Social Media HSHS

Interviste

Haas: “Perdere la finale è stata durissima, ma è incredibile la forza che ci ha dato Törmänen”

Il centro della Nazionale si è raccontato: “Per me è molto importante essere a Riga, girare pagina e avere un nuovo obiettivo. So che abbiamo disputato una stagione incredibile, ma non basta, dovevamo vincere”

RIGA – È stato uno dei primattori della scorsa stagione, purtroppo per lui senza la consacrazione finale. Essere chiamato in Nazionale per Gaëtan Haas è una sorta di medicina nel tentativo di alleviare la delusione per la finalissima persa in Gara 7 con il suo Bienne.

“Per me è molto importante essere a Riga, girare pagina e immediatamente avere un nuovo obiettivo. I giorni dopo la sconfitta sono stati durissimi. Era impossibile distogliere l’attenzione da cosa fosse appena successo, idem accettare il verdetto, non c’erano distrazioni. Adesso sono qui, il Mondiale è iniziato bene, penso alla Svizzera e ho di nuovo il piacere di scendere sul ghiaccio. È la migliore terapia”.

Una brutta botta perdere sul filo di lana, ma avete comunque scritto la storia raggiungendo la prima finale dei playoff nella storia del club. Per una decina di giorni la città è impazzita. Pensi che tra qualche mese potrà perlomeno prevalere un po’ la gioia per quanto raggiunto?
“Sono una persona realista. So che abbiamo disputato una stagione incredibile, per una realtà come Bienne è stato qualcosa di eccezionale, ma questo concetto consolatorio e il cercare di vedere il positivo non entrerà mai nella mia testa. Avevamo la chance di conquistare il titolo alla settima partita, dovevamo vincere. Non sai mai se questa occasione si ripresenterà e con questo gruppo era il momento di trionfare. Ho telefonato parecchie volte al nostro direttore sportivo Steinegger, anche lui ha lo stesso sentimento inerente al nostro campionato. Non potremo mai essere felici, fare finta di nulla e dire che è andato bene”.

E poi la storia di Antti Törmänen e della sua malattia, te la senti di raccontarci come hai vissuto il momento quando il vostro coach vi ha svelato la brutta notizia?
“Com’è andato il tutto mostra quanto lui sia una bella persona. Ci avevano informato che alle ore 18:00, prima di una partita, ci sarebbe stato un meeting. Mi puzzava, non accade mai d’indire una simile seduta, non è costume. Ho avuto un presentimento, mi sono detto “fuck, forse Antti ha nuovamente un problema”. Sono entrato nello spogliatoio, erano tutti presenti, c’era pure Steinegger. Arriva Antti, cerca di scherzare, ma si vede che non è onesto. Poi inizia a parlare… Ho vissuto tante cose nella mia carriera (Haas è commosso, la sua emozione nel parlare di questo argomento è palpabile ndr), ma questa è stata veramente dura dura. L’intero spogliatoio era “arrabbiato”, lui non si merita questo destino. È stato un momento veramente emozionante. Ho cercato di prendere la parola, ma non ci sono riuscito. È incredibile, il giorno dopo al mattino Antti si è presentato all’allenamento come se nulla fosse. Inoltre ci ha sempre tenuto al corrente di cosa accadeva, di quando aveva le sessioni di chemioterapia, l’operazione o altre cure. È stato un libro aperto, senza veli, questo suo modo di agire ci ha dato tanta forza. In quegli istanti hai in sostanza due opzioni. O ti lasci andare e la stagione è finita, oppure ti raggruppi ulteriormente e fai il cammino che abbiamo percorso. Dopo la fine del campionato l’ho sentito un paio di volte: guarda le partite del Mondiale e se ho bisogno di parlare o di qualche input il suo telefono per me è sempre libero. È la sua indole, sempre disponibile e pronto ad aiutarti”.

Ritorniamo un po’ alla leggerezza, hai giocato due anni in NHL ad Edmonton. Hai qualche rimpianto, pensi che potresti ancora essere oltreoceano?
“In merito alla seconda domanda, ti dico sì. Ho dimostrato di avere il livello. Per il ruolo ricevuto ho svolto un buon lavoro. Rimpianti? Forse solamente di non avere preso qualche rischio in più, avrei potuto mostrare loro che nelle mie corde ci sono anche gli atout offensivi. Ma complessivamente non c’è nessun rammarico. Ho potuto giocare due stagioni praticamente intere con gli Oilers, ho trascorso solo una settimana nel farm team in AHL. È stata una splendida esperienza, sono fiero di quello che ho fatto, ma a 30 anni non mi vedevo a cambiare nuovamente club, ricominciare da zero. Ecco perché ho deciso di tornare a Bienne, a casa mia, nel mio club. Cosa vuoi di più?”.

Era chiaro per te che saresti tornato alla Tissot Arena? In fin dei conti avevi lasciato il tuo Bienne per firmare con gli acerrimi rivali del Berna nel 2017 e i tifosi dei seeländer non avevano preso bene il trasferimento…
“Ti spiego perché decisi di lasciare il Bienne. Ero arrivato a un bivio della mia carriera: puntare più in alto e progredire oppure restare nella zona comfort. Era dai tempi dei novizi che avevo come allenatore Kevin Schläpfer a Bienne, a un certo momento lui non mi diceva più nulla, dovevo cambiare e il Berna mi sembrava la migliore opzione. Le reazioni dei fans? Normali, si deve accettarle. Ma quando attacchi i miei genitori diventa un problema. Ospitano dei giovani juniori della società in casa loro, aiutano il club, non si meritavano questi insulti. I tifosi potevano attaccare me, ma non i miei. Ora tutto è rientrato nei binari, c’era forse ancora un po’ di strascico l’anno scorso, ma tutto è ormai dimenticato e i fans adesso mi supportano di nuovo. In cuor mio era chiaro che dopo l’avventura in NHL sarei tornato a casa. Avevo bisogno di ritrovare la famiglia e gli amici, soprattutto dopo gli anni della pandemia”.

Per te ci sono grossi cambiamenti in vista. Un uccellino, alias il tuo amico Bouby Lauper, ci ha detto che presto ti sposi…
“(Haas ride ndr). Non sarà un grande cambiamento, io e la mia compagna stiamo insieme da tanti anni. Mi attende una bella estate, mi sposerò in giugno, sono contento di poter festeggiare con i miei cari. Bouby sarà nei top in fatto di ambiente, vedremo che salterà fuori. Magari questa estate grazie al matrimonio penserò un po’ meno all’hockey e un po’ più alla vita normale”.

Non sarebbe male un addio al celibato a Tampere con una medaglia al collo, magari anche d’oro…
“Fatta (Gaëtan ride di gusto ndr)! Penso che abbiamo la mentalità giusta, crediamo nell’obiettivo. Possiamo farcela. Ma io sono sempre prudente, certo l’obiettivo c’è, ma per arrivarci tutto deve andare liscio, devi vincere con avversari pure affamati di vittoria. La chiave è il quarto di finale, se lo superi le medaglie sono lì da prendere”.

Click to comment

Altri articoli in Interviste