L’arrivo di Tim Heed all’Ambrì Piotta è finalmente diventato realtà, dopo che per diverse settimane il suo nome è stato al centro delle discussioni di mercato. L’ex difensore bianconero ha firmato con il club leventinese un contratto di due anni, ed andrà a completare un reparto arretrato in cui sarà la pedina di maggior spicco.
“Sono felice che le cose si siano finalmente risolte!”, ci ha spiegato al telefono lo svedese. “Durante le trattative ho avuto delle ottime discussioni con Paolo Duca, ed ho chiesto anche l’opinione di Dario Bürgler… Dopo aver parlato con entrambi le sensazioni erano molto positive. Il mio desiderio è sempre stato quello di tornare in Svizzera dopo essere partito da Lugano, dunque ho colto l’opportunità”.
Tim Heed, tornerai in Ticino ma in un contesto diverso rispetto a Lugano. In Leventina si gioca un altro hockey e con più modeste ambizioni…
“È vero, ma proprio per questo dell’Ambrì Piotta avevo un buon ricordo. Nei derby erano una squadra dura da affrontare ed è stato eccitante sapere che mi volevano con loro. Ovviamente ogni coach ha una filosofia diversa sul gioco che vuole vedere in pista, ma credo che ci sarà da divertirsi nel far parte del club biancoblù. La mia speranza è quella di aiutare la squadra ad avere successo”.
Le voci del tuo arrivo ad Ambrì risalgono già a qualche mese fa, quando hai saputo per certo che la trattativa si sarebbe conclusa?
“È stato un processo davvero lungo, perché avevo un contratto valido in Russia per un’ulteriore stagione e prima di prendere una decisione ho dovuto attendere che venisse risolto il rapporto con lo Spartak. Come detto ho sempre desiderato tornare, ed una volta che tutto è andato a posto a livello contrattuale la decisione di raggiungere l’Ambrì Piotta è stata piuttosto semplice e veloce”.
Hai deciso di lasciare la Russia dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Come hai vissuto con la tua famiglia quei momenti?
“Con tutto quello che sta succedendo, quando hai una famiglia e dei bambini devi guardare alle cose nel suo complesso, e tutti assieme abbiamo preso la decisione di volere qualcosa di diverso. Devo essere sincero, a Mosca ho vissuto un bellissimo periodo, ma quando le cose sono cambiate il nostro approccio si è adattato di conseguenza. Volevamo trasferirci altrove e la priorità era trovare una via per tornare in Svizzera. Siamo grati che infine questo sia successo”.
L’Ambrì l’hai affrontato da avversario, e nel tempo che è passato non è cambiato molto. Coach e filosofia sono sempre gli stessi…
“Sapevo che erano una squadra dura da affrontare, i biancoblù hanno questa reputazione, e quando ho vissuto i derby ne ho avuto la conferma. Hanno un’altissima competitività e rendono la vita difficile ad ogni avversario, il gruppo leventinese è uno di quelli di cui vuoi far parte. Con il mio gioco spero di poter aggiungere un ingrediente importante, così da riuscire a raggiungere i nostri obiettivi”.
In quel tuo campionato a Lugano avevi avuto tanti alti e bassi, cosa ti aveva lasciato quell’esperienza?
“Quando sono arrivato a Lugano c’è stato un periodo di adattamento, avevo passato le precedenti stagioni negli Stati Uniti e tornare a giocare nelle piste grandi non è stato semplice all’inizio. In Svizzera si gioca un hockey di alto livello, la maggior parte dei giocatori sono ottimi pattinatori e le squadre sono ben organizzate, dunque mi ci è voluto un po’ di tempo per capire come funzionassero le cose ed essere efficace. Una volta superata quella fase credo di aver fornito delle buone prestazioni, ed indubbiamente – forte di quell’esperienza – ad Ambrì l’intento sarà quello di aver sin dall’inizio quel livello”.
Gli stranieri ad Ambrì hanno fatto fatica lo scorso anno. Quest’anno il club li ha cambiati tutti, ci si attenderà tanto da te…
“Sugli stranieri c’è sempre pressione, dunque non è nulla di nuovo. Sono abituato a giocare in un contesto del genere, ed infatti sono il primo a mettere una certa pressione su me stesso… Ho sempre delle alte aspettative, voglio essere un giocatore su cui la squadra può fare affidamento per far andare le partite nella giusta direzione, dunque accolgo di buon grado la sfida che anche dall’esterno si abbiano certe attese nei miei confronti”.
Al tuo arrivo a Lugano avevi detto di avere le ambizioni di vincere il titolo e di tornare in NHL, dopo un paio di anni hai una prospettiva diversa?
“Sì e no… Si gioca sempre per vincere! I miei obiettivi non sono cambiati molto, anche se chiaramente non vedo nel mio futuro la prospettiva di tornare oltre oceano. Anche in biancoblù arrivo per avere successo, questo è sicuro”.
Il tuo desiderio era di tornare in Svizzera, questo perché al momento la SHL non è particolarmente attrattiva per te?
“No, la SHL è un’ottima lega e la Svezia per me è sempre casa. Ma come famiglia ci siamo innamorati della Svizzera e dunque quando si è presentata la possibilità di tornare abbiamo semplicemente pensato “perché no?”. Tornare in patria negli scorsi mesi è stata un’opzione che mi si è presentata, ma poter stare alcuni altri anni in un paese come il vostro ci è sembrata la scelta migliore”.
Con due anni di contratto potrai inoltre avere un po’ di stabilità…
“Esatto, abbiamo viaggiato in diverse nazioni negli ultimi anni, ed ora è bello sapere che per almeno un paio di anni saremo nello stesso posto… Questo è importante specialmente quando si hanno dei bambini, perché la vita per loro è un po’ più semplice con questa certezza”.
La stagione si avvicina, quali sono i tuoi piani per le prossime settimane?
“Arriveremo in Svizzera tra una decina di giorni. Prima di raggiungere Ambrì non mi resta insomma che continuare ad allenarmi bene come fatto sinora, per essere pronto ad andare sul ghiaccio con la squadra. Durante l’estate mi affido sempre ad un personal trainer, che è stato al mio fianco sin da quando ho iniziato a giocare all’estero, e le cose sono sempre andate per il meglio”.