacere ad essere qua”.
Da quando c’è Fischer il Lugano è stato impostato per giocare in maniera offensiva e spettacolare, e gli ultimi tasselli svizzeri come te e Brunner hanno potenziato il livello degli attaccanti rossocrociati. Senti delle pressioni per le attese su di te?
“È chiaro, la pressione c’è in qualsiasi squadra. Se ci sono giocatori offensivi la gente si aspetta sempre molto da loro e quindi occorre dimostrarlo sul ghiaccio. Ora non mi metto troppa pressione, siamo all’inizio della preparazione e anche se le cose che contano arriveranno in fretta noi ci faremo trovare pronti”.
Arrivi da campione svizzero dopo un titolo vinto quasi inaspettatamente con il Davos. Qual è stato il segreto per questo nuovo successo di Del Curto?
“Il successo avviene sempre con le stesse cose. Abbiamo lavorato bene durante tutta la stagione, eravamo pronti al momento giusto e nei playoff ogni cosa ha funzionato veramente alla perfezione, con Genoni che ha tenuto fino alla fine. Siamo riusciti a fare qualcosa di incredibile, ma ora ho voltato pagina e penso solo al Lugano”.
Dopo quattro anni trascorsi nei Grigioni e dopo la partenza da Ambrì, in cosa è cambiato Hofmann, sia come giocatore che come uomo?
“Ho lavorato su tutti i punti: mentalmente, fisicamente e sul mio stile di gioco. Sono più maturo grazie alla maggior esperienza e oggi ho fiducia nei miei mezzi, so dove posso migliorare e dove posso arrivare. Cerco di lavorare normalmente con i compagni, provando ad essere un giocatore che porta energia positiva e voglia di vincere”.
Nel 2011 sei stato draftato dai Carolina Hurricanes e hai partecipato anche a un loro camp. La NHL oggi è ancora nei tuoi pensieri?
“Sì, la NHL è sempre nei miei pensieri, come lo deve essere per qualsiasi giocatore. Ho appena visto la finale di Stanley Cup… È lì che si gioca l’hockey migliore, il più spettacolare e quindi è lì che si vuole arrivare, ma rimango molto umile, so che c’è da lavorare e non è facile raggiungerla. Ora ho firmato per quattro anni a Lugano perché voglio migliorarmi e sviluppare il mio gioco, poi vedremo cosa succederà”.
Qual è il tuo rapporto con la Nazionale? Hai disputato ottime stagioni a Davos ma né Simpson né Hanlon ti hanno convocato per i Mondiali. Lavorerai ancora per raggiungere quell’obiettivo?
“Chiaro, la Nazionale è un passo molto importante per un giocatore e nonostante le mie buone stagioni non sono stato convocato. Questo significa che i selezionatori hanno fatto altre scelte e occorre accettarle, ma io lavorerò come ho lavorato in precedenza per farmi trovare pronto l’anno prossimo. Vedremo cosa succederà… Quest’anno i Mondiali per la Svizzera non sono andati benissimo e magari Hanlon farà dei cambiamenti in futuro”.
Te ne sei andato da Davos ma tornerai per giocare la Coppa Spengler. Come sarà tornarci con un’altra maglia da “ospite”?
“Sarà molto bello, sono contentissimo di potervi partecipare di nuovo. In questi tre anni in cui ho giocato con la maglia del Davos ho sempre trovato quell’ambiente incredibile e non vedo l’ora di entrare in pista da avversario. Sarà anche l’occasione per fare qualcosa di bello con il Lugano e di vedere a che punto saremo”.