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Interviste

Haas: “Oggi vivo le sconfitte con una filosofia diversa, ma perdere proprio non mi piace”

Il veterano parla delle difficoltà del suo Bienne: “Spesso non riusciamo a segnare per primi, e poi subentra la frustrazione. Personalmente le cose stanno andando bene, ma non è bello essere nel basso della classifica”

ZUGO – È una serata decisamente difficile quella vissuta a Zugo da Gaëtan Haas e il suo Bienne. Una sconfitta, un secco 4-0, che lascia decisamente un gusto amaro all’esperto attaccante.

“Questo match è stato un po’ come parecchi altri. Non abbiamo iniziato male, nei primi due periodi abbiamo avuto occasioni per segnare, ma non siamo riusciti a concretizzare. In seguito incassiamo la prima rete, poi nel terzo periodo arriva il secondo gol e tutto diventa difficile e perdiamo il filo del discorso. Tutti vogliono provare qualcosa, tutti cercano di fare il tocco in più e alla fine arrivano altre reti avversarie come logica conseguenza”.

Tu in qualità di capitano dopo una partita del genere alzi la voce? Abbiamo sentito molte urla dal vostro spogliatoio a fine gara…
“Sai, non serve a niente gridare dopo ogni partita. A un certo momento ognuno deve guardarsi in faccia e domandarsi cosa non fa bene e cosa può fare meglio. Se io mi metto a urlare al termine di ogni match, a un certo punto la gente non ha più bisogno di ascoltarmi. Stavolta è stato il coach a urlare, ha messo l’accento su certe cose e sui gol incassati nel terzo tempo, davvero inutili. Eravamo solo 1-0 in ritardo, attaccati all’avversario e le chance c’erano. Come detto, la storia si ripete. Non riusciamo a segnare per primi, dobbiamo rincorrere e a un certo momento subentra la frustrazione e cominciamo a fare delle cose che non vanno bene e la situazione precipita”.

Siete all’undicesimo posto, la classifica non è proprio edificante. È davvero questo il vostro livello o avete i mezzi per fare meglio?
“Puoi sempre guardarla nei due modi e avere ragione o torto in entrambi i casi. Abbiamo iniziato molto male il campionato, poi c’è stata una bella serie di 8 vittorie in 10 partite, sappiamo di avere le capacità per fare di più. Dopo questi 10 incontri però sono state di più le sconfitte rispetto alle vittorie, così perdi la fiducia, ogni volta che incassi il primo gol rivedi la storia delle ultime sfide. Spingi, cerchi di pareggiare, non ti riesce e nel finale prendi ancora altre reti”.

Sapendo cosa hai vissuto l’anno scorso a livello di salute, è cambiato un po’ il tuo spirito? Non dico che non ti arrabbi più quando perdi, ma magari è cambiata la prospettiva per te e la sconfitta fa un po’ meno male?
“C’è una parte di me in cui subentra questa filosofia. Subito dopo una sconfitta sono sempre molto arrabbiato, come prima, non sono uno che è qui per perdere e non mi piace questa sensazione. Dopo ecco, una volta smaltito il primo impatto, mi dico che sto giocando a hockey, ma che potrei essere a casa con la carriera già conclusa. Quindi questo mi rende felice, mi calma, mi dà un aiuto in questo senso. Ma ribadisco, non mi piace perdere”.

A livello personale penso tu possa essere soddisfatto del tuo ritorno. È sufficiente pensare alla recente convocazione con la Nazionale. Quattro o cinque mesi fa sarebbe stato difficile credere a questo…
“Sì, decisamente. Questi sono anche dei punti su cui lavoro molto con il mio mental coach. Lui mi dice sempre di guardare i lati positivi presenti in questa stagione a livello personale. Questo mi aiuta a rimanere fiducioso, positivo e guardare al futuro con ottimismo. Statisticamente sto andando bene, ma è uno sport di squadra. Pure se tu non stai andando troppo male, quando sei nel basso della classifica non è facile e non è una cosa che hai voglia di vivere”.

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