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Interviste

Gianinazzi: “Questo è il Lugano che volevamo, ora la sfida sarà esprimerci al massimo”

Il coach bianconero sarà alla prima stagione intera in NL: “Con Domenichelli abbiamo discusso di ogni movimento della rosa, è stata una collaborazione. Ma non mi soffermo sui nomi, a contare saranno solo le prestazioni”

LUGANO – È pronta ad entrare nel vivo la preparazione del Lugano, e tra chi non vede l’ora di vivere le settimane che porteranno al debutto in campionato c’è sicuramente coach Luca Gianinazzi.

Per l’allenatore bianconero sarà infatti la prima stagione completa alla guida di una squadra di National League, e già durante il primo allenamento con la squadra la voglia di tutti di iniziare a lavorare assieme era evidente.

“Il lavoro sul ghiaccio iniziava a mancarmi, nel tornare in pista con la squadra mi sono sentito come al primo giorno di scuola”, ha debuttato con il sorriso Gianinazzi. “Sono contento di avere il tempo a disposizione con la squadra per conoscere tutti i nuovi arrivati, ma la cosa importante sarà usare bene le settimane a disposizione”.

Luca Gianinazzi, la squadra è cambiata praticamente per un terzo, sei soddisfatto delle pedine che ti ha portato il mercato? 
“Sicuramente, è stata una collaborazione tra me e Hnat. Abbiamo discusso di ogni movimento che c’è stato all’intero della squadra, sono dunque soddisfatto di tutti i giocatori che sono arrivati. Ora sta a noi come staff riuscire a metterli nelle condizioni migliori per esprimersi”.

È un Lugano che per caratteristiche è più vicino alla tua idea di hockey?
“Visto che c’è stata collaborazione nella fase di mercato, ovviamente siamo andati a cercare degli elementi che si integrano con quello che vogliamo vedere sul ghiaccio. Sento questa squadra mia al 100%, ma il concetto è di gruppo e la squadra sono tutti coloro che ci lavorano. Ora cercheremo la chimica giusta, la chiave è che ognuno possa esprimersi al massimo. Alla fine poco importa quale nome metti sotto contratto, a determinare i risultati sono le prestazioni di questi giocatori, ed è il nostro lavoro fare in modo che si esprimano in un determinato modo”.

Iniziate con Thürkauf capitano, stavolta non c’è stato bisogno di osservare il preseason per assegnare il ruolo…
“Il capitano è stato scelto già ora perché non avevamo dubbi su quella posizione. Sicuramente rappresenta i valori che abbiamo all’intero dello spogliatoio, ma anche quelli su cui ci basiamo come club. Siamo dunque contenti che abbia accettato con grande entusiasmo questo ruolo”.

Quale sarà il focus delle prossime settimane di lavoro?
“Nella prima fase devi conoscere i giocatori, siamo in tanti ed ognuno deve ritagliarsi il suo ruolo ed il suo spazio. È un momento dell’anno in cui queste cose sono in gioco, poi ovviamente la stagione sarà lunga e le cose potranno cambiare. In generale lavoreremo ogni giorno su un topic di gioco, sceglieremo dunque un argomento preciso su cui lavorare per metterlo come fondamenta del nostro sistema. A tutto questo si aggiunge un lavoro fisico intenso, e le due cose andranno avanti a braccetto”.

Su quali concetti si baserà questo “nuovo” Lugano?
“I giocatori che sono arrivati sono tendenzialmente giovani, tutti hanno la caratteristica di essere dei buoni pattinatori. Questo ci aiuterà a giocare velocemente – il che è una nostra ambizione – ma oltre ad essere rapidi in transizione vogliamo anche essere una squadra abile nel controllare il disco. In generale l’intento è quello di gestire il ritmo del gioco”.

Cosa ti porti dalla scorsa stagione? Eri stato buttato nell’acqua fredda ad ottobre, avevate avuto alti e bassi ma eravate riusciti a giocare una bella serie contro il forte Ginevra….
“Ho imparato talmente tanto che è difficile riassumere il tutto in una sola risposta, ed anche ora continuerò ad imparare visto che arriva una fase che non ho mai vissuto in National League. Posso però portare un approccio un po’ diverso, visto che non ho un’esperienza pregressa posso fare di testa mia e portare le mie idee… Magari non tutte sono convenzionali, e su alcune sicuramente picchierò la testa, ma è giusto che sia così”.

LaLeggia si è convinto a trasferirsi a Lugano dopo aver discusso con te. Quanto curi in generale la comunicazione con i giocatori?
“È importantissimo. Anzi, in realtà durante l’estate nella mia testa non ho a che fare con dei giocatori, ma con delle persone. Questo è il mio primo approccio. Nel caso di Joey abbiamo avuto delle videochiamate, oggi tutto è molto più facile grazie alle tecnologie, e fa piacere sapere che si sia convinto a raggiungerci dopo aver parlato con me. Poi ovviamente finché non si lavora assieme è difficile conoscersi davvero, dunque questo periodo di avvicinamento alla stagione è fondamentale. A volte ci dimentichiamo che dietro ai giocatori ci sono degli uomini, tutti hanno delle fasi della vita più difficili di altre, ed il nostro ruolo è anche quello di aiutarli in questo senso”.

Abbiamo visto Alessandro Chiesa sul ghiaccio con il resto dello staff…
“È un progetto che portiamo avanti all’interno dello staff tecnico. Io stesso sono un prodotto del lavoro fatto dal settore giovanile, dunque l’idea è che i coach U15, U17 e U20 abbiano le porte della prima squadra sempre aperte, possono venire da noi e vedere come lavoriamo. È una sorta di apprendistato, dunque a rotazione vedrete Alessandro Chiesa, Jason Fritsche e Paolo Morini sul ghiaccio con noi”.

Al tuo staff si è inoltre aggiunto Kalle Kaskinen, che ha preso il posto di Alatalo. Come è nato il suo ingaggio?
“È nato principalmente dal fatto che Matti Alatalo è voluto andare in pensione. È stato complicato reagire, era la persona giusta e sarei andato avanti con lui molto volentieri. Ovviamente ad una certa età una persona è normale voglia dedicarsi ad altro. Il processo di ricercare del sostituto poi è stato intenzionalmente lungo, ho parlato con tanti allenatori diversi – ad occhio direi una cinquantina – e da lì abbiamo accorciato la nostra lista. Infine abbiamo trovato Kaskinen, una persona adatta al ruolo e con tanta esperienza. Saprà portare una visione esterna e diversa. Questo è importante, perché io e Cantoni siamo nati qui ed abbiamo una cultura molto simile, dunque avere qualcuno che dall’esterno ci apre gli occhi è positivo”.

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