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Interviste

Gianinazzi: “È normale pagare dazio quando non si sfruttano le chance, sono arrabbiato”

Il coach dopo la sconfitta di Berna: “Giovedì avremmo potuto fare qualcosa in più, mentre stavolta la rabbia è per non aver raccolto quanto seminato. Perlomeno la prestazione c’è stata e si è vista una reazione”

(Photobrusca & Luckyvideo)

BERNA – Il Lugano è uscito sconfitto da Berna, una partita che sarebbe potuta assolutamente girare a favore dei bianconeri, come conferma il coach Luca Gianinazzi.

“Sono veramente molto arrabbiato, ho il sentimento che avremmo potuto ottenere qualcosa in più. Veniamo a Berna, in una pista come noto difficile, a tratti riusciamo a mettere l’avversario sotto grande pressione, abbiamo 3-4 situazioni di 2-contro-1 nette, un breakaway soli davanti al portiere e non riusciamo a concretizzare. Poi è normale, nello sport quando non sfrutti le occasioni che ti dà il tuo rivale, alla fine paghi”.

Paradossalmente c’è più frustrazione per questa sconfitta che per quella patita contro il Langnau…
“È un feeling diverso. Giovedì siamo usciti dal ghiaccio con la rabbia e il rammarico che avremmo potuto fare qualcosa in più contro un avversario che ha giocato molto bene. Contro il Berna la rabbia è invece per non aver raccolto quanto seminato al termine di una buona prova, è difficile da digerire in fretta, ma perlomeno la prestazione c’è stata e si è vista una reazione. È un buon segnale”.

Quei due gol incassati in nemmeno un minuto a cavallo del 28esimo, come li hai vissuti?
“Ovviamente male, quando concedi gol stupidi paghi dazio. Non sai mai quale sarà il cambio decisivo, il momento decisivo, il gol decisivo. Quindi devi rispettare ogni cambio, dal primo all’ultimo. Sia a Berna che contro il Langnau abbiamo concesso delle reti un po’ stupide, un po’ facili, non dovrebbe succedere, ma fa parte chiaramente dell’hockey, capita a tutte le squadre. Quando accadono cose del genere per due volte di fila non ti aiuta a vincere le partite”.

Chi fotografa al meglio lo spreco di occasioni davanti è Ruotsalainen: si danna l’anima, ma da uno come lui è lecito attendersi che almeno una delle 3-4 opportunità avute la sfrutti. Come spieghi il suo blocco? Sfortuna? Mentale?
“Se avessi la risposta probabilmente sarei già stato in grado di aiutarlo e avrebbe già segnato a valanga. È difficile da spiegare, sicuramente le qualità le ha, non sono io a scoprirlo e non sono io a metterle in dubbio. Il lavoro a tutta pista lo fa ogni sera, si crea delle occasioni, si tratta di insistere, cercare delle soluzioni su alcune cose che può fare meglio offensivamente all’interno del suo gioco. Ma ribadisco, il punto principale è quello di insistere”.

Se avessi a disposizione Marco Müller, proveresti magari a schierare Ruotsalainen all’ala per sgravarlo di alcuni compiti?
“Ha già giocato all’ala qualche partita, se avessi Marco a disposizione farei delle cose diverse, ma purtroppo non è il caso. Avere fuori per lungo tempo due centri come lui e Canonica è un fattore che ti limita in alcune scelte e ci sono meno opzioni e quindi bisogna gestire il tutto diversamente”.

Un’altra assenza è stata quella di Alatalo, come sta?
“È stato male tutta la notte, ecco perché non ho potuto schierarlo”.

Siete entrati sul ghiaccio già alle ore 19:30, 10 minuti prima del solito per presenziare al ritiro della maglia di Beat “Bidu” Gerber. Sicuramente non è l’ideale per i giocatori, avevate pensato a come affrontare ciò?
“Sono eventi rari, è giustissimo celebrare una figura come Gerber, autore di una carriera simile. Sono cose belle e vanno vissute in modo tale. Chiaramente non è l’ideale dopo il riscaldamento, ne abbiamo parlato nello spogliatoio, ad esempio di cambiare immediatamente la testa al termine della cerimonia. Quando ci sono questi eventi è giusto affrontarli e parlarne tutti assieme. Ovviamente il problema sussisteva per entrambe le squadre e quindi la celebrazione non ha avuto nessun influsso”.

Una domanda fuori dal contesto strettamente hockeistico: il viaggio verso Berna è stato condizionato dalla situazione al tunnel del Gottardo, chiuso in mattinata e riaperto solo dopo mezzogiorno. Come ci si comporta in questi casi d’incertezza, cosa cambia e come siete organizzati?
“Il nostro teammanager Mirko Bertoli si occupa di organizzare le trasferte, lui viene da me, ne parliamo insieme, mi dice le sue proposte. Lo fa da tanti anni e quindi ha un sacco di esperienza per gestire gli orari in maniera molto buona. Solitamente facciamo allenamento alla mattina, poi mangiamo alla pista e in seguito si parte. Venerdì è stata una situazione un po’ diversa, dovevamo partire alle 13:15 ma non sapendo se il tunnel sarebbe stato riaperto oppure no, abbiamo dovuto aspettare sino all’ultimo. Abbiamo così deciso di partire alle 12:30, con in previsione di fare il San Bernardino. Appena ci siamo seduti sul bus è arrivata la chiamata che il tunnel era nuovamente transitabile, quindi eravamo largamente in anticipo e ci siamo dunque fermati all’area di stazione di Neuenkirch, dove abitualmente facciamo sosta, un po’ più a lungo. Chiaramente la giornata è diventata più lunga del solito, ma questo non ha influenzato la prestazione. Quando vieni da Lugano e devi viaggiare in tutta la Svizzera è diverso, è così, ci sono vantaggi e svantaggi, uno di questi ultimi sono sicuramente i viaggi”.

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