BERNA – Per la prima volta in stagione l’Ambrì Piotta è uscito dal ghiaccio a mani vuote. La trasferta di Berna è stata indigesta, come conferma il capitano Daniele Grassi.
“Penso che sia mancata un po’ di lucidità sulle occasioni avute. E poi non siamo stati capaci a cambiare il momentum dopo la prima rete avversaria. Il Berna è stato per così dire un po’ più disperato di noi e questo ha fatto la differenza nei minuti che hanno deciso la partita”.
Certo che l’hockey è strano. Sinora avevate respinto 11 powerplay avversari senza incassare reti. A Berna invece dopo 5 secondi è arrivato il primo gol replicato poi nemmeno 2 minuti più tardi…
“Credo che le statistiche si debbano guardare sul lungo termine e non dopo 5-6 partite. Certo, faceva effetto prima di Berna sentire di non aver mai concesso delle segnature, ma giocare in boxplay non è mai evidente. Fino a venerdì aveva funzionato bene, alla Postfinance Arena purtroppo invece non siamo stati in grado di contenere il powerplay avversario. Dovremo prenderne spunto e lavorare al fine migliorare. Quando si riesce a uccidere una penalità inoltre ci si carica di ulteriore energia e ciò aiuta nel proseguo della partita”.
Ci sono tanti cambiamenti a livello di formazione, alcuni anche a causa delle defezioni. È più difficile per voi giocatori trovare la chimica?
“Penso che si possa guardare il tutto dalle due parti. Sapevamo già ad agosto di essere in tanti e che ci sarebbero stati diversi cambiamenti. Quando le cose vanno bene pensi che ci sia una buona chimica e quindi non vorresti mai cambiare, quando le cose vanno male a volte un cambiamento da qualche input maggiore e qualche giocatore riesce a emergere più con alcuni compagni che con altri. Penso che dobbiamo prendere il tutto dalla parte positiva, inoltre avere più opzioni a disposizione rende più difficile la lettura all’avversario. In ogni caso giochiamo sempre con lo stesso sistema e quindi a noi giocatori non fa molta differenza al fianco di chi si venga schierato”.
Hai festeggiato la tua 600esima partita di NL. Avresti pensato al tuo debutto da giovanissimo di arrivare a tale cifra?
“No, non lo avrei mai pensato e onestamente non ho mai fatto la conta delle mie partite. Ad Ambrì abbiamo Brenno Canevascini che ci tiene costantemente aggiornati sulle statistiche. Me lo ha comunicato il giorno prima che avrei tagliato questo traguardo, è un numero che fa un certo effetto, è abbastanza alto. Mi sento bene, mi diverto molto a giocare e spero che ci saranno ancora tante partite davanti a me”.
Si è parlato parecchio prima del campionato del ruolo di capitano. Ti ha pesato non sapere se la “C” sarebbe rimasta sulla tua maglia?
“Essere capitano è un grande onore e responsabilità. In estate avevamo discusso tutti insieme. Si voleva avere più leader in squadra, più persone che si prendono responsabilità. D’altronde nelle squadre che hanno successo non c’è un leader unico, ma tanti leader che aiutano il gruppo in tanti modi. Ho quindi preso bene la cosa, non l’ho vista come una sfida nei miei confronti. Per far funzionare bene un team il capitano non è l’unica cosa importante, l’importante è che ci sia un gruppo di giocatori che si prenda la responsabilità e mostri la via alla squadra sia nei momenti buoni che in quelli difficili. Negli ultimi anni stiamo costruendo bene questo gruppo e lo stiamo allargando, credo dunque che questa cosa abbia fatto bene a tutti”.